30 novembre 2022

Silia Ka Tung, The Mushroom at the End of the World – Saraceno Art Gallery

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La prima personale in Italia dell’artista cinese Silia Ka Tung alla Saraceno Art Gallery di Roma: un viaggio nell’universo dei funghi, tra scienza, arte, filosofia e magia

Installation view © Silia Ka Tung

La Saraceno Art Gallery di Roma ospita, fino al 10 dicembre prossimo, la prima personale in Italia di Silia Ka Tung dal titolo “The Mushroom at the End of the World” curata da Camilla Boemio e Marilena Saraceno. Di origini cinesi, Silia Ka Tung è un’artista multidisciplinare che vive e lavora a Londra dal 1997. Il progetto di questa esposizione trae spunto dal libro “The Mushroom at the End of the World: on the Possibility of Life in Capitalist Ruins”, scritto dall’antropologa americana di origini asiatiche Anna Lowenhaupt Tsing e pubblicato nel 2015. L’intitolazione della mostra è mutuata proprio da quest’opera. Nel testo si racconta che, quando nell’anno 1945 la città di Hiroshima fu distrutta dalla bomba atomica, la prima forma di vita a riemergere in quel paesaggio desolato fu un fungo “matsukame”.

Se la curiosità verso il mondo naturale da parte dell’artista è senz’altro stata alimentata dal confronto con la sfera professionale del padre, medico olistico ed esperto di medicina tradizionale cinese, è pur vero che l’interesse nei confronti dei funghi sembra, anche in tempi recenti, aver costituito il perno non solo di diverse pubblicazioni come “Entangled Life. How fungi make our worlds, change our minds & shape our futures” (2020) del biologo inglese Merlin Sheldrake, il cui titolo evoca emblematicamente la matrice ambigua di questa categoria di vegetali, ma anche di diverse mostre, come “Mushrooms: The art, design and future of fungi” (London, Somerset House, 2020) o “The art of mushrooms” (Oporto, Museo Serralves, 2022). Silia Ka Tung fornisce una sua originale interpretazione di un tema, dunque, molto attuale e frequentato sia nel mondo scientifico che in quello culturale in senso lato.

Installation view © Silia Ka Tung

L’esposizione si articola attraverso la proposta di cinque riquadri che possono essere interpretati come l’ideale trasposizione di stati interiori. Disegni, dipinti, sculture realizzate in materiale tessile sono le diverse forme espressive attraverso le quali si dipana la rappresentazione, nella quale confluiscono varie componenti culturali, tra le quali il riferimento allo sciamanismo.

Installation view © Silia Ka Tung

«La personale di Silia Ka Tung – ci racconta la curatrice Camilla Boemio – riunisce maestosamente nella sua linearità, oggetti articolati in una narrazione che si snoda dal pavimento alle pareti, mettendo in evidenza la loro spiccata materialità, le forme organiche e l’enfasi simultanea sulla disciplina e sull’intuizione libera. Sono lampi istintivi fulminei, portali che ci introducono in altri mondi rivelandoci sorprese improvvise, rivelazioni e risvegli. In questo stato di catarsi, l’artista ci propone un lessico ammaliante nel quale il racconto si sposta dalla costellazione degli eterei acrilici ai piccoli lavori scultorei, la cui fisicità della loro costruzione e l’intensità della loro fattura ricorda antiche figure, strane antropomorfe rappresentazioni, animali magici, formazioni geologiche e correnti più recenti dell’arte contemporanea. Sono oggetti altamente tridimensionali in cui le informazioni visive e scultoree fluiscono su ogni superficie. La mostra nel suo insieme funziona come uno scenario estatico di vivida vita immaginativa».

Si tratta di un universo lirico, poetico, dove il rinvio immediato sembra essere alla dimensione dell’infanzia, quasi freudianamente emergente da simulacri in stoffa rievocativi dell’antico cavallo, imprigionato da una griglia di nastri o della volpe con una immaginaria e visionaria coda articolata in ciocche. Le opere in mostra alludono a un passato antico, ancorato alle certezze della tradizione dei vecchi giochi fatti di tessuto e di lavoro con l’ago. Al contempo qualche dettaglio inedito e inaspettato sembrerebbe dichiarare l’ibridazione di questi strumenti di gioco con una dimensione irrazionale, dove emerge un rinvio al mondo dell’inconscio con un riferimento innegabile alle istanze degli artisti surrealisti.

Installation view © Silia Ka Tung

Anche l’incongruo sistema proporzionale delle opere in stoffa a tutto tondo dichiara questa duplice valenza delle immagini che si caricano di una storia, al contempo rassicurante perché legata alla tradizione, e sotterraneamente capace di aprire spazi all’incertezza, a una dimensione “altra” dove il pesce può divenire improvvisamente un mostro marino, la mucca dall’esile corporatura assumere, attraverso quel giganteggiare dell’enorme testa cornuta, le fattezze di un novello Minotauro. E proprio il richiamo alla tradizione antica e al mito costituiscono un altro elemento caratteristico dell’universo artistico di Silia Ka Tung.

L’originalità dell’artista sta nel proporre un universo in bilico tra una dimensione reale legata alla prima fase della propria realtà esistenziale e nel rivelare, contestualmente, l’aspetto più inquietante e oscuro che la storia spesso propone nel suo assumere percorsi inediti inaspettati, spesso dirompentemente drammatici.

Installation view © Silia Ka Tung

Nella fattispecie, la figura del fungo è stata oggetto di attenzione da parte anche di altri artisti contemporanei come il tedesco Carsten Höller e AES+F, il collettivo russo composto dagli artisti Tatiana Arzamasova, Lev Evzovich, Evgeny Svyatsky e Vladimir Fridkes. Dall’evocazione di un mondo bucolico legato anche all’antichità classica, questo organismo vegetale passa ad alludere allo sconvolgente capitolo del disastro di Hiroshima, avvenuto il quale fu proprio il fungo il primo vegetale a ricrescere in quei territori desolati dove l’insensatezza umana aveva, con lo scoppio della bomba atomica, cancellato ogni segno di vita. E proprio nel fungo si concentra con efficacia quel dualismo tra mondo dell’infanzia e dimensione onirico-surreale che il mondo “alla rovescia” del romanzo di Lewis Carroll “Alice’s Adventures in Wonderland” (1865) ha magistralmente incarnato e al quale la nostra artista ha fatto, in passato, riferimento.

In questo universo artistico vengono messe in discussione tutte le certezze del mondo infantile dove l’ombra dell’inaspettato e del non atteso è preludio a quelle che saranno le incertezze e l’oscurità che, travalicato il mondo degli adulti, le contingenze reali inevitabilmente nascondono. Silia Ka Tung evoca in maniera personale e originalmente poetica proprio questo atavico dualismo che si cela, in senso lato, dietro la storia del nostro trascorso esistenziale e del passato storico, dualismo che è, al contempo, sotteso alla realtà attuale dove ancora, nel XXI secolo, l’ombra drammatica dei conflitti bellici inquieta i nostri animi.

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