25 settembre 2023

Quadri come luoghi: tra Bergamo e Brescia un fiume li separa ma ponti li collegano

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Nell’anno di Brescia Bergamo capitale della cultura, i comuni di Calcio, Capriolo, Mornico al Serio, Ospitaletto e Torre Pallavicina accolgono "Quadri come luoghi", una mostra che testa la capacità del quadro di costituirsi in quanto luogo, chiudendosi o aprendosi alla possibilità di contaminare e contaminarsi

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view, Palazzo Adorni (Carolò, BS). Ph. Michele Alberto Sereni

«Fate vostri i nostri luoghi», è la premessa sottoscritta e condivisa dai Sindaci dei comuni che ospitano Quadri come luoghi, la mostra curata da Davide Ferri e Barbara Meneghel – nell’ambito di Bergamo Brescia capitale della cultura 2023 – in cinque luoghi, privati e poco frequentati, separati da un fiume ma collegati dai ponti: la Chiesa di San Fermo (Calcio, BG), Palazzo Adorni (Capriolo, BS), Cascina Castelletto (Mornico al Serio, BG), Villa Presti (Ospitaletto, BS) e Palazzo Oldofredi Tadini Botti (Torre Pallavicina, BG). Non si tratta di spazi espositivi, lo sono diventati in quest’occasione: sono connotati, diversi l’uno dall’altro e pieni di fascino e di storia.

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view, Gregorio Botta. Chiesa di San Fermo (Calcio, BG). Ph. Michele Alberto Sereni

La mostra, come il titolo che è preso in prestito dal saggio di Hans Belting Specchio del mondo. L’invenzione del quadro nell’arte fiamminga, arriva dritta al cuore: da un parte c’è il quadro, dall’altro il luogo, da una parte c’è il quadro inteso come luogo autosufficiente, dall’altra un quadro che crea un luogo, espandendosi nello spazio in cui è collocato. Alcune opere sembrano essere state chiamate naturalmente dai luoghi, altre sembrano creare esse stesse un luogo, a prescindere dalla suggestione, nel senso che definiscono «dentro di se e intorno a se una specie di campo energetico che le determina come un luogo a sé, separate dal circostante», ha spiegato Davide Ferri in un dialogo con Barbara Meneghel pubblicato sul catalogo che accompagna la mostra. «Mi piacerebbe – scrive Ferri – che Quadri come luoghi fosse innanzitutto una mostra che parla di diversi possibili tipi di relazione che un dipinto può intrattenere con un luogo, un luogo inteso come spazio nel quale è collocato». In ognuno dei luoghi le opere si dimostrano capaci di resistere alla forza del luogo, di contaminarla o di rilanciarla. Le specificità di ogni spazio sono state fondamentali per creare delle partiture diverse in ognuno.

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view. Palazzo Oldofredi Tadini Botti (Torrepallavicina, BG). Ph. Michele Alberto Sereni

A Torre Pallavicina, all’interno di Palazzo Oldofredi Tadini Botti, è stata – ed è – ineludibile la presenza di affreschi rinascimentali stratificati, ricoperti e rimaneggiati a più riprese, che hanno nel tempo una partitura si immagini che affiorano in superficie. I curatori hanno scelto opere che rinviano all’immagine del muro o delle pareti del palazzo, con un rilascio raffinato e riuscito, sia in termini materici che narrativi. Le opere di Franco Guerzoni, per esempio, mostrano scampoli e brandelli di pittura e figure che emergono dalla profondità interna del dipinto, attraverso un lavoro di scavo che inizia solo dopo che l’artista ha costruito una storia del quadro con una superficie spessa, gessosa e stratificata. Tridimensionale è anche All’imbrunire di Alfredo Pirri, un lavoro che irradia nello spazio la luce dei suoi colori allargando, idealmente, la cornice del quadro a tutto l’ambiente fino a inglobare i corpi dello spettatore, che da quell’oggetto così suggestivo vengono chiamati a raccolta. Le Sedimentazioni di Maria Morganti sono strati su strati di pittura che traducono in immagine un segmento di vita e di tempo dell’artista. Michele Tocca, con le Mura Aureliane che sviluppa da anni dipingendo dal vivo porzioni di mura aureliane a Roma, presenta ritratti di muri con i segni del tempo. Matteo Fato invece, sempre nel segno del mimetismo – più in termini narrativi che di continuità materica – reagisce al luogo contaminandosi e contaminandolo con una pittura figurativa che rimanda al Cavalier Polacco di Rembrandt e crea un insieme di richiami con lo spazio. Di pittura figurativa si parla qui anche con Simone Berti, la cui rappresentazione di tronchi d’albero di grandi dimensioni consente al visitatore quasi di entrare in un luogo. 

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view, Gregorio Botta, Alessandro Fogo. Chiesa di San Fermo (Calcio, BG). Ph. Michele Alberto Sereni

Nella Chiesa di San Fermo, dove è forte, seppur (o soprattutto?) silenziosa, la connotazione sacrale, sono esposti gli interventi in cera di Gregorio Botta (L’Angelo dell’attesa) e due dipinti di Alessandro Fogo. Le sculture di Botta, che lui stesso definisce «tabernacoli laici» sembrano contenere mondi interiori, leggermente illuminati da eventi di luce emessi dai giochi di riflessi dei pigmenti d’oro posizionati all’interno di essi. Come queste opere una dimensione psichica dello spazio domestico, un luogo della memoria collettiva attraversato da emozioni melanconiche, così i dipinti di Fogo, che si richiamano l’un l’altro come in una sospensione magica, sono pervasi da un senso di attesa e sono abitati da figure misterioso.

