22 ottobre 2023

Nuova luce su un maestro fiammingo. La grande mostra di Dieric Bouts all’M-Museum di Lovanio in Belgio

di

"Dieric Bouts. Creatore di immagini” è la grande mostra che inaugura all'M-Museum di Lovanio in Belgio, dove mai prima d’ora erano state riunite così tante opere del maestro fiammingo nella sua città natale

'Last Supper Triptych; Dieric Bouts, 1464-1468, M Leuven / Saint Peter's Church, photo: artinflanders.be, Dominique Provost

Il lavoro di Johann Sebastian Bach avrebbe potuto non arrivare mai fino alle nostre orecchie se non fosse stato riscoperto nel XIX sec da Felix Mendelssohn. Allo stesso modo i dipinti di Dieric Bouts non sarebbero mai arrivati fino a noi, o sarebbero ancora tutti attribuiti erroneamente ad Hans Memling se non fosse per il grande lavoro fatto da Johann David Passavant. Infatti questo pittore, ricercatore e curatore tedesco, appassionato e studioso di pittori fiamminghi, fu il primo a riconoscere in varie pubblicazioni il lavoro di Dieric Bouts, dando giustizia all’importante lavoro di questo artista.

Installatiebeelden ‘DIERIC BOUTS. Beeldenmaker’, M Leuven, 2023, foto: © Useful Art Services voor M Leuven / Vues d’installation ‘DIERIC
BOUTS. Createur d’Images’, M Leuven, 2023, photo : © Useful Art Services pour M Leuven / Vues d’Installation ‘DIERIC BOUTS. Createur
d’Images’, M Leuven, 2023, photo : © Useful Art Services pour M Leuven | Installation views ‘DIERIC BOUTS. Creator of Images’, M Leuven, 2023, photo: © Useful Art Services for M Leuven

“Dieric Bouts. Creatore di immagini”. Una nuova prospettiva

Il concept di questa mostra è senza dubbio radicale: non dobbiamo guardare a Bouts come a un artista. L’immagine che abbiamo oggi dell’artista-pittore infatti non esisteva nel XV secolo. Dieric Bouts non era un genio romantico o un brillante inventore, era un creatore di immagini. Dipingeva ciò che ci si aspettava da lui e lo faceva eccellentemente. Ha quindi senso confrontarlo con gli attuali creatori d’immagini contemporanei: fotografi sportivi, registi cinematografici, sviluppatori di videogiochi. L’M-Museum li colloca fianco a fianco con il vecchio maestro, intrecciando un percorso storico e uno trans-storico alla scoperta di questo professionista delle arti visive.

Una mostra che intreccia lavori e secoli diversi, invitando lo spettatore a chiedersi: in quali lavori si ritrovano oggi le innovazioni e le tecniche di Bouts?

‘DIERIC BOUTS. Beeldenmaker’, M Leuven, 2023, foto: © Ralph Vankrinkelveldt | ‘DIERIC BOUTS. Créateur d’Images’, M Leuven, 2023,
photo: © Ralph Vankrinkelveldt | DIERIC BOUTS. Creator of Images’, M Leuven, 2023, photo: © Ralph Vankrinkelveldt

Leuven

Per capire Bouts bisogna collocarlo nella sua epoca. La Lovanio del XV secolo, un periodo di grandi transizioni sociali, in cui la società medievale feudale si stava un po’ per volta sgretolando, facendo emergere nuove città. Una di queste fu proprio Lovanio, che conobbe una grande rinascita, dopo gli orrori della guerra e della peste nel secolo precedente. La nuova università, fondata nel 1425, ebbe un ruolo centrale, permettendo alla città di creare un terreno fertile per la crescita di un potere internazionale. A questo si unì anche un piano ambizioso di ricostruzione urbana che vide la costruzione tra gli altri del municipio e della chiesa di San Pietro. Ciò significò una grande richiesta di commissioni per gli artisti.

Dieric Bouts si trovava al momento giusto nel posto giusto.

