15 aprile 2023

“Se la notte scomparisse”: la mostra di Mattia Balsamini alla Galleria Bertoia

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Fino al 30 aprile
In occasione della XVI edizione del “Pordenone Docs Fest. Le voci del documentario”, “Se la notte scomparisse” espone il lungo progetto di Balsamini e Panizza volto alla documentazione della cooperazione tra alcuni membri della comunità scientifica e cittadini per contrastare la scomparsa della notte e gli effetti su ecosistema e salute

Mattia Balsamini, Se la notte scomparisse, 2023. Veduta della mostra, Galleria Harry Bertoia, Pordenone. Courtesy Matete Martini

Il giornalista Raffaele Panizza narra in conferenza stampa che a Los Angeles durante un blackout i cittadini hanno chiamato il 911 terrorizzati dalla strana striscia bianca comparsa nel cielo notturno.  «Eighty-three per cent of population has never seen the Milky Way, the galaxy we call home». Mattia Balsamini, artista pordenonese formatosi nello studio di David LaChapelle, aggiunge il racconto di una visita notturna al Santuario Francescano e al bosco della Verna, in provincia di Arezzo, dove le lucciole si sono adattate a nuovo habitat a mille metri perché a fondovalle le luci artificiali impedivano loro di comunicare. 

Mattia Balsamini, Se la notte scomparisse, 2023. Veduta della mostra, Galleria Harry Bertoia, Pordenone. Courtesy Matete Martini

«A Mantova, un gruppo di speleologi ha chiesto alle autorità comunali di spegnere l’illuminazione del Castello di San Giorgio, che aveva causato l’ingresso prematuro delle femmine di pipistrello nel periodo fertile». A Fulda, nella Röhn Dark Sky Reserve (Germania), un unico lampione spento campeggia sullo sfondo del cielo al crepuscolo. Nel buio quasi totale, una ragazza di diciotto anni in piedi al centro della strada deserta guarda dritta di fronte a sé e sorregge con entrambe le mani uno skateboard. «“Questo cielo limpido”, dice, “lo porto sempre con me, appoggiato sulla mente”». Fulda è stato il primo centro urbano europeo a entrare nella rete della International Dark Sky Community (IDA), una organizzazione costituita da città e comunità che hanno adottato strategie volte alla preservazione del cielo notturno. Nelle sue strade i lampioni si accendono soltanto al passaggio e sono modulati in toni ambrati. Isabel Schöllhorn ha la testa appoggiata sulla federa bianca del cuscino di un letto del Centro di Cronobiologia di Basilea. Sulla testa indossa un encefalogramma a elettrodi integrati: «l’esperimento sulla qualità del suo sonno durerà due notti e due giorni». Il Centro di Cronobiologia si trova nei sotterranei del padiglione in stile brutalista che ospita la Clinica Psichiatrica dell’Università. Tra quelle stanze e corridoi, ritmati da cicli artificiali di notte e giorno, il professore Christian Cajochen e il tuo team hanno trovato un ambiente ideale per compiere le loro ricerche: raccogliere dati sugli effetti della esposizione costante alla luce artificiale. «We need to be aware of just how much artificial light we absorb and the effects this exposure has on our health. Cajochen concludes: Light hygiene, as I call it, is the new frontier of wellbeing and awareness».

Mattia Balsamini, Se la notte scomparisse, 2023. Veduta della mostra, Galleria Harry Bertoia, Pordenone. Courtesy Matete Martini