Quadri come luoghi, 2023. Villa Presti (Ospitaletto, BS. Ph. Michele Alberto Sereni

A Ospitaletto, nello spazio di Villa Presti, sono esposti paesaggi, reali e astratti, da cui emerge la capacità loro capacità di disegnare attorno a sé uno spazio che viene consegnato allo spettatore come territorio di movimenti e traiettorie dello sguardo sull’opera e attorno all’opera. Nei dipinti di Nazarena Poloi Maramotti, per esempio, un vento muove le forme e le scompone, mentre nei lavori di Nicola Samorì, tutti pittorici e senza alcun intervento sulla struttura del quadro, emergono da tocchi veloci e luminosi figure che sembrano nascere direttamente dall’interno del quadro, come se esistesse un fondo magmatico. Ci troviamo di fronte a opere che gli artisti creano a partire da una costruzione interna del quadro da cui poi germina vita. Così anche nelle opere di Linda Carrara, che invadono lo spazio con dolcezza favorendo la sensazione di un gesto che si è fatto materia viva, che riempie il luogo in cui si trova diventandone pienamente parte e conferendogli il suo stesso movimento di discesa. A Villa Presti si trovano anche il paesaggio urbano, fatto di pennellate coinvolgenti, di Marco Neri (Scorrere), il dipinto Davide Rivalta raffigurante un’aquila, e i gesti che l’hanno modellata e le pennellate pulviscolari di Federico Pietrella che definiscono tutte insieme una porzione di tempo. 

Quadri come luoghi, 2023. Installation view, Cascina Castelletto (Mornico al Serio, BG). Ph. Michele Alberto Sereni

Similmente, anche nella Cascina Castelletto, a Mornico al Serio – dove Ermanno Olmi ha girato L’Albero degli Zoccoli – le pennellate e i segni liberi e volatili di Alessandro Sarra sembrano nascere dentro una superficie scandita da ampie campiture monocromatiche, e i paesaggi di Mirko Baricchi, terrosi e vibratili, prendono vita come uno sciame in volo. Antonio Marchetti Lamera approfondisce la dimensione del paesaggio come luogo che il dipinto è in grado di reinventare: le sue opere muovono dalla fotografia, da scatti di ombre di architetture che poi la pittura trasfigura in un luogo pittorico potenzialmente indefinito. Serj invece, con un elemento sonoro, coinvolge lo spettatore e lo porta all’interno dei suoi dipinti dalla forma di bandiere dal nero profondo. 

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view, Palazzo Adorni (Carolò, BS). Ph. Michele Alberto Sereni

Il percorso si completa a Capriolo, nelle sale di Palazzo Adorni, dove si mescolano diversi tipi di relazione tra quadro e luogo. Beatrice Meoni, per esempio, mette un corpo, che continua a smembrarsi e a scomporsi, in relazione con il luogo. Con Quanti passi Meoni dissemina i passi sulla superficie e determina la dimensione di un luogo che è territorio di potenzialità, multidirezionale e instabile. Farid Rahimi reinterpreta continuamente l’immagine di un luogo che non esiste «che può configurarsi come un angolo di stanza o semplicemente come una lieve depressione», come dice lui stesso, Federico Pietrella traduce l’immagine del luogo in spazio di osservazione con una figura di schiena che guarda un piccolo quadro appeso alla parete del Museo Picasso di Parigi, e Gabriele Picco interpreta ironicamente il topos della figura di schiena di fronte o immersa nel paesaggio facendola incontrare con l’immagine di un pittore alle prese con un grande dipinto monocromo. Marta Pietrobon crea, con i suoi disegni, luoghi mentali, psicologici che non invadono l’esterno ma in cui si ha la possibilità in qualche modo di entrare; Corinna Gosmaro invece disegna attorno a sé la dimensione di un luogo abitato dal corpo dello spettatore: il corpo è chiamato ad avvicinarsi e ad attraversare l’opera, attratto dalla superficie morbida di poliestere, a entrare letteralmente nel paesaggio che l’opera configura.

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view, Matteo Fato. Palazzo Oldofredi Tadini Botti (Torrepallavicina, BG). Ph. Michele Alberto Sereni

«Il mondo fiammingo rivelava una grandissima vitalità nel definire discontinuità e continuità tra immagine e mondo reale, come avveniva per le nature morte e i quadri d’interno, che, simulando illusionisticamente la presenza di oggetti in nicchie o aperture che si ponevano in continuità col mondo reale, talvolta giocano con la cornice e arrivano perfino a metterla in discussione. Ecco, il punto è che questa particolare sensibilità che appartiene alla cultura visiva fiamminga, seppur antica di qualche secolo, mi sembra abbia molto a che fare col presente della pittura, sempre in bilico tra autoreferenzialità e desiderio di espansione», spiegano Ferri e Meneghel. Quadri come luoghi, che oggi apre al pubblico fino al 29 ottobre, parla di diversi tipi di relazione tra un quadro e un luogo, creando sinergie e scambi reciproci, coinvolgendoci e lasciandosi coinvolgere.

Quadri come luoghi, 2023. Instalaltion view, Matteo Fato. Palazzo Oldofredi Tadini Botti (Torrepallavicina, BG). Ph. Michele Alberto Sereni

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