31 marzo 2024

Enrico Castellani, la forma inedita: una mostra al Museo di Mendrisio

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60 opere di Enrico Castellani al Museo d’arte di Mendrisio, tra dipinti, superfici e installazioni, per un’antologica che ripercorre 40 anni di ricerca sulla forma e sullo spazio

Enrico Castellani, Superficie rossa, 2006

Aveva sempre voluto fare il pittore, Castellani, ma prima si diplomò in geometria e, in seguito, divenne architetto. E la forma mentis frutto di questi studi la si ritrova nei suoi lavori che, se escludiamo il tentativo giovanile (c’è un opera del 1947, figurativa, un olio su tela che rappresenta un ponte sul fiume Po), hanno tutti all’origine un preciso progetto, dare all’opera una forma inedita partendo dalla tela e tenendo conto delle spinte al cambiamento che arrivavano dalla società. Castellani ne scrisse anche nella rivista Azimut/h, che aveva fondato con Piero Manzoni, dove sottolineava il «Valore semantico del linguaggio artistico» e «Una più coerente adesione alla realtà culturale del nostro tempo».

Siamo verso la fine degli anni Cinquanta, anche in altri ambiti creativi si sente la stessa esigenza di ripartire da zero. Pensiamo a John Cage che diceva «I materiali della musica sono il suono e il silenzio. Integrarli significa comporre», e la gabbia da cui uscire è il pentagramma. Per Castellani è la tela monocroma che rappresenta il momento zero della pittura. Occorre avere il coraggio di violarla per dare alla pittura la possibilità di differenziarsi dalle altre arti.

Enrico Castellani, Superficie Nera, 1959

Per questo motivo, l’opera artistica per Castellani non è un oggetto qualsiasi che si guarda di sfuggita, come le numerose immagini che nella nostra vita quotidiana ci passano davanti agli occhi. Ha un suo statuto speciale nel modo in cui si presenta su un supporto che è la tela, l’elemento che ne è l’anima, la base di partenza, ma, come si diceva, anche la gabbia da cui cercare di uscire.

Enrico Castellani, Superficie Alluminio, 1984

Uno spazio nuovo e assoluto, che attraverso giochi di rilievi e rientranze, mai casuali, crea l’effetto che dietro la tela vi sia qualcosa che spinge, solleva, assorbe, in una dialettica di spazi introflessi ed estroflessi, dove far cadere la luce e le ombre. Chi guarda le opere di Castellani lo deve fare da diverse prospettive, solo così potrà apprezzare le sue invenzioni tridimensionali e impersonali che si ripetono all’infinito, il movimento, lo spazio delle strutture. Molto interessanti sono anche le opere angolari, sempre monocromatiche, e quelle realizzate su supporti come l’alluminio.

Una delle critiche che più spesso si sente fare a Castellani è la sua monotonia, la ripetitività delle sue opere. È vero, molte sue opere realizzate a distanza di anni, si assomigliano. Alcuni critici questa sua caratteristica l’hanno definita «Ripetizione differente», ma il suo rendere percettibile la tela in modo impersonale significava per lui la ricerca di una idea pura, attraverso l’esplorazione ripetuta di un concetto da cui scaturiscono ogni volta risultati diversi, in cui ognuno può cogliere, come suggerì Gillo Dorfles, zone di attrazione o «Centri gravitazionali».

Enrico Castellani, Sala Allestita con Serie Blu

Enrico Castellani, era un uomo chiuso, poco incline ad apparire; dal 1973 e fino alla morte nel 2017, andò a vivere a Celleno, un piccolo paese della Tuscia. Questo non favorì la conoscenza della sua attività a livello internazionale, anche se molte sue opere sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo, raggiungendo alte quotazioni di mercato. Forse, suggerisce la curatrice, sarebbe ora di tradurre gli scritti di Castellani, numerosi e molto importanti, per proporli agli studiosi di tutto il mondo.

Enrico Castellani, Sala allestita

La mostra di Mendrisio, inaugurata il 24 marzo, curata da Barbara Paltenghi Malacrida, Francesca Bernasconi, Federico Sardella, è organizzata in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani, propone 60 opere tra dipinti, superfici a rilievo, opere su carta, installazioni, suddivise secondo una precisa cronologia che illustrano la parabola creativa dell’artista, e resterà aperta fino al 7 luglio.  Completa la mostra un catalogo bilingue che contiene cinque saggi incentrati su particolari aspetti dell’opera di Castellani e sulla sua vita.

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