30 aprile 2022

Maurizio Barberis al Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, Andora

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"How to intend the (f)Light on the Landscape" è la personale di Maurizio Barberis dedicata al paesaggio in corso al Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, Andora (Savona), fino al 3 luglio. Ne abbiamo parlato con Christine Enrile, Direttrice artistica dell'istituzione e curatrice della mostra, e con l'artista

Maurizio Barberis, "How to intend the (f)Light on the Landscape", exhibition view, Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, Andora (SV)(Savona). Courtesy l'artista e Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro

Ad Andora, a pochi chilometri da Savona, la programmazione del Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro prosegue con la personale di Maurizio Barberis  “How to intend the (f)Light on the Landscape” (fino al 3 luglio), a cura di Christine Enrile e promossa dal Comune di Andora.

Nelle sale di Palazzo Tagliaferro «i dipinti, le fotografie, le sculture e le installazioni, configurano un iter espositivo articolato attraverso isole concettualmente collegate che attualizzerà un percorso visionario e fantastico» di cui abbiamo parlato con Christine Enrile, Direttrice artistica dell’istituzione e curatrice della mostra, e con l’artista nell’intervista qui sotto.

Maurizio Barberis, “How to intend the (f)Light on the Landscape”, exhibition view, Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, Andora (SV)(Savona). Courtesy l’artista e Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro

Come è nata la mostra “How to intend the (f)light on the Landscape” ad Andora?

Christine Enrile: «È nata grazie alla magia degli incontri, quelli speciali a cui spesso l’ Arte dà vita! Maurizio Barberis mi è stato presentato dall’amico architetto Carlo Biasia durante la sua visita ad una mostra che stavo curando nel 2020. Sono stata subito colpita dalle sue riflessioni. Maurizio è un artista ma soprattutto un intellettuale che negli ultimi anni ha affinato la sua ricerca poetica dedicandosi a esplorare attraverso la fotografia, la pittura e le arti plastiche le tangenze tra mondo sensibile, le forme, mondo della percezione primaria, il sogno, mondo delle affermazioni simboliche, il mito, e questa sua ricerca mi ha molto coinvolto.
Da questa conversazione è nato poi il progetto per il Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, la Galleria Civica del Comune di Andora, che si è concretizzato nella mostra “How to intend the (f)light on the Landscape” che ha previsto oltre 78 opere dedicate alla Forma del Paesaggio inteso come luogo dello spirito».
Maurizio Barberis, “How to intend the (f)Light on the Landscape”, exhibition view, Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, Andora (SV)(Savona). Courtesy l’artista e Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro
Nel percorso espositivo sono presenti dipinti, fotografie, sculture e installazioni che indagano il paesaggio. Come si colloca lo studio del paesaggio nella ricerca dell’artista?
Maurizio Barberis: «Ho iniziato a occuparmi di paesaggio negli anni Novanta, curando un ciclo di seminari dedicati a questo tema per l’assessorato alla cultura di Milano. Nell’introduzione alla mostra di Andora parlo di forma/paesaggio e di segno/paesaggio. Due definizioni che muovono appunto da quel primo momento di riflessione, laddove il primo termine indica una messa in scena del paesaggio non più come sfondo di un’azione, come nel tardo classicismo, ma come protagonista del racconto pittorico, come avviene a partire dal primo romanticismo. Penso a Carl Gustav Carus, a Philippe Otto Runge e soprattutto a Goethe e Caspar Friederich. Il secondo termine, segno-paesaggio, sorpassa questa prima definizione strutturando il racconto nella sua dimensione simbolica, di viaggio dell’anima.
Nell’anno 2000 feci un’importante personale alla Fondazione Morat a Friburgo in Germania, che riassumeva il senso di questa prima riflessione, centrando il tema della Forma/Paesaggio legato alla definizione di Orizzonte come puro oggetto fenomenico, relativo cioè ad un’unica dimensione sensoriale, la vista.
La mostra di Palazzo Tagliaferro parte appunto da alcuni dipinti legati a quella prima dimensione proto-romantica di paesaggio, accompagnati da una piccola testa di satiro che ne rafforza il senso in quella direzione, così come altre piccole sculture presenti in mostra.
Gli anni successivi sono stati per me caratterizzati da un’approfondita riflessione sull’immagine, sui suoi valori simbolici, sul portato che questa ha sulle funzioni legate alla memoria (Bergson-Ruyer), laddove per memoria si intende qualcosa che travalica la semplice dimensione corporale per attingere a funzionalità non legate solo alla storia della singola persona. La fotografia diventa, in questa direzione, uno strumento privilegiato di ricerca, mi riferisco in particolare a certi lavori dedicati alla fotografia con esposizione multipla realizzati da H.P.Robinson nella seconda metà dell’Ottocento, che si inserivano nella corrente pittorialista, oppure alle ricerche fatte in anni più recenti dall’americano Minor White, le Rural Cathedrals, da John Pfahl con gli Altered Landscape o da certe visioni fotografiche di Paul Caponigro, per citare solo alcuni esempi».
Maurizio Barberis, Le Roi Pêcheur, stampa su carta da acquarello. Courtesy l’artista
Potete riassumerci, in estrema sintesi, la poetica dell’artista?
Maurizio Barberis: «Il rapporto tra sincronia e diacronia è il motivo conduttore di una ricerca sui valori simbolici dell’immagine, riferiti alla coppia Memoria/Tempo. Naturalmente le strutture dell’inconscio psichico, penso anche all’inconscio collettivo degli psicanalisti junghiani, hanno una relazione precisa (per quanto possa essere preciso un tema di questo tipo) con questi aspetti della mia ricerca artistica. Da questo rapporto con la psicanalisi, la scienza che più di ogni altra nel mondo moderno si è occupata di Anima, nasce la relazione alchemica, il processo di modificazione che vede il lavoro dell’artista-artifex non più solo come un percorso dedicato alle forme poetiche del linguaggio, bensì come ricerca di significati che possono portare alla trasformazione di una psiche-anima in una forma di spiritualità attiva. Dal piombo all’oro, verso una maggiore consapevolezza dell’identità dell’Uomo e delle sue potenzialità. Quindi l’Immagine, attraverso la visione e le ritmologie presenti in essa, diviene lo strumento privilegiato di una poetica di trasformazione dinamica della psiche dell’autore, una sorta di sublimazione della sua componente materiale. Naturalmente si tratta di un processo in fieri. Nessuna presunzione di riuscita, bensì un tentativo in atto».
Maurizio Barberis, opera dalla serie Distopie Semantiche, Paesaggio con figure da Claude Lorrain. Courtesy l’artista

