27 marzo 2020

Effetto farfalla: cause ed effetti del climate change al Ghetto di Cagliari

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Al Centro Comunale d’arte Il Ghetto di Cagliari, Effetto farfalla è la mostra che racconta l’emergenza climatica, attraverso le opere di 30 artisti

Alessandro Lobino

Il surriscaldamento globale in tutte le sue declinazioni è raccontato al Centro Comunale d’arte Il Ghetto di Cagliari, per “Effetto farfalla”, mostra a cura di Roberta Vanali che, per questa occasione, ha coinvolto 30 artisti, provenienti da tutta Italia. Ognuno dei quali offre spunti per un discorso che stiamo appena iniziando a capire. Ogni opera ha bisogno di essere assorbita e digerita, la lezione va spiegata quotidianamente a ognuno di noi. Una mostra che, per citare Fabrizio De André, ci ricorda che «per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti».

Troviamo, così, i termometri ambientali di Stefano Serusi e la carta termica di Quida, mentre gli effetti del surriscaldamento sulla fauna ritornano nel progetto di arte partecipata di Michela Cinus, incentrato sulle tartarughe marine, nelle opere di Alice Padovani, Sabrina Oppo, Bardino, Pautasso ed Ermenegildo Atzori.

Poerio

Lo scioglimento dei ghiacciai è il tema portante delle opere di Crisa, Marci, Cozzolino e Davide Volponi, Monica Lugas affronta la piaga del disboscamento, mentre l’indifferenza della società occidentale di fronte alle catastrofi naturali è il tema a cui si ispirano Ruben Mureddu e Mantegazza. Le trasfigurazioni dell’uomo compaiono nei lavori di Paola Corrias e Bosis, l’inquinamento nelle opere di Silvia Mei, Alessandro Lobino e Castelnuovo. Poerio e Boscani propongono riflessioni sulla gestione politica, che si legano alle responsabilità del singolo nelle opere di Josephine Sassu, Enrico Robusti e Roberto Falchi.

Stefano Serusi

Il divario generazionale nella percezione con cui l’emergenza climatica è avvertita è evidente nei lavori di Chiara Segnene e Elisa Desortes, fino alla riscoperta e rielaborazione dei miti classici per Massimiliano Usai, Andrea Forges Davanzati, Pierluigi Dessì e Bachis che raccontano il tema della mostra simbolicamente.

Alberto Marci

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