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Luce, macchie e libertà: Livorno celebra i 200 anni di Giovanni Fattori
Mostre
La città di Livorno non poteva trovare modo migliore per omaggiare uno dei suoi più illustri cittadini a duecento anni dalla nascita, allestendo una mostra d’eccezione nelle sale della magnifica Villa Mimbelli, rinnovata e tirata a lucido proprio per l’occasione. Giovanni Fattori. Una rivoluzione in pittura inaugura una nuova stagione di mostre ed appuntamenti artistici in tutta Italia, posizionandosi tra i progetti curatoriali più interessanti dell’agenda culturale di questo autunno 2025.

«Se vuoi fare come ti pare, vieni a Livorno»
Con animo inquieto e con l’audace strafottenza che ancora oggi i Livornesi etichettano come un marchio “made in”, Giovanni Fattori attraversa i decenni cruciali del lungo Ottocento, solcando i mari turbolenti dell’Italia preunitaria e raccontando con schiettezza e innovazione anche gli aspetti più semplici della realtà che lo circondava. I manuali di storia dell’arte ricordano Fattori specialmente come capofila dei Macchiaioli, soffermandosi su alcuni soggetti iconici quali i soldati in divisa, i soleggiati paesaggi maremmani, oppure le grandi battaglie – ciascuno dei quali presente in mostra – tuttavia, andando oltre gli stilemi spesso troppo rigorosi della manualistica tradizionale, la nuova rassegna livornese vuole restituire le innumerevoli sfaccettature di un carattere curioso e indomito. Ed è qui che la città di Livorno subentra come silenziosa co-protagonista della mostra, poiché è proprio a Livorno che Fattori trova la dimensione migliore per abbandonarsi completamente allo spirito di libertà che sempre condivise con la sua città natale e che il motto tutto locale “se vuoi fare come ti pare vieni a Livorno!” ancora meglio esprime. «Giovanni Fattori – dichiara con trasporto ed entusiasmo l’assessora alla cultura Angela Rafanelli – rappresenta l’anima più sincera di Livorno e con la sua biografia e arte è in grado di regalarci ancora oggi dei preziosi strumenti di interpretazione del nostro mondo». E infatti le opere di Fattori esprimono tutta la franchezza e l’estro di emancipazione a lungo ricercati, diventando un filo conduttore del percorso e ricordando a tutti i visitatori che per raggiungere grandi obiettivi è fondamentale seguire le proprie inclinazioni e rincorrere ciò si ama, senza cedere a condizionamenti esterni, sconforti o compromessi.

Una rivoluzione in pittura. Sperimentazione ed evoluzione nell’arte di Fattori
La parola rivoluzione viene forse abusata in molti contesti per enfatizzare vicende e personaggi che a ben vedere di rivoluzionario non hanno avuto granché; ciononostante, lontano dalle retoriche di una comunicazione sensazionalistica, è forse per davvero appropriato parlare di rivoluzione nel caso di Fattori. Se da un lato infatti le sue opere possono sembrare a primo impatto fin troppo semplici o ripetitive nei soggetti, dall’altro lato è necessario andare oltre la mera apparenza, per scoprire tutta l’energia che alimentava la creatività del pittore. Cresciuto e formatosi in un contesto nel quale l’arte cosiddetta ufficiale premiava la bella composizione, i grandi formati, i temi aulici della storia e la raffinatezza nella resa sfumata e realistica del colore, Fattori irrompe, tanto in Accademia quanto al di fuori, con pennellate audaci, con opere del tutto prive di retorica, e con l’inconfondibile “macchia” che compone i dipinti «in maniera simile ad una tarsia», nelle parole del curatore della mostra, Vincenzo Farinella, ordinario di Storia dell’arte all’Università di Pisa e profondo conoscitore di Fattori.

