-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fino al 28 maggio la Libreria Minerva di Padova, in collaborazione con la Galleria Marignana Arte, presenta le opere di Giulio Malinverni (1994, Vercelli).
L’esposizione, curata da Roberto Nardi, presenta una serie di opere inedite dell’artista Giulio Malinverni. Il titolo della mostra, “Gli occhiali appannati”, è metafora della doppia condizione umana in quest’epoca segnata dal Covid. Una, di carattere pratico ed esteriore, fa riferimento agli occhiali appannati a causa dell’utilizzo della mascherina, specialmente nel periodo invernale; l’altra, interiore, riguarda la situazione di incertezza e di paura, di perdita dei parametri abituali del vivere comune a causa delle restrizioni nelle dinamiche dei rapporti interpersonali.
L’opera di Malinverni, artista piemontese da anni a Venezia per gli studi all’Accademia di Belle Arti, prima con il diploma in restauro e poi i corsi di pittura all’Atelier F con Carlo Di Raco, si inserisce in questo contesto: di certo non nasce dalla pandemia, ma ha trovato in essa una spinta ad accrescere una duplice condizione, l’ossimoro del “paradiso infernale”. Malinverni si muove con un agire artistico che prende esempio dalla tradizione di grandi maestri o artisti poco noti del ‘400 e ‘500 – nei paesaggi, nelle architetture degli edifici mostrati, che slittano fino al ‘900 della Metafisica di De Chirico – ma introduce nella composizione dell’opera una componente, un “virus”, che rende incerta la sensazione ultima dell’immagine, ora apparentemente aulica ora drammatica, e crea un senso di spaesamento, di disequilibrio percettivo nello spettatore. I diversi toni di blu, i verdi tenui, che danno vita a un lavoro dove in scena c’è un’apparente serenità, turbata da striature di colore che paiono richiamare piogge bibliche, lasciano spazio in altre opere a rossi cupi o gialli accesi che formano idealmente paesaggi che ricordano scene immaginate sulle origini del mondo, eruzioni di vulcani, catartiche ribellioni della Madre Terra. Paradiso e Inferno sembrano coesistere nella stessa opera: allo spettatore, immerso nel clima di incertezza attuale, il compito di scegliere tra i due. L’artista non viene, però, in suo aiuto ma anzi inserisce degli elementi che disorientano ulteriormente: soggetti fuori contesto, simboli, arditi accostamenti, tra cui lo spettatore deve individuare e scegliere i propri punti di appoggio. Tutto ciò nel contesto della libreria antiquaria di Padova, che diventa parte integrante del progetto espositivo, in particolare con l’opera-installazione che Malinverni ha ideato per la sala-cripta della libreria, in chiave quasi dantesca.