25 maggio 2025

Due decenni di arte a Roma sono in mostra in via Margutta

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Le gallerie Antonacci Lapiccirella Fine Art (di Roma) e Matteo Lampertico (di Milano) collaborano per raccontare la scena artistica romana, dal 1950 al 1970. Tra i protagonisti Leoncillo, Afro, Schifano e Novelli

antonacci roma
Afro, Il pendolo, 1962

Una mostra speciale nel cuore di Roma, nata dalla collaborazione tra le gallerie Antonacci Lapiccirella Fine Art (di Roma) e Matteo Lampertico (di Milano). Si intitola 1950 – 1970. Due decenni di arte a Roma e propone un viaggio attraverso la scena artistica italiana del dopoguerra, fino al 13 giugno. Un’occasione preziosa per riscoprire, attraverso una selezione di opere significative, il ruolo di Roma come centro propulsore dell’arte tra gli anni ’50 e ’70. I protagonisti in via Margutta 54 sono nomi come Carla Accardi, Afro, Gastone Novelli, Bice Lazzari, Leoncillo Leonardi, Jannis Kounellis, Mario Schifano e Salvatore Scarpitta. I grandi nomi del panorama della Roma del dopoguerra.

Al centro dei riflettori, e in apertura di mostra, incontriamo subito un lavoro monumentale di Leoncillo che già lascia intuire la portata dell’esposizione. Si chiama Centralinista, anno 1949: è una delle più importanti sculture in ceramica di questo periodo, per ‘artista, che qui dimostra la perfetta trasposizione in scultura dei dettami del Cubismo, che in quegli anni, nel primo dopoguerra, dominava la scena artistica internazionale. Si passa poi alla stagione dell’Informale, il viaggio è offerto da alcune opere di Scialoja, Afro e Mimmo Rotella. Occhi puntati su due opere di Afro: Il pendolo, 1962 e Sottobosco 2, 1965.

Leoncillo, Centralinista, 1949

Ma il momento più innovativo dell’arte del dopoguerra a Roma è senza dubbio l’inizio degli anni Sessanta, con i due protagonisti assoluti della scena: Mario Schifano e Jannis Kounellis. E li ritroviamo ovviamente in mostra: del primo il percorso espositivo offre un lavoro del 1963, En plein air, in cui l’artista si avvale di immagini derivate dalla grafica pubblicitaria ma le ripropone con uno stile ancora squisitamente pittorico; di Kounellis è esposto invece uno dei celebri Alfabeti, ovvero una delle composizioni con numeri e simboli matematici di colore scuro stampigliati su un foglio bianco. Il filo rosso è la fascinazione +, l’intrigo e l’ambiguità del linguaggio.

Stesso tema e resa differente per Gastone Novelli. Nei suoi dipinti, come in Campo dei giochi del 1965 (un’opera selezionata per la prossima retrospettiva di Cà Pesaro a Venezia), «le parole fluttuano in uno spazio senza confini o prospettiva, spiegano gli esperti, «finalmente liberate dalla schiavitù di un linguaggio razionale e, proprio grazie a questo, acquisiscono una inedita risonanza poetica».

Gastone Novelli, Il campo dei giochi, 1965

Altri pezzi su cui soffermarsi sono stati realizzati da due artiste che finalmente vengono riscoperte non solo a livello di critica, ma anche di mercato: Bice Lazzari e Carla Accardi. Di quest’ultima, in particolare, si può ammirare in mostra uno dei celebri sicofoil, un’opera in cui viene utilizzato un nuovo materiale inventato dall’industria chimica italiana negli anni sessanta e di cui l’artista fa uso per oltre un decennio. L’appuntamento con due decenni d’arte romana è in via Margutta, fino al 13 giugno.

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