30 dicembre 2025

Per H. H. Lim, la realtà è un’esperienza fluida, da modellare in opera

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Casa Morra, a Napoli, ospita una nuova personale di H. H. Lim: l’artista di origini malesi, da 50 anni in Italia, rielabora la quotidianità come materia fluida dell’arte

H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli

La forza autentica di H. H. Lim, di tutto il suo tracciato speculativo, è la capacità di sintesi e di conciliazione tra elementi culturali distinti. È nato nel 1954 in Malesia ma da 50 anni vive in Italia senza però mancare di frequentare abitualmente i luoghi originari, in cui puntualmente lavora e soggiorna. La sua è una vita doppia, sospesa tra Oriente e Occidente, che ha fatto di lui un artista sincretico, capace di attraversare e interpretare entrambe le culture con sguardo plurimo e al tempo stesso compendiario. Lim distilla da entrambi gli orizzonti nozioni operative come la flessibilità, la permeabilità, la transitorietà, dando luogo a sculture e installazioni che agiscono come eventi critici sul presente.

H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli

Rappresentante della Malesia alla Biennale di Venezia del 2019, Lim è tra i protagonisti della scena contemporanea italiana, romana in particolare. Celebre l’esperienza di Edicola Notte, micro spazio nella capitale di sua ideazione, la cui progettualità ha saputo dar voce a molte delle ricerche più interessanti della contemporaneità. Esperienza che in qualche modo prosegue oggi nella programmazione di Zoo Zone in via del Viminale, diretto da Viviana Guadagno.

H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli
H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli

Nella pratica quotidiana il sincretismo di Lim si attua in un singolare spiazzamento fisico e concettuale, formale e verbale. Nelle sue opere oggetti e parole vivono in una dimensione parallela in cui smessa l’abituale funzione o collocazione ne assumono altre, facendosi portatori di nuovi e più problematici significati. Lo testimonia una volta di più la personale Un millesimo di secondo fa in corso a Napoli, presso Casa Morra-Archivi d’Arte Contemporanea, fino al 7 febbraio 2026. Curata da Peppe Morra e Antonello Tolve, la mostra raccoglie, nelle ampie sale di Palazzo Cassano Ayerbo d’Aragona, lavori realizzati dall’artista tra il 2011 e 2025.

La mostra si articola in una sequenza di ambienti concepiti come stazioni comunicanti, momenti interconnessi di un discorso che rifiuta qualsiasi imposizione gerarchica. Cinque installazioni site specific pongono il visitatore di fronte a interrogativi sul tempo e il suo scorrere ma anche sull’essenza delle cose e sul nostro essere al mondo. Il movimento del visitatore è libero ma regolato da una logica interna che produce una circolarità rigorosa, in seno alla quale si manifesta un confronto continuo.

H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli

Viaggio e tempo per Lim sono condizioni complementari, l’uno è la trasposizione esperienziale dell’altro: Let the journay be the destination recita il titolo di una delle opere in mostra, rievocando la centralità dell’esperienza nel viaggio-tempo dell’esistenza. L’allestimento della mostra assume i tratti di una dichiarazione poetica. Il visitatore è accompagnato tra grandi pagine-diario popolate da scritte, pensieri sciolti e citazioni, e da grandi animali sottratti a ogni sovrastruttura ideologica, mentre elementi centrali alludono con forza alla violenza insita nell’agire umano.

H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli

Mobili a mezz’aria attraversati da pale rotanti, un cactus come emblema di resistenza, sacchi metaforicamente colmi d’oro, una botola che è anche cancello chiuso da una moltitudine di lucchetti, si pongono come rebus visivi, interpretabili non in sé ma nelle molteplici connessioni che li legano tra loro e con le iscrizioni appese alle pareti. Opere che introducono a una dimensione intima e riflessiva, che non chiudono il percorso ma lo mantengono costantemente aperto, interpretabile in modo plurimo. Anche le superfici segnate dalle lettere, le frasi incise come ferite leggere, negano qualsiasi conclusione definitiva, lasciando il racconto sospeso.

H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli
H.H. Lim, Un millesimo di secondo fa, veduta della mostra, Casa Morra, Napoli

La ricerca di Lim si fonda su un principio di adattamento cognitivo continuo. La realtà non è assunta come dato, ma come insieme fluido di elementi manipolabili, riorganizzabili, sottoponibili a slittamenti di senso. Il concetto di opera aperta è per lui quanto mai calzante. Le sue sono strutture non conclusive, che chiamano in causa lo spettatore, invitandolo a un esercizio critico fatto di domande e deviazioni di senso.

Lim interviene sulle apparenze del quotidiano, producendo una frattura che investe direttamente l’esperienza dell’esistenza. Ogni elemento del percorso napoletano funziona come una messa in crisi del modo abituale di stare al mondo. La temporalità non viene rappresentata, ma praticata attraverso elementi che ne alterano la percezione, offrendo costantemente nuove possibilità interpretative, modalità altre del percepire e dell’essere.

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