Con la spazialità di Jan van Eyck e le linee visuali di Rogier van der Weyden, Bouts è infatti capace di fare con i suoi pannelli dipinti una perfetta sintesi della cultura visuale del primo Rinascimento; accolse così gran parte delle commissioni che erano nate durante gli anni della ricostruzione di Lovanio.

‘Christ in the House of the Pharisee Simon’, Dieric Bouts, 1450-1475 © Staatliche Museen zu Berlin / Gemäldegalerie, Berlin, photo:
Christoph Schmidt

Gli altri protagonisti della mostra

Il percorso che l’M-Museum propone alla scoperta di Bouts si può esplorare con due vie parallele. Attraversando le 5 grandi sale tematiche, il visitatore incontra circa 25 lavori di Bouts, esposte insieme a 40 opere che mostrano il contesto storico in cui questi dipinti sono nati. Ad intersecare questo percorso più tradizionale ve ne si trova un secondo che propone una lettura contemporanea di questi capolavori tardo gotici, presentati accanto a opere contemporanee, frutto della nostra società visuale ma che riprendono le stesse tipologie di immagini che l’artista fiammingo ha introdotto 5 secoli fa.

Infatti proprio come Bouts era indissolubilmente legato alla città di Leuven, ai suoi mecenati e alle tendenze religiose e culturali, anche gli attuali creatori d’immagine sono plasmati dal mondo che li circonda. Steven Degryse conosciuto con lo pseudonimo Lectrr,ad esempio, lavora come fumettista, giornalista e autore di fumetti. Con il suo fumetto quotidiano per De Standaard, crea lavori che utilizzano le convenzioni visive per guidare la lettura di un’immagine o di un fumetto, gli stessi che utilizzava il pittore fiammingo.

‘DIERIC BOUTS. Beeldenmaker, M Leuven, 2023, foto: © Tom Herbots / ‘DIERIC BOUTS. Créateur d’Images’, M Leuven, 2023, photo: © Tom Herbots | DIERIC BOUTS. Creator of
Images’, M Leuven, 2023, photo: © Tom Herbots

Bouts accentua il senso di realtà nelle sue opere utilizzando elementi “reali”. Con oggetti e situazioni che erano familiari agli spettatori del XV secolo, ma che sono altrettanto riconoscibili oggi, costruendo un ponte attraverso il tempo. Avverso al dramma e al pathos, utilizza la vita ordinaria per cogliere sfumature che sono altrettanto rilevanti per gli spettatori di oggi, proprio perché così riconoscibili.

Il regista Pier Paolo Pasolini ha fatto la stessa cosa, ma con un approccio leggermente diverso. Nel suo film Il Vangelo secondo Matteo, racconta il Vangelo secondo Matteo in un modo che lo renda “terreno” e “del popolo”, distaccandolo così dalla morale ecclesiastica o dall’eroismo del XVIII secolo. Utilizza attori non professionisti, li fa parlare in dialetto e sceglie luoghi riconoscibili. Allo stesso tempo, non aggiunge una sola parola al testo originale. Rimane fedele alle scritture, seguendole letteralmente alla lettera. Così facendo, costruisce anche un ponte: un visitatore del XV secolo, senza alcuna conoscenza del cinema, capirebbe tutto di questo film.

Installatiebeelden ‘DIERIC BOUTS. Beeldenmaker’, M Leuven, 2023, foto: © Useful Art Services voor M Leuven Vues d’installation ‘DIERIC
BOUTS. Createur d’Images’, M Leuven, 2023, photo: © Useful Art Services pour M Leuven / Vues d’Installation ‘DIERIC BOUTS. Createur
d’Images’, M Leuven, 2023, photo: © Useful Art Services pour M Leuven | Installation views ‘DIERIC BOUTS. Creator of Images’, M Leuven, 2023, photo: © Useful Art Services for M Leuven

Un accostamento che è stato proposto dal direttore della fotografia dell’M-Museum,  Gust Van den Berghe, che ha riconosciuto il senso del realismo di Bouts nell’opera di Pasolini e ha curato una serie di estratti che si trovano in mostra.

