21 ottobre 2021

Una mostra diffusa a Como, per raccontare il sogno d’arte e imprenditoria di Antonio Ratti

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"Il sogno di Antonio Ratti": a Como, un progetto espositivo diffuso, per raccontare la storia e la visione di un imprenditore illuminato, attraverso l'arte contemporanea

Un'installazione ambientale sonora di Invernomuto, 4 studi sull'increspatura del mare. Courtesy dell'artista e ph. credits di Agostino Osio.

Il sogno di Antonio: un viaggio tra arte e tessuto” è la mostra che ripercorre il lavoro, la vita e la passioni di Antonio Ratti nella splendida cornice di Como. Diviso fra Villa Olmo, Villa del Grumello e Villa Sucota, il percorso espositivo ricongiunge la visione e la storia dell’imprenditore comasco con l’arte contemporanea. La storia di Ratti S.p.A. nasceva nel Dopoguerra, seguendo l’intenzione di ricostruire l’Italia industriale a partire dal legame profondo tra grandi realtà aziendal all’avanguardia, cultura e filantropia. 

Si tratta della terza mostra dedicata ad Antonio Ratti: la prima nel 2017, a Palazzo Te a Mantova, l’anno dopo a Roma, alle Terme di Diocleziano, dove veniva approfondita ulteriormente la passione di Ratti per la produzione tessile e per la cultura. In questa occasione la curatela della mostra è stata affidata a Lorenzo Benedetti, Annie Ratti, una delle figlie di Antonio, e a Maddalena Terragni, che si è occupata della sezione tessile.

Giulio Paolini, Doppia Verità (Copia e riflessi) | ph. credits Agostino Osio.

Villa Olmo: il fulcro del percorso espositivo

Si parte da Villa Olmo, il centro nevralgico di questo progetto. Nella meravigliosa dimora settecentesca è possibile ripercorrere la storia di Antonio Ratti attraverso materiali d’archivio, tessuti antichi e opere d’arte contemporanea. Uno degli elementi più interessanti in mostra è il documentario dedicato alla vita dell’imprenditore, con interventi di Giulio Paolini e di molti degli artisti che lo hanno conosciuto e ammirato.

La storia di Ratti S.p.A. nasceva nel Dopoguerra, seguendo l’intenzione di ricostruire l’Italia industriale a partire dal legame profondo tra grandi realtà aziendali all’avanguardia, cultura e filantropia. Nel 1945 Antonio Ratti iniziò a produrre e vendere stampe e tessuti raffinati ed esclusivi, senza dimenticare la tradizione dell’artigianalità. Oggi l’azienda collabora con le più importanti maison di moda del lusso e del prêt-à-porter a livello mondiale.

Yvonne Rainer, Remembering Dismembering (Trio A), 1966 – 2020 – una performance in mostra a Villa Olmo. Courtesy dell’artista.

Uno dei progetti più importanti a sostegno dell’arte e della cultura mandato avanti da Ratti è il CSAV – Artists’ Research Laboratory, una piattaforma sperimentale che si pone come obbiettivo quello di incoraggiare il dialogo fra artisti di diverse generazioni e nazionalità. Ogni anno vengono selezionati circa 20 studenti, per indagare le varie modalità del fare arte al di fuori dall’ottica accademica. Alcuni degli artisti che hanno partecipato a questo laboratorio sono Invernomuto, Daniel Jablonski e Oscar Santillan.

Le sete del Settecento, parte della Collezione Fondazione Antonio Ratti | Photo credits: Agostino Osio

Il Chilometro della Conoscenza e Villa Sucota

Lungo il Chilometro della Conoscenza – il percorso che unisce i parchi di Villa Olmo, Villa del Grumello e Villa Sucota – è possibile vedere le opere di Ilya e Emilia Kabakov, Liliana Moro, Giulio Paolini e Rä di MartinoA Villa Sucota, sede della Fondazione Antonio Ratti, istituita già nel 1985, sono in esposizione altri elementi presi dall’archivio tessile di Antonio Ratti insieme a opere di altrettanti artisti legati all’istituzione da molti anni come Jimmie Durham, Christina Mackie, Karl Holmqvist e molti altri.

Questa esposizione così estesa si diffonde anche nella città di Como, con una proiezione di Alfredo Jaar sulla facciata della Casa del Fascio e con un’opera di Hans Haacke sulla facciata del Teatro Sociale, davanti allo Spazio Culturale Antonio Ratti (ex Chiesa di San Francesco).

Verde acido di Giuseppe Gabellone è un’opera del 2012 per ogni luogo dove viene esposta si adatta all’ambiente circorstante invadendo lo spazio | Courtesy dell’artista e ph. credits di Agostino Osio.

Cosa rimane

La volontà di descrivere la storia di Antonio non risulta mai invasiva rispetto alle opere o ai pezzi d’archivio in mostra. L’anima e la passione di Antonio Ratti vivono attraverso l’esperienza di chi apprezza i risultati del suo incessante lavoro a favore del mondo dell’arte e della cultura. Anche dopo la sua morte, nel 2002, la Fondazione Ratti è rimasta un punto di riferimento per l’arte contemporanea e la ricerca, una piattaforma incubatrice di idee che continua a lasciare un segno non solo sul territorio ma anche nelle esperienze degli artisti che vi entrano in contatto.

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