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Due maestri della “poesia tipografica” in mostra al museo Kunst Merano Arte
Mostre
di Luigi Abbate
È impossibile spiegare il lavoro di un compositore a chi non conosce quel lavoro. Può esser breve la distanza fra l’arte del comporre con caratteri tipografici e quella con note musicali, specie se il compositore-musicista – Bussotti, Pennisi, Cage – considera il segno scritto da tradurre in Phoné come momento (quasi) autosufficiente rispetto al risultato sonoro. È così che, dopo avergli confidato il mio Einfühlung, la sincera empatia nei confronti del suo lavoro, Siegfried Höllrigl mi dice quelle parole, mentre passano le immagini di un video che racconta quel lavoro fatto di quieta, quotidiana operosità.
Ottantenne giovanile, Höllrigl è gentile, perché regala la sua presenza all’inaugurazione della mostra Typoèsien che Kunst Meran – Merano Arte dedica a lui e ad Heinz Waibl, che la sua presenza non può regalare perché, nato nel 1931, scompare nel 2020. Typoésie è un portmanteau che mette insieme “tipografia” e “poesia”, bellezza del segno grafico composto coniugato a originalità, precisione, efficacia. Testimonianza adamantina del motto mcluhaniano The medium is the message. O, per dirla con una delle opere esposte, Process is the project.
Vale per Siegfried Höllrigl come per Heinz Waibl, pioniere, quest’ultimo della grafica nel senso più alto, laddove astrazione e pura visione si completano e interagiscono con la finalità funzionale. E, come se non bastasse, convivenza fra astrazione e oggettualità sono specchio di una simile convivenza fra storia e attualità. Nato a Merano, ancora studente lascia il Politecnico di Milano per affiancarsi a Max Huber, collaborando con figure di spicco del design come i fratelli Castiglioni (di Achille una testimonianza in catalogo). Nel ’57 si mette in proprio, e il nome di Waibl si trova sui logotipi di imprese del calibro di Pirelli, Ricordi, Olivetti, Venini. Dieci anni dopo vola a Chicago. È suo il marchio di American Airlines che domina una parete della mostra. In quegli anni insegna anche in Sudafrica, lo farà anche all’Umanitaria di Milano. Molte da raccontare le grafiche di note aziende, da Max Meyer a IBM, da Atkinson a Edison e Cinzano, imprenditorialità italiana privata o pubblica, come ICE o Rai. Molte, ma da apprezzare in uno spazio, quello del Kunst Meran che, dominato da una verticalità che altrove darebbe sensazioni claustrofobiche, qui esalta lo scorrere di opere godute nel saliscendi e nell’ottimizzazione luministica.
Suggestioni sinestetiche, sonore di immaginarie architetture musicali, olfattive nel “sentire” l’oggetto quotidiano con la fragranza del pane appena sfornato. Verticalità nel metaforico puntare alla vetta, in questo caso il terzo piano, dove in un ricostruito laboratorio si mostrano le differenti tecniche di stampa a mano. L’Einfühlung che si prova nell’incontro con Höllrigl si percepisce anche nello spirito di partecipazione e complicità che ha animato l’équipe dei curatori, Andrea Muheim, Kuno Prey, Ursula Schnitzer, Lioba Wackernell, con un pool di collaboratori per attività come quelle didattiche a cura di Anna Gabrielli e Hannes Egger. Raffinato il catalogo su carta Fedrigoni, nella bella rilegatura in brossura con dorso a vista, doppia copertina con le iniziali dei due a capovolgersi sui frontespizi, con punto di congiunzione al centro del volume, quasi una strozzatura di clessidra: da conservare, ma anche da leggere per gli spunti, a partire dal contributo di Kuno Prey (Herzlichen Dank, Heinz), breve racconto di rapporti umani e professionali, abitato da nomi grossi (Sottsass, Nava, Sambonet) ma pervaso di giovialità e capacità di ottimizzare il lavoro: « Heinz era una persona tranquilla, pacata, un gigante nell’offrire la sua infinita generosità ».
Si guardi la foto del “grande” Waibl con il “piccolo” Huber: «A vederli insieme sembravano due comici», scrive Kuno. Da Huber Waibl – di cui qui si riporta anche un curriculum autografo – apprende la concretezza del segno e del suo rapporto con lo spazio d’intervento, ma lo “varia” con tocchi d’amabile fantasia che traspare in ogni lavoro, sia autonomo che funzionale al goal produttivo. Una prerogativa estetica e professionale insieme che ha «consentito a Waibl di porre la propria qualità di disegno al servizio di élite imprenditoriali, company internazionali e soggetti popolari e massmarket», scrive Mario Piazza, citando fra quei soggetti ad esempio le aziende Flos e Gavina, eccellenze del Made in Italy fin da inizio anni ’60. Impegni internazionali, con ricchezza di collaborazioni, fino allo Studio Signo, con Cittato e Micheletto.
Di Höllrigl, invece, piace segnalare la grande sensibilità per l’impegno (parola antica!), di cui si ha testimonianza proprio all’ingresso della mostra nella serie Spiegelungen, manifesti di denuncia, ma anche nei preziosi 101 Gedichte su testi, fra gli altri, di Elfriede Jelinek ed Enzensberger, i deliziosi calendari, i 99 Sätze per la figlia Barbara in viaggio. Preziosità realizzate nella sua “Offizin S.”, proprio quella del video proiettato in mostra, sede degli incontri meranesi fra i due, in un sodalizio testimoniato dai Passerblätter, stampe realizzate con caratteri mobili in legno e piombo. Waibl e Höllrigl, maestri legati alla cultura altoatesina, ma, entrambi, di respiro internazionale. Typoèsien, fino al 4 giugno 2023, retrospettiva postuma per il primo, la più ampia mostra per il secondo. Non solo per addetti ai lavori o cultori della materia.