21 giugno 2023

Il Labirinto della Masone ospita “Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno”

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La mostra “Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno”, che il Labirinto della Masone accoglie fino al 17 settembre, ricolloca l’artista all’interno del contesto culturale del suo tempo, proponendo inediti dialoghi con le opere di altri artisti suoi contemporanei e antichi maestri

Ugo Celada da Virgilio, Natura morta con panettone, s.d., olio su tela, 68 x 84 cm. Collezione privata

Ugo Celada nasce nel 1895 a Cerese, in provincia di Mantova, oggi chiamato Borgo Virgilio, toponimo con cui firmerà le sue opere, rifacendosi alla tradizione dei maestri antichi che venivano identificati secondo il luogo di provenienza: per lui questa è una dichiarazione programmatica di poetica ed una scelta di campo nel dibattito degli anni Venti tra Avanguardie storiche e Ritorno all’ordine. Fin da giovanissimo mostra una spiccata predisposizione artistica, arrivando a formarsi all’Accademia di Brera a Milano. Negli anni ’20 e all’inizio dei ’30 espone alle Biennali d’Arte di Venezia e alla Permanente di Milano ed è inserito nel circuito dell’arte contemporanea da cui però in seguito si allontana definitivamente. 

Ugo Celada da Virgilio, Bambina che legge, 1938, olio su masonite, 64 x 64 cm, Fondazione Cavallini Sgarbi, Ferrara

Il 1931 nella carriera di Celada è uno spartiacque: la presa di posizione contro il Movimento del Novecento di Margherita Sarfatti, definito come una formazione politico – commerciale sopraffattrice e accusato di avere codificato un’Arte di Stato. Da questo momento in avanti per Ugo Celada inizia un percorso verso l’isolamento che lo porterà ad essere isolato rispetto al circuito dell’arte contemporanea del Novecento, e per questo non inserito nel dibattito critico dell’epoca.

Ciò nonostante Ugo Celada da Virgilio ha saputo attraversare il secolo scorso informandosi su quanto accadeva, appropriandosi dei riferimenti della cultura figurativa passata e a lui coeva e rielaborandoli attraverso il filtro del suo stile che ha mantenuto intatto e costante per tutta la vita. 

Ugo Celada da Virgilio, Nudo su velluto rosso con tenda verde, Anni ’30, olio su tela, 130 x 130 cm, Famiglia Celada

La mostra Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno, curata da Cristian Valenti, si sviluppa all’interno del Labirinto della Masone – aperto dal 2015 a Fontanellato, in provincia di Parma, da un’idea e dal progetto di Franco Maria Ricci con gli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto – in tre sale che ripercorrono i generi affrontati dal pittore: gli affetti familiari, i nudi, i ritratti e le nature morte. La prima sala è dedicata agli anni della formazione e della creazione di uno stile personale, soprattutto focalizzato sulla sfera degli affetti familiari, che ben si prestano a restituire la dimensione intima della pittura del realismo magico; il secondo ambiente si concentra sulla rappresentazione della figura umana e quindi della ritrattistica; per ultimo si incontrano le nature morte, molto amate per le infinite possibilità di resa dei dettagli, e i paesaggi en plein air, poco numerosi nel corpus dell’artista, ma che aiutano a restituire un’immagine di pittore versatile e diversificato per stili e generi.

Ugo Celada da Virgilio, Mia moglie che ricama, Anni ’30, olio su tela, 106 x 90 cm, Famiglia Celada

«Oltre la qualità, inconfutabile, della sua pittura, ciò che emerge in Celada da Virgilio, è il valore non trascurabile della sua esperienza; il ruolo (che ha avuto) di testimone nell’evoluzione delle vicende artistiche del XX secolo, a sua volta impegnato nella ricerca di una sua via dell’arte, per rispondere dei grandi cambiamenti e resistere, per continuare a vivere e a dipingere. La sua opera ed il suo atteggiamento costituiscono un tassello importante per comprendere la ricchezza del contesto artistico del Novecento, oltre la semplificazione di ricostruzioni storiografiche organizzate solo per progressivi “momenti di rottura” e quindi a scapito di ricerche che invece perseguono una continuità», ha affermato Valenti.

In ogni sala si incontrano dialoghi e confronti inediti: i nudi e le figure femminili di Celada sono accostati alle tele di Archimede Bresciani da Gazoldo e di Virgilio Guidi. Nel percorso una Maddalena penitente di Francesco Hayez della collezione permanente di Franco Maria Ricci che, accostata ai nudi femminili di Celada, ne fa emergere le componenti neoclassiche, i colori intensi dei panneggi che abbracciano le ampie superfici di pelle realisticamente resa.

Ugo Celada da Virgilio, Composizione, anni ’60, olio su masonite, 75 x 86,2 cm, Museo Virgiliano di Pietole, Borgo Virgilio (MN

Tra i ritratti spiccano le tele di Cagnaccio di Sampietro, pittore che con Celada condivide una certa sensibilità e che il mantovano sicuramente conosceva e apprezzava, seguendone più volte l’esempio. Non mancano riferimenti più espliciti: in un autoritratto degli anni ’30 Celada si rappresenta di tre quarti, con un pennello in mano e un manichino poggiato sul tavolo in un palese omaggio a Giorgio De Chirico, considerato da lui l’unico dei contemporanei che abbia saputo padroneggiare gli strumenti dell’arte. Anche Giorgio Morandi è presente in mostra, in un confronto basato sulla similitudine e differenza nell’approccio all’essere artista dei due: pur rappresentando entrambi nature morte dall’impostazione simile, Morandi ricercava l’essenza delle cose, mentre Celada tende a una rappresentazione delle cose più vere del vero, che non vuole essere una realtà fotografica, piuttosto una sublimazione formale.

Ugo Celada da Virgilio, La figlia Nennele a Porlezza, anni ’50, olio su masonite, 62 x 52 cm, Famiglia Celada

Il percorso espositivo si arricchisce di una serie di oggetti – soprattutto vasi – che richiamano quelli che compaiono nei dipinti di Celada e che riprendono lo stile di Venini, Zecchi, Barovier, Scarpa, Seguso, a dimostrare come fosse importante l’armonia della forma per la costante ricerca del bello intrapresa dall’artista.

L’arte di Ugo Celada da Virgilio, esempio di resilienza ante litteram, è espressione pura del realismo che proprio all’inizio del 900 ebbe il suo periodo di massimo splendore. Debitore della tradizione figurativa lombarda, egli ricercava in tutto un canone del bello, non una bellezza reale ma rappresentazioni idealistiche. Predilige sempre una oggettivazione dei soggetti per meglio far trasparire la qualità della pittura, nel suo lato più manuale ed artigianale, e questo è evidente nei ritratti, che sembrano tutti apparentemente uguali, senza connotazioni psicologiche, pur essendo tutti diversi. 

Ugo Celada da Virgilio, Nennele, Anni ’30, olio su masonite, 46 x 34 cm., Famiglia Celada

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