Queste sono alcune delle testimonianze visive e testuali raccolte nella mostra di Mattia Balsamini “Se la notte scomparisse” alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone fino al 30 aprile e nella pubblicazione “Protege Noctem. If Darkness Disappeared”. Curata dall’artista e curatrice Matete Martini (Francesca Martini) e promossa dal Comune di Pordenone e Cinemazero in occasione della XVI edizione del “Pordenone Docs Fest. Le voci del documentario”, la mostra espone il lungo progetto di Balsamini e Panizza iniziato nella forma di giornalismo long-form e volto alla documentazione della cooperazione tra alcuni membri della comunità scientifica e cittadini per contrastare la scomparsa della notte e gli effetti su ecosistema e salute. Lo scenario evocato del titolo della mostra, formulato come una ipotesi drammatica e non remota, viene declinato quindi in una prospettiva concreta e operativa sulla tematica. Pur suscitando un condivisibile senso di allarmismo sui risvolti negativi della illuminazione artificiale, il progetto adotta uno sguardo scientifico e propositivo che si focalizza sulle azioni mirate alla salvaguardia del buio. In questo modo esso interviene presentando forme di resistenza alle possibili gravi conseguenze della scomparsa della notte. Un lavoro di documentazione attraverso i linguaggi della fotografia e della scrittura che Balsamini e Panizza intendono continuare per disseminare un seme di attivismo.

Mattia Balsamini, Lei ha diciotto anni, esce al tramonto, nel cuore della Röhn Dark Sky Reserve […], 2022. Courtesy l’artista
I materiali presenti alla Bertoia e in “Protege Noctem” sono capaci di tradurre il carattere oggettivo del reportage in opere dal tratto immaginativo: un aspetto tipico delle soluzioni espressive di Balsamini. La sua ricerca artistica si concentra prevalentemente su soggetti della scienza e della tecnologia per indagarne le implicazioni sociologiche, ritratti utilizzando un linguaggio denotativo e insieme sospeso e surreale che in alcune opere sfocia nel grafico astratto.  

Le scelte curatoriali di Martini hanno prediletto gli elementi narrativi e immaginativi piuttosto che la resa descrittiva della documentazione giornalistica. La curatrice afferma infatti di aver proposto una versione non didascalica del progetto decidendo di escludere gli scritti più descrittivi di Panizza e installando le fotografie di Balsamini senza divisioni e categorizzazioni. Anche se è possibile individuare alcuni principali nuclei tematici – il sonno, i ricercatori e dal micro al macro (dalle provette ai cieli stellati) – le fotografie, le video installazioni e i testi si sviluppano fluidamente nello spazio espositivo senza un percorso mentale e fisico predefinito. Favorisce tale scopo la struttura architettonica della galleria che modula differenti scorci a costruire prospettive sempre diverse da cui le opere comunicano secondo un gioco di continue connessioni. 

Mattia Balsamini, “Le luci artificiali, per le lucciole, sono come la musica alta in una discoteca: impediscono di cercarsi e comunicare” spiega Marco, guida ambientale AIGAE […], 2022. Courtesy l’artista
La struttura poliedrica del percorso espositivo viene amplificata dalla multimedialità delle opere e dalle soluzioni installative che generano nello spazio diversificate configurazioni – video installazioni, light box, stampe di grande formato a parete o su supporto, fotografie incorniciate, la pubblicazione “Protege Noctem”, i taccuini originali posti su basse scrivanie. Il progetto espositivo invita a percorrere strade narrative mentali che possono seguire molteplici e personali pattern.  Questo aspetto si collega inoltre alla struttura della archiviazione di materiali raccolti durante un progetto di ricerca, dove reperti da differenti fonti e di diversi formati sono organizzati nelle pagine di un taccuino secondo libere associazioni. In questo modo la mostra rimanda esplicitamente alla sua natura di progetto in divenire evocata anche dalle lampade da studio e dai taccuini con appunti visivi e testuali. 

In “Se la notte scomparisse” confluiscono in modo organico nuclei culturali spesso intesi come opposti. Scienza, tecnologia e scorci sociali e ambientali raccolti attraverso un progetto giornalistico si legano a elementi sia intimi sia immaginari, surreali e narrativi. Come riferisce lo stesso Balsamini, in questa ricerca convivono il tecnico e l’empatico. La mostra inserisce la sua prospettiva artistica e personale in un contesto di riflessione sul ruolo sociale e politico di scienza e tecnologia e sulla necessità di rapportarle al poetico e alle urgenze della contemporaneità. 

Mattia Balsamini, Se la notte scomparisse, 2023. Veduta della mostra, Galleria Harry Bertoia, Pordenone. Courtesy Matete Martini

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