27 febbraio 2020

Filigrana: tre artisti per raccontare le memorie di Palazzo Vizzani a Bologna

di

Stefano Arienti, Pierpaolo Campanini e Maurizio Mercuri sulle tracce delle memorie di Palazzo Vizzani, per raccontare nuove storie in Filigrana

Spazio espositivo Alchemilla, Foto di Francesco Polacchini

Palazzo Vizzani, a Bologna, ospita ancora per pochi giorni la mostra “Filigrana”, collettiva a cura di Fulvio Chimento che mette in dialogo le opere di Stefano Arienti, Pierpaolo Campanini e Maurizio Mercuri con gli ambienti ricchi di fascino del settecentesco palazzo nobiliare, sede di Alchemilla, spazio dedicato alla ricerca e alla sperimentazione in ambito artistico. La filigrana è scelta come metafora e simbolo di tutto quello che nell’arte può essere espresso o, magari, rimanere silente, come un’anima, una presenza muta ma continua che ci accompagna durante l’intero percorso di visita.

Tracce di Filgrana, tra le sale di Palazzo Vizzani

In “Filigrana”, tre linguaggi e tre tecniche a confronto: Arienti, Campanini e Mercuri indagano l’essenza di Palazzo Vizzani, mescolandosi con le tracce, messe opportunamente in evidenza, di quanto quelle sale hanno già vissuto. Arienti, maestro indiscusso, domina lo spazio con le sue ultime creazioni in cui carta da manifesto e tessuto di ciniglia sono il supporto che accoglie immagini di una natura contaminata dall’azione antropica. Distesi su divani o appesi a parete, questi drappi diventano preziosi tessuti che aprono finestre sullo spazio, realizzando uno scambio dialogico tra il dentro e il fuori dell’ambiente.

Stefano Arienti, Rete arancio, 2019, stampa digitale su microciniglia, cm 135 x 182; courtesy l’artista

Anche Mercuri ha scelto di portare lavori in mostra per la maggior parte inediti. L’artista marchigiano cristallizza le sue intuizioni in sculture e installazioni che si inseriscono nello spazio in punta di piedi, quasi silenziose e pronte a rivelarsi solo a uno sguardo più attento. Mercuri ha da sempre fatto del marginale e del quotidiano il centro della sua ricerca, attento all’insignificante che prende forma nelle sue creazioni e si connota in dettagli che restano indelebili una volta scoperti. In mostra, ne sono esempio interventi come Studio per Loplop presenta la primavera (2019) in cui una lampadina a incandescenza si insinua indisturbata sotto un calorifero o il Senza Titolo (Naso) del 1994 che pende indisturbato al centro della sala, quasi invisibile a un primo sguardo.

Maurizio Mercuri, Ho perso tempo, 2019, legno, rame elettroeroso e patinato, cm 26 x 20 x 18; courtesy l’artista

Infine Campanini, che afferma la sua pittura in dialogo con le decorazioni degli ambienti di Palazzo Vizzani: l’artista accentua la caratteristica mimetica del suo lavoro nel confronto con gli affreschi, i tessuti e le carte da parati presenti come segno di una ricerca del confronto con il tempo che passa che connota lo spazio rendendolo unico.

Pierpaolo Campanini, Senza titolo, 2001, olio su tela, cm 190 x 140; ph. Roberto Marossi; courtesy Kaufmann Repetto

“Filigrana” sarà visitabile negli spazi di Palazzo Vizzani, in via Santo Stefano 43, a Bologna, fino al 7 marzo 2020.

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