02 marzo 2024

Giuseppe De Nittis: storia del pittore della vita moderna in mostra a Palazzo Reale di Milano

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La mostra riprende le principali tappe del pittore italiano, “parigino più dei parigini” che, rifacendosi alle fila del Verismo, ha saputo raffigurare l’avvento dell’età moderna

A Palazzo Reale, fino al 30 giugno, si potrà visitare la mostra Giuseppe De Nittis, pittore della vita moderna, a cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti. In esposizione oltre 90 dipinti tra oli e pastelli, provenienti da molti importanti musei e da collezioni private, in particolare dalla pinacoteca De Nittis di Barletta, sua città natale, e dalla GAM di Milano.

Una vita piuttosto breve, quella di Giuseppe De Nittis (morirà a soli 38 anni, nel 1884), ma vissuta intensamente e piena di grandi soddisfazioni tra Napoli, Londra e Parigi (dove è sepolto nel cimitero di Pére-Lachaise). Inizia fin da giovane ad appassionarsi alla pittura. A Portici è animatore della corrente artistica legata al verismo e aimacchiaioli – la Scuola di Resina (Ercolano) – detta anche “scuola di luce”, che voleva dare valore all’atmosfera luminosa di quelle zone, alle falde del Vesuvio. Sul suo diario, De Nittis scriverà: «Io l’atmosfera la conosco bene; e l’ho dipinta tante volte. Conosco tutti i segreti dell’aria e del cielo nella loro intima natura». Qui ritornerà nel 1872 dopo che, sposatosi con Leontine Gruvelle a Parigi, è costretto a lasciare la capitale francese a causa della guerra con la Prussia. E proprio in quell’anno il Vesuvio si risveglia e per l’artista è il momento di fermare sulle tele con colori terrosi le grandiose immagini di quel fenomeno naturale così affascinante.

La Place des Pyramides, Paris, 1875
Artwork Location: Musee d’Orsay, Parigi, Francia
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Nel 1874 ritorna a Parigi, dove conosce Degas e gli impressionisti, ed espone nella prima mostra di questo movimento che vuole fermare sulla tela l’impressione che suscitano certe scene della vita moderna nelle città e nei paesaggi all’aperto. Qualcuno giudica De Nittis troppo accademico per essere un vero impressionista e, in effetti, è arduo catalogare un pittore che è sempre stato contro la “gerarchia dei generi”. De Nittis continua a dipingere “en plein air” e ad avere grande successo. È rapidissimo nella realizzazione: si parla di migliaia di lavori catalogati. E per farlo in città, utilizza una carrozza: si ferma nei luoghi più frequentati, e da quella postazione privilegiata dipinge la gente, soprattutto i borghesi, che camminano per le vie nell’ora del passeggio, le dame che esibiscono le loro mise, cogliendo al volo, con spirito fotografico e taglio quasi pubblicitario, le scene più dinamiche. Bodini lo copierà riprendendo Venezia a bordo di una gondola. Ma De Nittis è anche un grande sperimentatore e la sua passione per il collezionismo d’arte giapponese gli offre l’opportunità di applicare le potenzialità espressive che scopre nella cultura orientale nei suoi lavori sia dal punto di vista iconografico che stilistico. Tra le opere che subiscono questa influenza, segnaliamo il Kimono color arancio.

I successi in questi anni si moltiplicano. Vende moltissimo e anche per questo motivo il suo lavoro viene interpretato come troppo facile e commerciale. Eppure non è così: un banchieremecenate gli offre la possibilità di andare a Londra e qui dipinge uno dei suoi capolavori assoluti,Westmister che esporrà in seguito all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878, ottenendo la Medaglia d’oro e la Legion d’Onore. Quest’opera rappresenta anche il trait d’union con la quasi contemporanea mostra allestita al Castello di Novara dal titolo Boldini e De Nittis et les italiensde Paris.

La mostra si divide in 11 sezioni, tra cui Il gran cielo e i vasti orizzonti; Il paesaggio e la luce d’Italia; Sulle falde del Vesuvio; Più parigino di tutti i parigini. De Nittis a Parigi; Il pittore dell’eleganza. Nei salotti dell’aristocrazia; Aria di Londra. La nebbia della capitale inglese; Il fascino del Giappone e altri. Tra le sue opere più iconiche, da segnalare anche il dipinto Place de Pyramides, che rappresenta il simbolo stesso della città moderna;Ritorno alle corse, un’altra opera che sa cogliere l’attimo come in una sequenza fotografica, mettendo in rilievo l’atteggiamento disinvolto della donna. E Piccadilly, con il via vai della strada trafficata, le carrozze, i cavalli, i bambini, appena dopo uno scroscio di pioggia. La moglie Leontine, chiamata affettuosamente Titine, intelligente e colta scrittrice, si batterà per far conoscere l’opera del marito, la cui fama, dopo la morte, sembrò appannarsi. La figura del pittore barlettiano fu però rivalutata grazie alla XI Biennale di Venezia nel 1914, che gli dedicò una grande retrospettiva e ad altre mostre monografiche importanti in tempi più recenti (Parigi, Padova) in grado di fare apprezzare il valore internazionale della sua opera.

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