25 febbraio 2023

La Galleria Alfonso Artiaco ospita “An accounting” di Maria Thereza Alves

di

Fino al 4 marzo
Come iniziare un dialogo in mezzo a secoli di conti? É questa la domanda che si fa Maria Thereza Alves. "An Accounting", in mostra alla Galleria Alfonso Artiaco, vuole dare una sorta di risposta

Maria Thereza Alves, An Accounting, 2023. Courtesy l'artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

«Ecco quello che ci hanno dato da custodire, l’Antica Parola, dove si dice che una vita pura è come un turchese prezioso, una giada rotonda, un dolce canto senza macchia e senza ombra, uscito dal cuore». Con questa frase di Quetzalcoatl si accede al sito del Museo comunitario della Valle di Xico, in Messico.

Quetzalcóatl è il nome azteco del dio serpente piumato, una delle divinità più importanti per molte civiltà messicane. Pare che quando nel 1519 Hernán Cortés, all’epoca il secondo uomo più ricco del mondo dopo il re, sbarcò su queste terre, l’imperatore azteco Montezuma II pensò fosse il ritorno di Quetzalcoatl. Cortés giocò molto su questa convinzione, infatti conquistò il Messico senza difficoltà. Da allora si sono succeduti ben tre secoli di dominazione spagnola, una storia di assedi, sottomissioni e sfruttamento.

«La proprietà è un furto» ha detto il filosofo Pierre Joseph Proudhon, ed «è un terribile e forse, non necessario diritto» ha detto Cesare Beccaria.

Maria Thereza Alves, Cortes’s Palace in Cuernavaca (Last property of Pignatelli Aragona Cortes in Mexico expropriated in 1942), 1985 – 2023. Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

Verso la fine dell’800 i banchieri Rothschild cedevano quella che è attualmente Villa Pignatelli a Napoli al principe Diego Aragona Pignatelli Cortes, discendente di Fernando Cortes il conquistatore del Messico, per poi passare in eredità al nipote Diego, alla sua morte la moglie Rosa Fici donò la villa allo Stato. All’inizio del XX ci si dedicò al riordino dell’immenso archivio dei Pignatelli Aragona Cortes, conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli. 

Proprio qui, l’artista brasiliana Maria Thereza Alves (1961), interessata nella sua ricerca a dare visibilità alle culture oppresse, ha dato voce alla comunità Xico in Messico, sfruttati dagli Aragona Pignatelli Cortes.

Maria Thereza Alves, An Accounting, 2023. Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

Già nel 2012, per documenta 13, Alves aveva presentato The Return of a Lake, un‘installazione che è il modello contemporaneo del processo coloniale nella Valle de Xico. La storia narra di un disastro avvenuto nel 1908 ad opera di un immigrato spagnolo che per diventare il secondo uomo più ricco del Messico, prosciugò il lago, per possederne la terra sotto. Ciò portò una serie di eventi negativi che ancora oggi affliggono la regione di Chalco. L’installazione, iniziata nel 2009 in collaborazione con il Museo Comunitario della Valle del Xico ha previsto la ricreazione di una chinampa, un’isola artificiale per l’idroagricoltura, che l’artista ha realizzato con la comunità del lago Chalco, ora noto come Lago Tlàhuac-Xico, a simboleggiare la scoperta della storia e della cultura dell’America indigena attraverso l’impegno ed il coinvolgimento sociale della comunità.

«L’artista – dice Katherine Weir, direttore artistico uscente del Museo Madre – un giorno è rimasta colpita dal nome di Cortés su una delle istituzioni simboliche della città, la Villa Pignatelli Cortés. Da quel momento, ha iniziato a rivelare i destini intrecciati di quei luoghi e persone apparentemente distanti tra loro (…). Ha esaminato i conti della famiglia Pignatelli Cortés e altre carte dell’Archivio di Stato di Napoli, trovando i libri contabili di vasti possedimenti ereditati da Cortés dopo un matrimonio tra le famiglie, e che riportavano dettagliatamente onoranze in oro e altre ricchezze, lavoratori indigeni e schiavi dell’Africa occidentale, bestiame e prodotti agricoli, anche relativi all’area di Xico».

