27 marzo 2021

‘Fragilità’, il progetto ‘phygital’ tra Milano e Kuala Lumpur. Intervista a più voci

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“Fragilità” è il primo progetto espositivo ideato e prodotto da Particle, in collaborazione con Fondazione ICA Milano, che arriva fino Kuala Lumpur. Un progetto in cui dimensione fisica e digitale si uniscono in una realtà “phygital”, a forte impatto emozionale e relazionale.

Francesco Simeti, Sea Holly, 2018. Medium wallpaper. Courtesy the artist, Title: Unrelenting, 2020. Medium video animation, edition of 5 5’. Courtesy the artist and Magazzino Italian Art, Cold Spring, NY

Attraverso la sperimentazione di modalità di interazione “phygital” – termine che nasce dall’unione di “phisycal” e “digital” – e il lavoro di otto artisti, quattro malesi e quattro italiani, il progetto “Fragilità” indaga «la fragilità come elemento di forza nelle relazioni sociali e nello sviluppo della persona», hanno spiegato i curatori.

Il progetto è a cura di Alberto Salvadori, Direttore di Fondazione ICA MilanoLuigi Fassi, Direttore del MAN di Nuoro, e Lim Wei Ling, Direttrice dell’eponima galleria in Kuala Lumpur ed è organizzata con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia in Kuala Lumpur – Malesia, con la partecipazione di Culturit e Venini «che, in occasione del centenario dalla sua fondazione, dimostra ancora una volta capacità di volgere il proprio sguardo al futuro sostenendo la creatività contemporanea», ha ricordato l’organizzazione.

Il percorso espositivo indaga il concetto di fragilità nella produzione artistica contemporanea, attraverso le opere di otto artisti, quattro italiani e quattro malesi: Anida Yoeu Ali, Riccardo Benassi, Anurendra Jegadeva, Masbedo, Maria D. Rapicavoli, Wong Chee Meng, Francesco Simeti, Rajinder Singh.“Fragilità”, hanno spiegato i curatori, «prevede un percorso fisico integrato da una piattaforma digitale dedicata, accessibile a partire dallo scorso 10 marzo all’indirizzo www.particle.art/fragilita, che il pubblico può visitare, scoprendo proposte di approfondimento, digressioni e momenti di riflessione condivisa».

L’inaugurazione del progetto espositivo a Kuala Lumpur era previsto per lo stesso giorno, ma è stato sospeso a causa dell’emergenza sanitaria e la sua fruizione sarà al momento consentita solo online, dove sarà possibile la fruizione di tutto il «dispositivo digitale, concepito in controcanto alla mostra in presenza».

Il progetto

«“Fragilità” si articola lungo tre diverse fasi: un’introduzione al progetto tramite i canali social, una mostra fisica – al momento sospesa a causa del dilagare della pandemia da Covid-19 – e una piattaforma permanente online.

Tutto inizia con un ciclo di proposte interattive sull’account Instagram @particle____, volto a introdurre il concetto stesso di fragilità, che accompagnerà il pubblico sino allo svelamento della piattaforma online.

Il percorso espositivo si compone di un’opera per ciascuno degli artisti coinvolti tra video, fotografia, pittura e arte digitale. Il visitatore può addentrarsi nella scoperta della mostra e degli artisti protagonisti, esplorando la piattaforma www.particle.art/fragilitaOnline le opere assumono vite molteplici, grazie a una comunicazione diversificata che include approfondimenti multimediali quali video, podcast e altri contenuti definiti insieme agli artisti stessi, stratificati e indicizzati attraverso un tema che rimanda a una specifica declinazione del concetto di fragilità».

Le parole di Luigi Fassi e Alberto Salvadori, curatori di “Fragilità”, e di Bruno Bolfo, fondatore di particle

Come è nato il progetto Fragilità? E come è iniziata la collaborazione tra ICA Milano e la galleria Lim Wei Ling di Kuala Lumpur?

Luigi Fassi e Alberto Salvadori: «Il progetto nasce più di un anno fa: ICA venne invitata dalla Galleria Massimo de Carlo di Milano a realizzare una mostra per la loro viewing room digitale. Realizzammo così “La simmetria della fragilità”, finalizzando un periodo di riflessione reciproca sul tema e il concetto di fragilità. In seguito Bruno Bolfo, fondatore di particle, ha invitato ICA a prendere parte all’avvio di questa nuova esperienza e ci è apparso naturale continuare a riflettere su un tema così attuale e universale. La collaborazione con Lim Wei Ling è parte del metodo di confronto che questa tipologia di progetto si porta dietro, ossia stabilire delle connessioni con persone e realtà dei contesti dove andiamo ad agire».

