14 ottobre 2022

Il capitale delle immagini, al MAST

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“Image Capital” al MAST è una mostra grazie alla quale è possibile ripensare alla tecnologia come una forma d’arte e alla fotografia come uno strumento caratterizzato da una ricchezza di dati, di informazioni e tecnologia: un vero e proprio capitale

Armin Linke, CERN, LHC (Large Hadron Collider), sala di controllo, Ginevra, Svizzera, 2019

Arte e tecnologia: un connubio apparentemente male assortito, eppur perfettamente funzionante e ormai collaudato. È proprio questo che emerge dalla mostra “Image Capital. La fotografia come tecnologia dell’informazione”, in corso fino al 23 gennaio 2023 presso il Mast di Bologna.

Il ricco e complesso percorso espositivo, a cura di Francesco Zanot, è frutto di un progetto e di una puntuale ricerca durata quattro anni, sviluppati dal fotografo Armin Linke e la storica della fotografia Estelle Blaschke, ricercatrice dell’Università di Basilea, con la collaborazione internazionale con il Museum Folkwang di Essen, il Centre Pompidou di Parigi e la Deutsche Börse Photography Foundation di Francoforte/Eschborn.
Protagonista indiscussa è la fotografia con la sua storia, la sua evoluzione.

Lo spettatore è portato a riflettere su come essa abbia influito e impattato su tutti i processi industriali, culturali, di ricerca, di innovazione, divenendo strumento di prove scientifiche, di archivio, di studio. Sei complessivamente le sezioni della mostra, attraverso le quali è possibile addentrarsi nel percorso di studio e ricerca condotto da Armin Linke ed Estelle Blaschke.

Armin Linke, CERN, Large Hadron Collider (LHC), cablaggio, Ginevra, Svizzera, 2019

Ciò che colpisce è l’originalità della mostra, in cui si fondono diversi aspetti: arte, innovazione, tecnologia, ma soprattutto viene dimostrato, attraverso video, interviste, materiale fotografico come l’immagine abbia sempre di più modificato il modo di operare di grandi multinazionali e di come la fotografia porti con sé un enorme valore legato alle informazioni in esse contenute, ai dettagli che è capace di immagazzinare. Da qui il titolo della mostra: “Image Capital”, ovvero il capitale, l’enorme valore legato alle tantissime immagini presenti e sempre più in circolo.

Di fondamentale importanza risultano le parole del curatore Francesco Zanot: «Dentro questo circuito le immagini fotografiche assumono un peculiare valore descrivibile come una vera e propria forma di capitale. La spinta all’utilizzo della fotografia come tecnologia dell’informazione è avvenuta intorno alla metà del Novecento, quando i processi gestionali e amministrativi di aziende e istituzioni si stavano espandendo e necessitavano di essere ottimizzati […] Con la fotografia digitale c’è stato un vero e proprio salto di scala. Anziché essere soltanto i soggetti delle fotografie, gli oggetti del nostro mondo vengono oggi costruiti sulla base delle fotografie stesse e delle loro rielaborazioni, invertendo un rapporto precedente unidirezionale. Queste trasformazioni portano con sé alcune fondamentali ricadute sul piano economico e politico: le grandi masse di immagini che alimentano questo sistema hanno acquisito un valore straordinario, conferendo a coloro che le possiedono e le gestiscono poteri ugualmente sterminati. Nella società capitalista la fotografia non domina soltanto l’immaginario, ma molto di più».

George Eastman House, the Legacy Collection. Pubblicità Kodak per il Recordak Miracode System, 1966

All’interno degli spazi dedicati alla Mast.Photogallery sono presenti le sei sezioni: Memory, Access, Protection, nel Foyer: Mining, Imaging, Currency. Il percorso espositivo è caratterizzato da alcune frasi iconiche ed esplicative. “If you don’t have a photographic memory: get one” (Kodak, 1966) introduce alla sezione Memory, in cui viene illustrata la capacità della fotografia di memorizzare dettagli, particolari e informazioni, a partire dalla riproducibilità meccanica consentita dallo strumento e in particolar modo in seguito all’introduzione del digitale.

La sezione Access mette dinanzi allo spettatore un nuovo modo di guardare la fotografia. Essa porta con sé metadati che consentono di organizzarla, ma in particolar modo di riuscire a ritrovarla tra molteplici immagini. Risulta, dunque, fondamentale la sua archiviazione e la sua catalogazione, che l’introduzione del digitale ha facilitato, grazie all’introduzione di server e imponenti cablaggi.

Università di Stoccarda, High-Performance Computing Center (HLRS), Stoccarda, Germania, 2019

Il capitale fotografico necessita di essere conservato, protetto, al fine di garantire l’accesso alle informazioni che esse contengono. La sezione Protection documenta le metodologie di salvataggio delle immagini, gli archivi, che possono essere di notevoli dimensioni e i sistemi informatici di back-up, ponendo la problematica legata al copyright delle immagini. A caratterizzare la sezione l’affermazione di Susan Sontag, 1977: «Le fotografie non sono tanto uno strumento della memoria, ma una sua invenzione e sostituzione».

Proseguendo il percorso espositivo, ci si imbatte nella sezione Mining, all’ingresso del foyer. Susanne Briet già nel 1951 sosteneva: «Un dossier corposo, microfilmato, scivola nella tasca di una giacca. Un’intera libreria entra in una borsetta». È proprio la numerosità delle immagini raccolte per ottimizzare e supervisionare tutti i processi di produzione industriale, che ha dato un ruolo operativo/attivo alla fotografia, favorendo anche lo sviluppo del machine learning, tecnologia di apprendimento automatico.

Imaging esplica il forte potenziale della fotografia di visualizzare dettagli della realtà non percettibili a occhio nudo e come, con il tempo sia diventata la base da cui partire per modellizzare la realtà e progettare gli oggetti, attraverso lo sviluppo di tecniche di rendering e creazione di modelli digitali.

Edo Collins, Radhakrishna Achanta, Sabine Süsstrunk, Deep Feature Factorization for Concept Discovery, documento presentato alla Conferenza europea sulla visione computerizzata (ECCV), Monaco, Germania, 2018

Il percorso espositivo si conclude con la sezione Currency, in cui sono esplicati il legame tra la fotografia e il suo valore monetario e relativi meccanismi alla base, attraverso cui viene conferito tale valore, in particolar modo la numerosità delle immagini disponibili e la mole di informazioni in esse contenute. Già nel 1929 Paule Valéry aveva affermato: «Come l’acqua, il gas o la corrente elettrica entrano quasi a uno sforzo quasi nullo, provenendo da lontano, nelle nostre abitazioni per rispondere ai nostri bisogni, così saremo approvvigionati di immagini e di sequenze di suoni, che si manifestano a un piccolo gesto, quasi un segno, e poi subito ci lasciano».

“Image Capital” rappresenta una mostra diversa, innovativa, grazie a cui è possibile ripensare alla tecnologia come una forma d’arte e alla fotografia, non solo come mezzo espressivo scelto dagli artisti, ma come uno strumento caratterizzato da una ricchezza di dati, di informazioni, di tecnologia, le quali le conferiscono un vero e proprio capitale.
Ad accompagnare la mostra, presente un catalogo gratuito, realizzato dalla Fondazione Mast.

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