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Le opere di Louise Bourgeois a Firenze per la prima volta in una doppia mostra
Mostre
La mostra in corso Do Not Abandon Me presso Museo Novecento curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti e l’installazione Cell XVIII (Portrait) presso Museo degli Innocenti, a cura di Philip Larratt-Smith con Arabella Natalini e Stefania Rispoli, entrambe visitabili fino al 20 ottobre 2024, sono dedicate ad una grande artista francese scomparsa nel 2010 e i cui lavori sono per la prima volta a Firenze: Louise Bourgeois. La Bourgeois nasce a Parigi nel 1911 da una borghese famiglia di restauratori di arazzi, come a dire che l’arte la respira sin da piccolissima. La sua sensibilità emerge sin dai primi anni di vita, segnati profondamente da alcuni traumi familiari: inizierà infatti a manifestare una forte insofferenza nei confronti del padre autoritario, il quale, dopo il rientro dalla prima guerra mondiale, inizia a condurre una vita dissoluta e tradisce ripetutamente la madre di Louise. Da bambina, quindi, si ritrova ad assistere a scene dolorose che contribuiscono a far crescere in lei il senso di abbandono e di solitudine che si ritrova più tardi nella sua produzione artistica.
I due percorsi espositivi portano quindi per la prima volta a Firenze i lavori dell’artista e lo fanno creando una sinergia forte tra le opere esposte e i luoghi che le ospitano. Cell XVIII (Portrait) é esposta nello spazio che unisce la galleria soprastante il loggiato brunelleschiano e il Coretto che si affaccia sulla Chiesa di Santa Maria degli Innocenti presso il museo omonimo.
L’installazione reinterpreta l’iconografia della Madonna della Misericordia e si collega quindi ad alcuni dei lavori più significativi della collezione del museo e alla natura vocativa e di accoglienza dell’Istituto degli Innocenti. La Madonna in stoffa di Louise Bourgeois ha un fortissimo impatto visivo, rafforzato anche dalla posizione della testa che, inclinata in avanti, richiama probabilmente un momento di preghiera e di forte intimità ma anche il tema della solitudine. La cella che la racchiude, da cui l’opera prende nome, rimanda anch’essa al tema dell’isolamento e ad una dimensione monastica.
Do Not Abandon Me, invece, si sviluppa negli spazi delle Ex Leopoldine presso il Museo Novecento, nelle sale del piano terra e del primo piano. La retrospettiva comprende quasi centro opere tra cui sculture in differenti materiali come bronzo e stoffa, e numerosi disegni a tempera. Il titolo della mostra richiama la difficile esperienza che l’artista ha vissuto lungo tutto il suo percorso di vita intorno al tema dell’abbandono. Louise rivive profondamente l’abbandono del padre e, parallelamente, il forte desiderio di unione che indaga attraverso le opere che esplorano la dialettica madre-figlio. L’acme espositivo si raggiunge con l’esposizione delle gouache che Louise realizza negli ultimi anni della sua carriera e che esplorano i cicli della vita attraverso la rappresentazione di temi che rimandano al mondo della procreazione e del sesso, al mistero della nascita, alla maternità, alla coppia e all’unità familiare, alla dipendenza affettiva. I colori che caratterizzano la maggior parte delle opere sono caldi e richiamano le tonalità del rosso, colore che l’artista associa ai fluidi corporei, come sangue e liquido amniotico, e ai temi del dolore e della passione.
Parallelamente, la mostra ospita anche due grandi sculture, il ragno in bronzo Spider Couple (2003), soggetto caro a Louise e che richiama la figura materna, e la cella Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles a Venire (2006), entrambe esposte in stretto dialogo con l’ambiente e fortemente evocative di temi come la contemplazione, la solitudine e l’intelligenza laboriosa. Do Not Abandon Me e Cell XVIII (Portrait) sono entrambe realizzate a cura di Philippe Larratt-Smith, in collaborazione rispettivamente con Sergio Risaliti (Direttore Museo Novecento), Arabella Natalini (Direttrice Museo degli Innocenti) e Stefania Rispoli e sono visitabili fino al 20 Ottobre 2024.
“ You need a mother. I understand but I refuse to be your mother because I need a mother myself.” Louise Bourgeois, diary entry, 16 marzo 1975