Anida Yoeu Ali, The Old Cinema, HD Video / Color / 3:08 min / 2014, A project of Studio Revolt, Concept and Performance by Anida Yoeu Ali, Filmed by Masahiro Sugano and Dylan Maddux, Edited by Masahiro Sugano
Quali aspetti del concetto di fragilità vengono indagati, in particolare, nel progetto?

Luigi Fassi e Alberto Salvadori: «Il progetto vuole esplorare mediante il lavoro di otto artisti la fragilità come elemento di forza nelle relazioni sociali e nello sviluppo della persona. Contrariamente all’immagine negativa che spesso di essa si trasmette nella comunicazione contemporanea, la fragilità ha la capacità di favorire la comprensione dell’altro, aprendo alla dimensione della cura, del rispetto e del senso di appartenenza a una comunità. Proprio questa diversa percezione del potenziale della fragilità è al centro dei lavori degli artisti coinvolti nel progetto».

Masbedo, Fragile, 2016. Medium single channel video HD 7‘ 46”. Courtesy MASBEDO & Galleria Sabauda
Nel progetto sono coinvolti quattro artisti italiani e quattro malesi. Avete notato qualche “macro-differenza” e delle similitudini di approccio che può essere utile per comprendere il progetto?

Luigi Fassi e Alberto Salvadori: «Gli artisti malesi coinvolti manifestano un’attenzione particolare al mondo della loro comunità di riferimento, operando mediante progetti artistici volti alla ricerca di relazioni, dialogo e confronto con problemi sociali, marginalità e tradizioni locali. È una dimensione più immediatamente politica rispetto a quella agli artisti italiani che abbiamo coinvolto, che privilegiano un uso maggiormente simbolico e filtrato del linguaggio dell’arte».

Rajinder Singh, Woundbloom, Performance Art ‘Variations’, HD Video / Color / 6:22 min / 2017, Concept by Rajinder Singh, In collaboration with Dublin based German dancer and choreographer Alina. Maria. O.
Mentre la mostra a Kuala Lumpur resta in attesa di poter aprire e avrà un inizio e una conclusione, il progetto digitale diventerà una piattaforma permanente. Che cosa può trovare il visitatore per ora?

Luigi Fassi e Alberto Salvadori: «Tutti i lavori degli artisti sono fruibili mediante la piattaforma creata da Particle, assieme a molti contenuti che consentono di moltiplicare l’esperienza degli spettatori sino a poter interagire con gli artisti entrando in relazione con loro». 

Bruno Bolfo: «La piattaforma digitale è stata concepita come uno spazio complementare a quello fisico, perché crediamo che l’arte debba essere fruita per come è stata concepita, e in questa mostra vi sono anche opere su tela e sculture motivo per cui la parte fisica resta fondamentale, ma detto ciò in www.particle.art/fragilita si può trovare un ambiente nel quale è possibile sia vedere le opere, che aver accesso a contenuti aggiuntivi e soprattutto esperienze. L’idea è quella di fornire strumenti di comprensione e avvicinamento all’opera, ma abbiamo pensato anche di creare un’esperienza che fosse attiva, che coinvolgesse direttamente il visitatore come se fosse uno dei protagonisti insieme agli artisti e tutti gli stakeholder che partecipano. 

“Fragilità” è come una piazza, dove accadono cose diverse, che puoi scegliere di frequentare come e quando preferisci: assistere a un talk, alzare la mano e fare qualche domanda agli artisti, partecipare a un workshop, incontrare persone simili a te o completamente diverse. Questo significa una continua creazione di contenuti, che rende l’esperienza “viva” e incentiva i visitatori a tornare anche se è già stata vista, perché vi è un’evoluzione. Per questo motivo non vi sarà una data di chiusura, bensì sarà sempre possibile accedervi, interagire e vedere quanto è stato creato fino a quel momento».

Riccardo Benassi, Morestalgia, 2019. Medium LED screen, digital content, steel structure and chain, audio diffusion system- Size 350 cm x 650 cm. Courtesy the artist. Credits Andrea Rossetti
Nel progetto vengono coinvolte varie comunità: quali e in che modo le avete coinvolte? Come si evolverà questo aspetto in futuro?

Bruno Bolfo: «particle ha voluto creare un’esperienza che non fosse solo di approfondimento tramite situazioni immersive, bensì che avesse la capacità di attrarre un pubblico molto vario, di parlare lingue diverse mostrando quanto l’arte possa unire le comunità.