Maria Thereza Alves, An Accounting, 2023. Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

“An Accounting” in mostra alla Galleria Alfonso Artiaco vuole dare una sorta di risposta alla domanda che si è fatta l’artista: Come iniziare un dialogo in mezzo a secoli di conti? Il dialogo avviato inconsapevolmente da uno dei discendenti, “su come fossero la terra e la gente lì in Messico, solo quando la loro ricchezza stava diminuendo”, viene raccolto dall’artista che attua una corrispondenza di influenze e suggestioni visive e materiali connotate da una forte critica sociale e politica, che sono al centro della sua ricerca.

In mostra alcune ceramiche combinate con vari materiali come vetro di murano, bioplastiche, porcellana e metalli con titoli e temi che fanno riferimento a città messicane e ai relativi tributi in pesos che queste città dovevano pagare. A inizio percorso troviamo una stampa digitale, da cianotipia originale, che mostra l’ultima proprietà di Pignatelli, Palazzo Cortes a Cuernavaca, espropriata nel 1942. 

Maria Thereza Alve, Toluca/2903 (tributaries), 2023. Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

In Toluca/2903 (tributaries), il busto di una figura nobile di porcellana, incorniciata come uno specchio che affonda nell’oblio, guarda dal basso una scultura indigena, fiera e altera nelle sue forme stilizzate, rappresentante una forma divina protettrice della famiglia. Di notevoli dimensioni è A Moss Tapestry, letteralmente un arazzo di muschio, il cui verde della pianta di eucalipto, impresso nella trama di seta e lana, funge da “archivio di respirazione” come suggerisce il titolo. L’eucalipto ricorre anche nella scultura Jalapa/208 (tributaries). Su un legno di eucalipto affumicato, un elemento grigio ricorda, per la decorazione barocca, una parte di una scultura di Villa Pignatelli. Un’altra struttura bianca riprende le forme di un bruciatore di incenso, oggetto utilizzato dalla comunità Xico e che ricorda il vulcano Popocatèpetl, che in lingua nahuati vuol dire “montagna che emette fumo di continuo”, ma che qui, trova affinità col Vesuvio napoletano.

A Moss Tapestry: An Archive of Breathing, 2022. Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

In Mexico/15.155 pesos (rent from houses and plazas) Alves rappresenta il conquistatore come un angelo, realizzato su modello di un piccolo dipinto di Villa Pignatelli e lo accosta a delle grandi monete d’oro, presenti in un codice proveniente dalla città di Tepetlaoztoc del 1550, insieme a delle illustrazioni che mostrano la dura punizione, tra le fiamme, che subiva chi non riusciva a pagare i tributi.  In Xico – Naval /Center (surrounded by mountains and water), si vede un glifo che per la comunità Xico era il simbolo di un cordone ombelicale, circondato da montagna e acqua, i tradizionali simboli Nahua della valle del Messico, come si legge nel catalogo No Man’s Land Collection. Qui l’artista ha raccolto le fotografie scattate nel Museo Comunitario della Valle de Xico, inaugurato nel 1996 grazie a donazioni da parte della comunità di tutte le parti della Valle di Chalco e quelle scattate al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes. 

L’artista ha proposto di invitare ogni anno due membri del Museo della Comunità della Valle de Xico per una borsa di ricerca e una residenza d’artista di sei settimane a Villa Pignatelli, che vale 12 milioni di euro, come forma di riconciliazione e responsabilità, ed ha invitato chiunque volesse farlo, con il progetto Son del pueblo/of the people, a sostenere l’apertura del Museo, ingiustamente chiuso nel 2019, realizzando una replica ispirata alla collezione del museo.

Maria Thereza Alves, An Accounting, 2023. Installation view. Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco, Napoli

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