Come è articolato il percorso espositivo?

Christine Enrile: «Dipinti, fotografie, sculture, installazioni configurano un iter espositivo, articolato attraverso isole concettualmente collegate, che si sviluppa nelle varie sale del Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, attualizzando un percorso visionario e fantastico. Il percorso proposto trasfigura l’idea di Paesaggio, sala dopo sala, attraverso la sua riduzione a simbolo. Un mondo spirituale sotteso a un itinerario di trasformazione che libera le istanze più performanti dello spirito umano. La Forma/Paesaggio si ricompone così attraverso grandi tele di luoghi immaginati, disegni con figure, piccole sculture in terracotta, che costituiscono il personale corollario dell’inconscio mitologico dell’artista milanese. Fotografie in grande e medio formato che elaborano un passaggio analogico trasformato in iper-realtà digitale, attraverso una memoria vissuta non più come somma logica di frammenti spazio/temporali, ma come un continuo assoluto privo di confini».

Potete indicarci un paio di opere a cui dedicare particolare attenzione nel percorso espositivo?
Maurizio Barberis: «Mi riesce personalmente difficile indicare due o tre opere particolarmente significative, avendo pensato alla mostra come ad un corpo unico, come ad un’opera in sé, che comprende un percorso durato circa vent’anni e che, spero, non si sia ancora concluso. Lascio questo ingrato compito alla benevolenza di quelli che avranno l’occasione di visitare la mostra. Una certa attenzione viceversa va posta ai titoli delle opere in mostra, parte integrante delle opere stesse».
Maurizio Barberis, Immagini dal Pardes n.5. Courtesy l’artista
Quali sono i prossimi progetti espositivi dell’artista?
Maurizio Barberis «Nell’immediato futuro una mostra a Soglio, in Engadina presso l’Hotel di Palazzo Salis, in occasione della Biennale della val Bregaglia, mostra curata da Carlo Biasia e Benedetta Scarella, in collaborazione con l’Associazione Segantini-Maloja. Palazzo Salis è un luogo molto particolare. Esiste ancora, intatto, l’appartamento che la famiglia Segantini occupava durante l’estate, e la stanza dove soggiornava Reiner Maria Rilke, perfettamente conservata. Quasi un museo.
Il titolo della mostra, “Ein Traumgedicht”, si riferisce ad un sogno fatto e si traduce impropriamente come “un sogno in forma di opera”, La mostra è dedicata sempre al tema del paesaggio, in questo caso al senso panico, “et in arcadia ego”, che emerge da un rapporto istintuale con la natura.

In autunno è prevista inoltre una mia mostra, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Lubiana, in collaborazione con la direzione dei musei di quella città, dedicata a Jože Plečnik, di cui ricorre l’anniversario quest’anno. Una trentina di immagini fotografiche leggeranno alcuni interni ’cacanici’(Musil) di un’architettura privata di Plečnik, utilizzando la stessa struttura ‘narrativa e poetica’ del segno-paesaggio, sincronia/diacronia riferita alla coppia memoria/tempo».

La mostra al Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, in Largo Milano ad Andora (SV), sarà visibile dal giovedì alla domenica dalle 15.00 alle 19.00 fino al 19 giugno e, dal 23 giugno, dal giovedì alla domenica dalle 19.00 alle 23.00. L’ingresso è gratuito.

Maurizio Barberis, Immagini dal Pardes n.4. Courtesy l’artista

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