Il tema della fragilità è conosciuto a tutti, soprattutto con l’inizio della pandemia, e lo abbiamo scelto per coinvolgere attivamente più comunità: quella scientifico-accademica con la partecipazione di docenti e soprattutto studenti; quella economica legata alle aziende che hanno partecipato come per esempio Venini; quella istituzionale-governativa con il grande impegno dell’Ambasciata di Italia a Kuala Lumpur; ovviamente quella artistica con tre curatori, Luigi Fassi, Alberto Salvadori e Lim Wei-Ling, quattro artisti italiani: Francesco Simeti, Maria D. Rapicavoli, Masbedo, Riccardo Benassi, quattro artisti malesi: Anida Yoeu Ali, Anurendra Jegadeva, Wong Chee Meng, Rajinder Singh. Ma anche gallerie come Magazzino Italian Art e altre personalità del settore che si confrontano su diversi temi nei nostri talk. 

Dietro la costruzione di “Fragilità” e in funzione di tutte queste comunità coinvolte, perché tutti si sentissero rappresentati, c’è stato uno studio approfondito e molto lavoro di analisi e progettazione. Abbiamo coinvolto uno psicologo e attivato moltissime tavole di riflessione, sviluppando un approccio multidisciplinare.

Le comunità sono state coinvolte direttamente nella creazione dei contenuti e delle diverse interazioni, creando un percorso molto fluido, ma soprattutto un’analisi e una visione della fragilità in senso lato, sotto diversi punti di vista. In fase di lavoro ci rendevamo conto che saltava ogni tipo di barriera, di età, interesse o genere, così come geografica. 

Particle ha creato la possibilità di sviluppare contatti, normalmente non così semplici e ovvi da sviluppare: chattare direttamente con un artista presente in mostra, o avere la possibilità di interagire con ospiti illustri che aprtecipano ai Fragility Talks.

Oltre a “Fragilità” stiamo già lavorando a un nuovo progetto sul tema della sostenibilità che sarà live dopo l’estate con nuove comunità e ancora tanta ricerca nella programmazione e definizione delle componenti digitali, infatti stiamo anche già parlando con diversi interlocutori per lo sviluppo di nuove esperienze».

Anurendra Jegadeva, Grey Dancer II (2020) / Acrylic on canvas / 146cm x 106.5cm (Top); 8cm x 106.5cm (Centre); 46cm x 106.5cm (Bottom); 100cm x 107cm (Triptych) / 2020
from the series Scream Inside Your Heart: New Paintings from Solitary Confinement

Particle

«particle è una nuova realtà internazionale, nata nel 2020 da un’intuizione del giovane imprenditore e collezionista Bruno Bolfo, con l’obiettivo di sviluppare sistemi fluidi di fruizione dell’opera d’arte – tra reale, digitale e “phygital” – in grado di creare un dialogo tra il mondo della cultura e quello del business, e capaci di rendere l’incontro con la cultura contemporanea più accessibile e inclusivo.

Generando occasioni di dialogo tra il mondo della cultura, delle istituzioni e quello del business, particle crea nuovi ecosistemi relazionali basati sulla definizione di un’esperienza inedita dell’arte, riunendo comunità diverse e distanti anche geograficamente.
Particle riconosce nella tecnologia digitale applicata alla cultura lo strumento essenziale per la costruzione di nuovi mondi dove facilitare il dialogo tra culture», ha spiegato Particle.

Maria D. Rapicavoli, Reminder, 2020. Medium 28 archival pigment prints. Size 43.2 x 27.9 cm each. Credits photos by Alexa Hoyer, IF I AM IN PIECES IS IT EASIER TO SEE?, 2020. Medium Handmade glazed white ceramic. Size approximately 91 cm x 91 cm each. Courtesy the artist

ICA Milano

Attiva dal 2019 «Fondazione ICA Milano è un istituto per tutte le arti, un organismo per la cultura contemporanea e un progetto ecologico per l’arte basato sul principio di sostenibilità e sulle relazioni tra le persone, il loro contesto e il mondo dell’arte.
ICA Milano è un’istituzione no profit nata dalla volontà, dal desiderio e dalla passione di cinque persone che hanno individuato nella città di Milano il luogo ideale per dar vita a un progetto aperto e dedicato alle arti contemporanee. La natura e la struttura giuridica della fondazione (al 100% privata) prevede una funzione totalmente pubblica dove la partecipazione e condivisione diventano voci determinanti per la riuscita del progetto.
Fin dalla sua ideazione, professionisti di vari settori hanno dato il loro contributo permettendo a ICA Milano di nascere e iniziare il suo percorso.
Le attività della Fondazione sono incentrate su un programma espositivo che spazia dal ‘900 fino all’attualità, e affrontano l’interdisciplinarità dei linguaggi contemporanei nei quali le categorie si affievoliscono e lasciano spazio a un’intertestualità di pensieri e azioni capaci di coinvolgere ogni tipologia di pubblico» si legge nel sito di ICA.

Wong Chee Meng, 13 Safe and Sound / Acrylic on canvas / 152.5cm x 107.5cm / 2020, 13 Safe and Sound / As seen through red lenses and blue lenses / 2020
from the series Good Days Will Come

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