22 maggio 2022

L’intramontabile “cifra” di Morandi, di nuovo in mostra

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Un'esposizione di livello museale per documentare il talento sempre vivo di Giorgio Morandi, alla Galleria Mattia De Luca di Roma

Installation Views della mostra Giorgio Morandi. Il tempo sospeso

Le sale rinascimentali del palazzo Albertoni Spinola, costruito alla fine del Cinquecento dall’architetto Giacomo della Porta, costituiscono la cornice ideale per le atmosfere rarefatte presenti nelle opere di un maestro austero e rigoroso come Giorgio Morandi, protagonista dell’antologica dedicata dal giovane e intraprendente gallerista Mattia De Luca al pittore prediletto da storici dell’arte del calibro di Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan e Francesco Arcangeli. Curata da Marilena Pasquali, (direttrice del Centro Studi Morandi di Bologna) e intitolata “Il tempo sospeso”, la rassegna riunisce 32 dipinti e 19 opere su carta, tra disegni e incisioni, che ripercorrono in maniera puntuale la carriera di Morandi, dalle prime tele degli anni Venti fino ad uno degli ultimi dipinti, una Natura Morta eseguita nel 1963, un anno prima della scomparsa dell’artista.

Installation Views della mostra Giorgio Morandi. Il tempo sospeso

La mostra parte subito in grande, con la presenza di cinque rare opere degli anni Venti, eseguite con uno stile ancora non completamente definito. ”Morandi trova la sua cifra tardi, intorno al 1945” spiega Marilena Pasquali. Prima guarda alla metafisica di De Chirico ma anche al gruppo di artisti riunitosi intorno alla rivista Valori Plastici (fondata da Mario Broglio nel 1918) e alla pittura dell’Ottocento italiano, senza dimenticare la natura morta dei grandi artisti del Seicento, in particolare Zurbaràn. Ma soprattutto è interessato all’arte d’oltralpe, da Chardin a Cézanne.

Installation Views della mostra Giorgio Morandi. Il tempo sospeso

Oltre che nelle prime nature morte dai colori opaci e gessosi, l’influenza del pittore francese si vede soprattutto nei paesaggi presenti in mostra, tra i quali spiccano Paesaggio (1927) e Paesaggio (1930). “Morandi aveva una grande passione per Cézanne, che conosce per la prima volta nel 1911 attraverso delle riproduzioni, ma nel 1920 quando lo vede dal vivo alla Biennale di Venezia per lui è un’autentica rivelazione” aggiunge Pasquali, che ha voluto inserire nella mostra una piccola ma preziosa sezione di documenti, dove spicca il biglietto da visita di Alfred Barr, primo direttore del Moma.

Installation Views della mostra Giorgio Morandi. Il tempo sospeso

“La leggenda di Morandi schivo e isolato non è vera, anzi. Grazie al mercante tedesco Curt Valentin aveva molti rapporti con gli Stati Uniti: critici, direttori di musei e mercanti andavano a Bologna a trovarlo, e acquistavano i suoi quadri, già cari -sottolinea la curatrice- perché le sue nature morte costavano allora quanto un piccolo appartamento, grazie alla sua abilità nella gestione del mercato”. Molti gli amici, sia artisti che poeti: prima gli ermetici a Firenze, tra i quali Ungaretti, Montale e Quasimodo, poi i romani, conosciuti attraverso Roberto Melli, e i giovani registi ferraresi, come Antonioni.

Installation Views della mostra Giorgio Morandi. Il tempo sospeso

“Sicuramente incontra Pier Paolo Pasolini, che aveva dedicato la sua prima tesi alla Metafisica con Roberto Longhi: durante l’armistizio nel 1944 perde il manoscritto, e ripiega su una tesi dedicata a Pascoli” racconta la Pasquali. Morandi era al centro di un mondo che frequentava la casa di via Fondazza dove dipingeva in modo metodico e disciplinato solo di pomeriggio, perché la mattina insegnava Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha tenuto il pennello in mano per tutta la vita, come dimostra la Natura morta dipinta nel 1963, dove compare il segno di una croce nera tra le bottiglie, quasi una sorta di premonizione. Segno evidente di un talento sempre vivo, che questa mostra di livello museale documenta in maniera più che soddisfacente.

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