19 gennaio 2024

Una profonda connessione tra arte e natura: la mostra di Eugenio Giliberti da Dino Morra, Napoli

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La galleria Dino Morra di Napoli presenta una nuova mostra di Eugenio Giliberti: un intenso percorso espositivo che lascia emergere la profonda connessione tra vita, arte e natura

Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery,
Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery, Napoli, 2023-2024. Le combinazioni cromatiche del quadro combinatorio © photo Elisa Partenzi

La mostra MATERIA PRIMA di Eugenio Giliberti, visitabile fino all’8 febbraio presso la Dino Morra Gallery di Napoli, si svolge su due piani opposti e per comprenderla meglio è importante basarsi sulla seconda parte del titolo: la mia vita in campagna. La vita dell’artista si svolge su due direttrici: lo studio, che è la parte interna, e il meleto, che rappresenta invece l’esterno. Infatti dal 2007 l’artista si trasferisce a Rotondi (AV), nella masseria di famiglia in cui è presente un meleto che contava in partenza 150 alberi. Apparentemente non vi è nessuna correlazione tra il dentro e il fuori, ma questa relazione tra interno ed esterno è una necessità costante per Giliberti, come la respirazione.

Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery,
Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery, Napoli, 2023-2024. Scodella e quadro B © photo Elisa Partenzi

Nella prima sala della galleria ci viene mostrato il lavoro metodico, quasi astratto, che l’artista compie nel suo studio e che appartiene, quindi, alla sfera interna. Infatti è possibile scorgere il quadro B, nel quale l’artista ha completato le duemila ottocento combinazioni dei dieci colori (che utilizza nei suoi lavori) e tre trittici: a ogni colore corrisponde un numero stabilito dall’artista. Giliberti ha iniziato a studiare le cromie – e infatti definisce il suo studio una fabbrica di colori – per poi arrivare, nel 1992, a stabilire il suo alfabeto cromatico di dieci colori specifici, che utilizzerà successivamente nelle sue opere. In totale l’artista ha prodotto cinque quadri combinatori, in mostra ne sono presenti tre.

Di fronte al quadro combinatorio della prima sala, si viene avvolti da una grande scodella, opera che attiene al mondo esterno e che appartiene a una serie di lavori precedenti che hanno come titolo generale Cerimoniale. La scodella ha una forma in cera supportata da una centina di legno e nella cera sono intarsiati dei tondini di legno che sono le sezioni della potatura degli alberi del meleto. La cera è un materiale significativo per l’artista, in quanto supporto capace di lavorare con la luce e assorbire i pigmenti in maniera non omogenea. Emerge quindi subito una distanza sia a livello concettuale che a livello materico.

Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery, Napoli, 2023-2024. Veduta della seconda sala, © photo Elisa Partenzi

Nella sala successiva troviamo un altro quadro, il quadro C, che si differenzia dal quadro B poiché incompleto. L’incompiutezza è voluta dall’artista in quanto con questa operazione intende mostrare la progressione del nostro pensiero. «Ho interrotto il lavoro poiché in questo modo si legge in maniera diversa questa progressione che è un po’ il processo del nostro pensiero perché in realtà questi lavori per me sono la rappresentazione di un processo mentale che è il processo necessario per scegliere. Questo perché la mente in realtà ha la capacità di prendere in considerazione tutto, da questa totalità poi siamo noi a scegliere. Questo lavorare per prendere in considerazione una parte e fare una scelta sento che viene ben rappresentato in questa situazione, dal quadro incompleto che in realtà è più rumoroso».

Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery, Napoli, 2023-2024. I paesaggi specchiati, © photo Elisa Partenzi

Nella stessa sala troviamo anche i Paesaggi specchiati, così come li definisce l’artista, composti da elementi di recupero provenienti dalla creazione dei disegni con le fasce colorate che identificano la posizione dei colori di ciascun quadro finale. Questi “paesaggi” sono dei pezzi di carta che servono a proteggere le zone del disegno che devono rimanere bianche. La risultante sarà quindi una sorta di negativo colorato. Ciò che resta, lo “scarto”, diviene oggetto che parla direttamente all’artista.

Apparentemente i due mondi sembrano quindi slegati: quello dell’equazione cromatica-numerica del quadro e la natura grezza della potatura degli alberi. Ma nell’ultima stanza questa distanza viene ribaltata, per mettere in evidenza il raccordo tra il concetto di esterno e quello di interno. Formalmente, il punto di congiunzione sembra essere rappresentato dalla chaise-longue del contadino colto, in cui rintracciamo un riferimento alla vita di campagna: la sedia è stata trovata in una dimora rurale ed è stata ridipinta con i colori della tavolozza tipica dell’artista, i tre primari, per poi passare al rosso-arancio, marrone, verde petrolio, azzurro, grigio, violetto e nero.

Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery
Eugenio Giliberti, Materia Prima, mostra Dino Morra Gallery, Napoli, 2023-2024. La chaise-longue del contadino colto, © photo Elisa Partenzi

A questo punto di raccordo si unisce il dispiegamento dei disegni degli alberi, il database 2021-2022. L’artista, a partire dal 2011, opera una classificazione di piccoli e grandi e cambiamenti degli alberi del meleto. Questa osservazione viene coadiuvata anche dall’aiuto della fotografia che consente all’artista di fissare, attraverso lo scatto fotografico, il modo in cui il tempo agisce sugli alberi. Il numero posto sotto il disegno di ogni albero corrisponde alla posizione all’interno del meleto: il database conta oggi 87 alberi.

Ritorna nuovamente il tema dell’abbandono e del recupero in quanto, insediatosi nella masseria, l’artista si è anche fatto carico del meleto che, al tempo, era in condizioni precarie, cercando di recuperarlo e di curarlo nel modo più organico possibile. L’artista rimpiazza ciclicamente gli alberi caduti, anche se non sempre riesce nell’intento a causa di eventi esterni. Uno di questi, ormai non più presente nella catalogazione, è ricordato dal disegno incorniciato dell’albero numero 5.

Il percorso espositivo ci guida quindi verso la comprensione del pensiero dell’artista: dalla prima stanza in cui veniamo introdotti alla rappresentazione, se vogliamo, anche dai toni freddi e “distaccati” dei due mondi, l’esterno e l’interno, l’astratto e il concreto, per poi arrivare al punto in cui i due mondi convergono, lasciando emergere anche una profonda connessione fra arte e natura.

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