A questo punto anche lo storyboard di Star Wars, in mostra grazie al prestito del Lucas Museum of Narrative Art di Los Angeles, può sembrare un eco dei paesaggi fantastici che appaiono nell’opera La caduta dei dannati a Lille di Bouts.

Sono dei confronti che possono apparire dissacranti? Probabilmente si, ma ciò che è sicuro è la volontà di raccontare attraverso le opere il periodo storico che stiamo vivendo e questo accomuna sicuramente Dieric Bouts con i suoi colleghi a noi contemporanei.

‘DIERIC BOUTS. Beeldenmaker’, M Leuven, 2023, foto: © Ralph Vankrinkelveldt / ‘DIERIC BOUTS. Créateur d’Images’, M Leuven, 2023,
photo: © Ralph Vankrinkelveldt | DIERIC BOUTS. Creator of Images’, M Leuven, 2023, photo: © Ralph Vankrinkelveldt

Dieric Bouts Festival

La mostra Dieric Bouts. Creatore di immagini, si inserisce nel programma del New Horizons | Dieric Bouts Festival di Lovanio, che si svolgerà fino al 14 gennaio 2024. Un programma tutto da scoprire che comprende il primo festival di musica 4D sul suolo belga, performance, cene a tema, murales e molto altro ancora.

Un festival che propone innumerevoli eventi per tutte le età, sia per gli abitanti del luogo che per i visitatori stranieri unendo l’arte visuale alla scoperta di una città estremamente viva.  (qui il programma)

“‘Mater Dolorosa, Albrecht Bouts, after 1490, private collection © KIK-IRPA, Brussels

Jill Magid, “The Off Hours”

Una delle iniziative che prendono parte al New Horizons | Dieric Bouts Festival, è la performance dell’artista americana Jill Magid, The Off Hours. Fino al 28 aprile, nella chiesa di San Pietro a Lovanio, Ogni notte, durante l’orario di chiusura della chiesa (dalle 16.30 alle 7.30), una partitura musicale ispirata ai richiami notturni degli uccelli migratori si sprigionerà dalla cappella che solitamente ospita il trittico L’ultima cena di Dieric Bouts (ora in mostra all’M-Museum di Lovanio), riecheggiando in tutta la chiesa.

Il progetto esplora la migrazione forzata dei pannelli laterali, o “ali”, dell’Ultima Cena, commissionata per San Pietro. Nel corso dei 600 anni di storia del trittico, infatti, le ali, che raffigurano scene di diaspora ebraica tratte dall’Antico Testamento, sono state ripetutamente rimosse e sfruttate come merci, bottino e risarcimento della guerra tra Germania e Belgio. Nel frattempo, il pannello centrale, con la scena quasi congelata dell’Ultima Cena, è rimasto nella chiesa.

‘Ecce Agnus Dei Dieric Boots (follower of), 1500 – 1520 © Staatliche Museen zu Berlin / Gemäldegalerie, Berlin, photo: Christoph Schmidt

Ecco che per colmare il vuoto creato dall’assenza del dipinto dalla chiesa, la partitura musicale riempie lo spazio e fa risuonare ciò che non può essere visto, ma solo percepito.
«Jill usa l’edificio stesso come strumento musicale: una chiesa monumentale come San Pietro è fatta per far risuonare canti, preghiere e musica. In questo caso, la musica risuona con un’ossessionante storia di esilio, che si svolge ai margini del tempo e dello spazio», afferma la curatrice Valerie Verhack. Si ricrea in questo modo un collegamento con i quadro, che rappresenta la storia d’esilio del popolo ebraico.
Incorporando i richiami notturni degli uccelli migratori europei, la musica è composta dal clarinettista Stuart Bogie e programmata da Eric Sluyter per svilupparsi durante le 15 ore di chiusura della chiesa. La composizione cambia durante la notte, rispecchiando il flusso migratorio degli uccelli e raggiungendo il culmine, come i loro richiami di volo, al tramonto e all’alba.

‘The Man of Sorrows, Dieric Bouts, ca. 1470, M Leuven, photo: artinflanders.be, Cedric Verhelst

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui