10 aprile 2024

I desideri di luce di Diango Hernández in mostra a Milano

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Le opere di Diango Hernández - 10 Cantos de Sirenas, 5 All Hands, alcuni lavori pittorici sul rifrangimento, 3 sculture, alcune polaroid - insieme a un crocifisso del XVI secolo si articolano, all’interno della Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, in collaborazione con WIZARD GALLERY e fino al 25 maggio, come un’unica grande installazione il cui filo conduttore è la luce

Diango Hernández. Desideri di luce. Rifrazioni. Installation view at Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, Milano. Ph. Antonio Maniscalco

Fin dalla scelta del titolo, Desideri di luce. Rifrazioni, Diango Hernández ha, generosamente, condiviso la logica narrativa che pervade lo spazio della Galleria della Fondazione Culturale San Fedele: luce e desiderio convivono in una relazione tale che, se volessimo provare a immaginarla, potremmo figurarci come gli estremi, reciprocamente dipendenti, di un asse, tutto da percorrere per attraversare tout court la portata estetica della sua opera. È difficile, quando si guarda a quest’opera o se ne parla, prescindere da un fatto. 

Diango Hernández. Desideri di luce. Rifrazioni. Installation view at Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, Milano. Ph. Antonio Maniscalco

Siamo a L’Avana, dove Hernandez è nato, ha vissuto in giovane età e tutt’ora vive, dividendosi tra Cuba e la Germania. Qualcuno forse l’ha già visitato, qualcuno invece vorrebbe percorrerlo il magico e monumentale Malecón, il lungomare che si estende per ben 8 km che fu realizzato nel 1901, per volontà dell’amministrazione americana che voleva creare una barriera che proteggesse L’Avana dalle forti onde del mare durante le raffiche di vento. «Quando abitavo a L’Avana – aveva raccontato l’artista in un’ altra occasione – passavo giornate intere senza uscire di casa, disegnando, senza che nulla interferisse. Quando uscivo andavo sempre a guardare il mare, perché abitavo molto vicino al Malecón. Ci andavo soprattutto nei mesi invernali, durante i quali il mare di Havana impazzisce e si scontra con potenza contro il muro del Malecón, producendo uno spruzzo finissimo di acqua salata, che ricopre come un velo tutta la città. In più di un’occasione ho pensato che il mare di L’Avana e i suoi spruzzi d’inverno fossero come il vetro ondulato; un oggetto semitrasparente e opaco, attraverso il quale riesco a vedere quasi tutto: la città, la sua gente e anche l’orizzonte del mare, che non è altro che un portale per un altro mondo, un mondo tanto agognato da molti cubani».

Diango Hernández. Desideri di luce. Rifrazioni. Installation view at Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, Milano. Ph. Antonio Maniscalco

Con questa premessa, che fonda le ricerche di Hernández in materia di Olaismo, il linguaggio del mare, è umano riconoscere, nella mostra realizzata in collaborazione con WIZARD GALLERY, onde ovunque, a partire dal fondale di quattro grandi tele astratte nei toni del verde e dell’azzurro, che ricordano appunto la fluidità delle meravigliose profondità marine, di fronte al quale è posta una scultura che allude a un albero. Un corallo, per esempio? O, perché no, seguendo la simbolica biblica della Gerusalemme celeste, l’albero della vita? Nella grande sala d’ingresso, sono posti anche una serie di quadri, a olio, che ci portano ad andare a viso a viso per riconoscere la quiete interiore di quegli uomini e quei luoghi che scorgiamo lontani, sfuocati, come se fossero velati di quel velo, acqueo e salato precedentemente detto, da infrangere. Un simile incontro, che vive nella mostra nella forma di uno scambio di sguardi, gesti e parole, è il preludio per l’esperienza immersiva che si vive  – sullo stesso piano – all’interno di una sorta di cappella cromatica che è stata allestita con alcune tele della serie Cantos de Sirenas. È una dimensione pubblica, certo, ma anche praticabile all’interno della quale emerge la lotta al riconoscimento che sovente anima lo spettatore. 

Diango Hernández. Desideri di luce. Rifrazioni. Installation view at Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, Milano. Ph. Antonio Maniscalco

Al centro dell’ambiente è posta un’altra scultura, a forma di busto, che si richiama al Crocifisso risalente al XVI secolo posizionato al piano superiore. A colpire, relativamente ai due busti, è la mancanza di arti: una mancanza evidente, che Hernández colma, pittoricamente, anteponendo al crocifisso, una lunga serie di All Hands. Ognuna di queste mani, sono cinque in tutto, è ritratta nel mentre di una ricerca, quella della luce, che va a significare che l’esistenza umana va interpretata alla luce di una trascendenza, di un assoluto. Viene in tal senso spontaneo ripensare alla mano vigorosa e desta come immagine e simbolo profondo che attraversa sia l’Antico che il Nuovo Testamento, e che continua a risuonare nel cuore della pratica liturgica. Il simbolismo della mano può ispirare una risposta alle questioni contemporanee e guidare verso una più profonda comprensione della presenza e dell’azione che trascende l’umano, offrendo una lente attraverso cui vedere la ricchezza della tradizione liturgica e la sua risonanza nella vita quotidiana. 

Diango Hernández. Desideri di luce. Rifrazioni. Installation view at Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, Milano. Ph. Antonio Maniscalco

Sulla soglia che separa la galleria della Fondazione Culturale San Fedele e il suo museo è posta un’altra opera pittorica che ritrae una mariposa e la sua ombra. Questo nome, che ha origini spagnole ed è comunemente tradotto con “farfalla”, è composto dalle parole “mari”, che significa mare, e “posa, che si traduce come posare, dormire. L’interpretazione letterale del nome sarebbe quindi “Dormiente del mare”, e la sua rappresentazione rimanda alla bellezza interiore, alla trasformazione e alla rinascita: non sono forse questi i desideri più profondi inscritti nell’essere umano?

Diango Hernández. Desideri di luce. Rifrazioni. Installation view at Galleria della Fondazione Culturale San Fedele, Milano. Ph. Antonio Maniscalco

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