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Il fascino del quotidiano in mostra da Universo Factory, a Vittorio Veneto
Mostre
di redazione
Si intitola Com’è andata oggi? Bene la nuova esposizione curata da Simone Ceschin all’interno della cornice di Universo Factory, ex setificio di origine ottocentesca riconvertito in uno spazio indipendente dedicato all’arte contemporanea: un luogo, questo, che si propone fin dalla sua nascita come libero e slegato da ogni logica di mercato.
Il titolo scelto per quest’esposizione si radica in una quotidianità che è vicina a tutti noi: è una frase semplice, che ci rimanda al ritorno da scuola, ai pomeriggi con gli amici, all’immaginario domestico. Un dialogo breve in cui si concentra tutto il vissuto di una giornata, specialmente per quanto riguarda gli anni di formazione, quando ogni esperienza —anche quelle apparentemente banali— diventa densa e preziosa per lo sviluppo. Come scrive Ceschin: «Quel “non abbiamo fatto niente”, tipico delle risposte adolescenziali, si svela qui nella sua ambivalenza: un velo di apparente insignificanza che cela il fermento di un’età in cui ogni gesto è carico di scoperta, in cui l’ordinario è già straordinario».

Ed è proprio in questo immaginario che si muovono le opere dei tre giovani artisti Daniele Antoniazzi (Conegliano, 1999), Ilaria Costaglia (Camposampiero, 2001) e Carlotta Mazzariol (Montebelluna, 2001). Tutti studenti dell’Atelier 13 dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, i tre pittori sono stati selezionati come vincitori dell’Open Call 2025 organizzata da Universo Factory. Assieme, i loro lavori creano nuove letture del quotidiano e inaspettate connessioni tra i tre si instaurano e si solidificano.
Ad accomunarli non sono però solo il background educativo e il medium prescelto, ma anche, appunto, questa attenzione per i gesti semplici e indiscreti, per il loro costante tentativo di tradurre la fragilità della realtà in forma e colore. Quasi come scene di un romanzo di formazione che prendono concretezza sulle pareti dell’ex setificio, i loro dipinti rappresentano soggetti comuni, colti nell’intimità della loro esperienza umana. Sembra quasi di avere davanti agli occhi degli scatti rubati, ma resi sempre con la cura e la pacatezza insite al medium della pittura.

È proprio da autentici scatti fotografici che inizia la ricerca di Carlotta Mazzariol: materiale d’archivio —personale o meno— che si trasforma in macchie di colore delicato nella sua pittura. Così, nel suo lavoro, l’oggettività della fotografia viene reinterpretata e l’immagine si fa estremamente personale.
Per l’occasione, la Mazzariol ha anche realizzato un’opera interattiva: un puzzle composto da dodici cubi. Rigirandoli, il visitatore potrà andare a ricomporre sei delle sue opere —o nuove immagini nate dal mescolare dei soggetti prescelti dell’artista.
Ilaria Costaglia propone poi un immaginario tutto al femminile, in cui le sue figure di donne e ragazze si fanno complici, i loro gesti giocosi. Le sue immagini così dolci, però, rivelano sempre un lato più inquietante, attraendoci e respingendoci al tempo stesso.
Una fonte di destabilizzazione è sempre rintracciabile anche nell’opera di Daniele Antoniazzi: le sue immagini tratte del quotidiano sono infatti solo apparentemente ordinarie poiché nelle sue tele la realtà si incrina sempre, lasciando spazio ad elementi che ne mettono in crisi il “corretto” fluire.
Insieme, le opere di Antoniazzi, Costaglia e Mazzariol restituiscono il senso di un quotidiano fragile ma denso, capace di trasformarsi in racconto corale. Com’è andata oggi? Bene diventa allora non solo una domanda, ma un esercizio in cui la pittura si fa spazio intimo e collettivo allo stesso tempo.















