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Jean-Michel Jarre trasforma il prompt in poesia digitale. L’installazione al MEET di Milano
Mostre
Visitabile fino al 28 settembre 2025, Promptitude è l’ultimo capitolo dell’esplorazione visiva del celebre Jean-Michel Jarre. Il musicista e compositore francese, noto in Italia e a livello internazionale per la sua musica elettronica e new age – e in particolar modo per Oxygene del 1976, secondo album in studio dell’artista – sbarca nel mondo dell’arte contemporanea con la sua primissima mostra ufficiale. Creativo a trecentosessanta gradi, Jarre ha messo in atto un vero e proprio dialogo uomo-macchina, sintesi di una ricerca che origina dalla necessità di riflettere sull’epoca moderna e sulle sue contraddizioni. La performance multimediale in mostra al MEET apre la strada per un nuovo e diverso tipo di relazione tra l’artista e la tecnologia, un’interazione che si traduce in una “romanticizzazione” del nostro rapporto con l’IA.

La parte visiva è sempre stata centrale nella carriera di Jarre. Le figure presenti nell’opera in mostra a Milano sono immerse in uno spazio libero, liminale, in costante tensione tra l’umano e il virtuale. Ne deriva una scenografia complessa, nella quale emerge la necessità dell’artista di cercare profondità nella tecnologia, affinché possa essere usata nell’arte come “poesia tecnologica” e non come mero strumento di gestione di dati, supporto alle attività informatiche e via dicendo. Il prompt si trasforma in un haiku, un impulso che rende possibile la generazione di creature ibride, risultato di un processo generativo che dipende dall’intelligenza artificiale ma che ha origine dalla creatività dell’artista. “Un prompt è per l’IA ciò che un haiku è per la poesia, un’essenza breve ma potente che apre un mondo in poche parole. Un haiku cattura l’istante, un prompt cattura l’intenzione, entrambi trasformano poche parole in una visione inaspettata.”

Il concetto di Promptitude può essere riassunto nella ricerca di questo dialogo uomo-tecnologia, con un accento marcato sul ruolo dell’arte e dell’artista nell’epoca delle nuove intelligenze artificiali. Armonia o tensione? Jarre si interroga sulla questione proponendo un bilanciamento tra la centralità dell’esecuzione algoritmica e l’effetto che su di essa può avere l’arbitrio dell’essere umano, senza il quale il processo generativo non avrebbe modo di partire. Le scintille testuali sono solo il mezzo attraverso cui Jarre accende il processo dell’AI, in una sinergia costante tra sensibilità estetica e nuove prospettive digitali. Il risultato di questa esplorazione visiva concettuale è che, essenzialmente, senza l’uomo e la sua creatività la macchina non genera niente che possa essere assimilabile ad un’opera d’arte. Solo l’artista può decidere come affinare quei prompt, quegli impulsi digitali apparentemente incontrollabili che, invece, possono offrire nuove possibilità di esplorazioni visive. È dunque una relazione bilaterale quella tra uomo e macchina? Forse, secondo Jarre, l’ago della bilancia pende verso l’espressione umana più che sulle potenzialità dell’IA.

Anche la mostra milanese nasce grazie ad un processo di generazione al contempo creativo e rigoroso. Una prima fase ha visto l’artista affinare i propri prompt fino alla realizzazione delle figure che aveva idealmente pensato per l’installazione. E poi, ecco entrare in azione l’intuito di Jarre che inverte la relazione uomo-AI e chiede all’intelligenza artificiale di creare un prompt dall’immagine finale che si era venuta a formare in precedenza. L’idea che si fa prompt, risultato visuale, che a sua volta genera un nuovo prompt. Questo cortocircuito relazionale e visivo mette in luce il paradosso della creazione assistita dall’AI: la rapidità e l’immediatezza della generazione digitale si scontrano con questioni relative alla creatività e alla determinazione afferenti alla sfera umana. Jarre aveva parlato così a proposito della sua opera: “Si tratta di un vero e proprio ping-pong creativo che dà origine a titoli ambigui, poetici e talvolta assurdi. È come se l’IA si interrogasse sull’identità di queste creazioni”.

L’installazione è completata da EŌN, opera in continua evoluzione che consiste in un suono generativo progettato dall’artista. Una colonna sonora che si ripete all’infinito, ogni volta con piccole variazioni che rendono l’esperienza sonora e artistica unica. La composizione muta grazie all’intervento umano, aggiungendo un ulteriore grado di complessità all’esplorazione sensoriale che Jarre porta avanti attraverso prompt, suoni, figure ibride. EŌN, disponibile sulla piattaforma Ios di Apple, accompagna i visitatori nel viaggio immersivo creato da Jarre.














