02 novembre 2020

Kendell Geers alla M77 Gallery, Milano

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Alla M77 Gallery di Milano fino al prossimo 30 gennaio una importante personale di Kendell Geers, che dopo molti anni torna in Italia. Ecco una visita approfondita a “OrnAmenTum’EtKriMen”, curata da Danilo Eccher

Kendell Geers alla M77, installation views. Foto di Lorenzo Palmieri, courtesy M77 Gallery, Milano

Kendell Geers è artista e poeta ma allo stesso tempo lu stesso si definisce punk e mistico, influenzato dalla sua identità di sudafricano di origine europea – la famiglia di Geers era Boera – e dalla sua esperienza di attivista durante il periodo delle lotte contro l’apartheid, poi rifugiato politico a Londra.

Geers realizza opere che sconvolgono i canoni sociali, oltrepassando i codici etici e mettendo in discussione i concetti di identità e potere. Il suo lavoro coinvolge non solo il lato estetico ma soprattutto etico per sfociare nel campo sociale, politico e psicologico.

Kendell Geers, SacredScarredScared. Copyritght the artist, courtesy M77 Gallery, Milano
Come nasce la mostra di Geers alla M77 Gallery a Milano, intitolata “OrnAmenTum’EtKriMen”? 

Per rispondere a questa domanda l’artista decide di spostarsi al piano superiore nella seconda sala della galleria.

Il titolo della mostra prende spunto da un saggio del 1908, intitolato Ornamento e crimine dell’architetto Adolf Loos, considerato uno dei precursori dell’architettura moderna. Loos portava avanti l’idea che l’architettura non potesse essere una forma d’arte, e che l’estetica di un edificio dovesse rispondere esclusivamente a delle esigenze funzionali e non estetiche, senza decorazioni aggiuntive. 

Kendell Geers decide di sovvertire questo pensiero e tornare alla natura: il mattone, simbolo del minimalismo a partire da Carl Andre, diventa foresta nell’installazione che invade lo spazio della galleria: Hanging Piece.

Alla gabbia di mattoni si contrappongono delle scritte al neon alle pareti, giocando sulle parole e sul loro specifico significato, da “pericolo – terrore – confine” a “rabbia – errore – ordine”.

Le opere non sono di semplice lettura per evitare che vengano strumentalizzate da altri – secondo il pensiero di Geers. In esse è presente l’atto di distruzione a cui non possono sfuggire per poter rinascere sotto una nuova veste ed incarnando un nuovo spirito. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un’arte curativa, che serva ad alleviare la nostra anima, ma tutto questo non è possibile senza rapportarsi con immagini forti e piene di significato. Il nostro corpo in questo modo subisce una metamorfosi ed è l’unico in grado di innescare questa esperienza. I vetri rotti o la giungla di mattoni avvertono il visitatore, stimolando in lui una maggiore attenzione, invitato a partecipare in prima persona alle opere di Geers: non può limitarsi ad ammirarle esclusivamente dall’esterno. L’artista cerca di far rivivere lo stesso stato d’animo e la stessa condizione vissuta da lui in prima persona, invitando così a riflettere sulle proprie scelte personali di ciascuno di noi.

Kendell Geers, installation views, foto di Lorenzo Palmieri, courtesy M77 Gallery, Milano

Il lavoro di Geers vuole recuperare l’espressività artistica tradizionale della natura, ma aggiungendo nuovi significati: i fiori recisi simboleggiano, per esempio, il cambiamento climatico.

La sua è una protesta contro il sistema del consumismo in cui viviamo e della schiera politica che si approfitta della nostra epoca. L’arte è in grado di trasformare tutto questo in qualcosa di magico, divenire un processo dotato di una nuova anima che “una percezione alla volta” contribuisce a cambiare il mondo. Una rappresentazione artistica che coinvolge differenti campi: dalla politica alla storia personale, dalla poesia alla disperazione, dalla violenza alla tensione erotica. Il suo lavoro si basa su una riflessione profonda e personale. La cultura è un’arma fondamentale per sconfiggere il sistema.

Geers parte dall’utilizzo di oggetti di uso comune per sconfinare nella performance e nelle installazioni ad ampio spettro. I materiali utilizzati sono eterogenei e differenti; da quelli più comuni come gli acrilici su carta, alle stampe lenticolari, per passare all’utilizzo dei mattoni in argilla, al cemento, ai frammenti di vetro di una bottiglietta della birra Heineken, alle manette in bronzo lucidato e ai manganelli rivestiti d’oro. E le parole, sotto forma di neon, reinterpretano il loro significato, pronte a reincarnarsi. 

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