Rivoluzionario è anche lo spirito del Risorgimento italiano, pianamente vissuto e partecipato dall’artista, che avanza inesorabile di anno in anno, portando con sé combattimenti, tumulti, vittorie, e novità, e che con la sua dirompenza ha certamente aiutato Fattori a distruggere e ricostruire più volte la sua poetica. Per far comprendere la tensione costante verso la sperimentazione, alla quale Fattori mai rinunciò, il percorso – davvero ricchissimo e sviluppato su tre piani in ben ventiquattro sale – sceglie un andamento cronologico, dal momento che il passare degli anni coincide senza soluzione di continuità con le tante rivoluzioni vissute dall’artista. Oltre che pittore, Giovanni Fattori fu un eccezionale incisore, con uno stile personale e rigoroso, che lo portò a realizzare più di 200 lastre, un record nell’arte italiana, e durante la maturità trovò infine nell’acquaforte un linguaggio intimo e riflessivo, segnato da un naturalismo severo e da un verismo sociale profondo. Tutte le rivoluzioni fattoriane sono presenti in mostra, dall’opera numero uno, il primo dipinto di lui conosciuto, raffigurante un ex-voto commissionatogli dopo una rovinosa caduta a cavallo, fino all’opera 1443, realizzata nell’anno della morte 1908, passando attraverso tutti i soggetti più celebri, tra i quali non mancano i butteri maremmani, le contadine, i lavoratori affaticati sotto il solleone e altri toccanti brani di quotidianità ispirati dalla sua amata Livorno.

Una mostra che mira a portare la fama di Giovanni Fattori oltre i confini italiani
Tra gli aspetti più notevoli che rendono la mostra livornese un must-see dell’autunno 2025, sottolineiamo la presenza di prestiti d’eccezione, scovati dal curatore e dai suoi collaboratori all’interno di varie collezioni private. Gli amanti dell’autore avranno così l’opportunità di conoscere dipinti pressoché inediti o finora celati nella loro totalità, come nel caso della monumentale Carica di cavalleria a Montebello, eccezionale opera “bifronte” dipinta con soggetti diversi sui due lati della tela tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta, oppure apprezzare da vicino capolavori difficilmente accessibili, come l’opera Bovi al carro, proveniente dalle “piccionaie” dei quadri esposti su più livelli nelle sale di Palazzo Pitti a Firenze. Commuove sapere oltretutto che negli anni economicamente più difficili, i Livornesi commissionavano a Fattori piccoli dipinti per sostenerne la carriera e spronarlo a non abbandonare l’arte nonostante le difficoltà, opere che sono poi confluite nell’eccezionale nucleo fattoriano di Villa Mimbelli, sede storica del Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Dipinti che oggi costituiscono un tesoro di inestimabile valore, che il Comune intende promuovere e far conoscere: l’ambizione è quella di rilanciare l’arte di Fattori anche in altri musei italiani ed internazionali, con l’obiettivo di restituire all’artista il suo meritato ruolo nel firmamento dei grandi della pittura europea dell’Ottocento, accanto ai più noti impressionisti francesi o al celebre conterraneo Amedeo Modigliani.

E infine: Villa Mimbelli
Chi si occupa di arte e patrimonio è di norma abituato, quasi assuefatto, a entrare in luoghi intrisi di storia, pieni di fascino e riccamente decorati. Capita quindi raramente di essere per davvero stupefatti da un posto, e questo siamo certi che accadrà anche ai più navigati esperti, estimatori o appassionati d’arte una volta varcata la soglia di Villa Mimbelli. Costruita nel secondo Ottocento per volontà del commerciante Francesco Mimbelli, la dimora sintetizza tutta la sontuosità, l’opulenza e l’agio della borghesia cittadina in un’epoca di grande fermento economico ed artistico. Sede del Museo Fattori dal 1994, Villa Mimbelli si presenta al suo meglio in occasione della mostra, accogliendo gli ospiti con i suoi ampi saloni, l’incantevole scalone d’onore, e angoli nascosti come il fumoir in stile moresco. L’equazione è così perfettamente completa per programmare un viaggio con tappa a Livorno: Giovanni Fattori. Una rivoluzione in pittura sarà visitabile fino all’11 gennaio 2026.














