28 ottobre 2020

Stefania Vichi a Palazzo di Sorbello, Perugia

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A Perugia, a Palazzo di Sorbello, la personale di Stefania Vichi, tra storia e "Vanitas" contemporanea. Fino all'8 novembre

Stefania Vichi, installation view “Rinascimento (feat. Barocco). Loading Art”, 2020, Palazzo di Sorbello, Perugia, Courtesy d’artista, ph Anna Cuzzolin e Elisa Imperi

Nel centro storico di Perugia, a Palazzo di Sorbello, sede dell’IID, “Rinascimento (feat. Barocco). Loading Art”, personale di Stefania Vichi (1986), curata da Carlo Pizzichini, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, e patrocinata dalla Regione Umbria e dal Comune di Perugia (fino all’8 novembre).

L’artista ci ha raccontato la mostra.

Come è nata questa personale?

«È stata fortemente voluta per rispondere, in controtendenza al periodo storico, con un inno a “caricarsi d’arte”. La mostra diventa un atto di fede e di speranza verso l’arte, che aggrappandosi con volontà ad una forma di vivere, dichiara al mondo di voler sopravvivere. “Rinascimento” quale studio dei modelli classici per estrarne luce nuova nel presente, “Barocco” come inno allo stupore: due concetti spendibili nel presente in un invito a caricarsi d’arte come bene comune, da preservare e tenere in vita, come la storia ci insegna. I giorni del confinamento fisico ci hanno reso consapevoli che tutte le rinascite, sono rinnovamenti, rinascenze di un qualcosa che, come l’arte, non è assolutamente necessario alla sopravvivenza, ma proprio per questo di estrema importanza per sopravvivere».

Stefania Vichi, installation view “Rinascimento (feat. Barocco). Loading Art”, 2020, Palazzo di Sorbello, Perugia, Courtesy d’artista, ph Anna Cuzzolin e Elisa Imperi
Come definiresti il tuo linguaggio artistico?

«Un linguaggio che diventa naturalmente quasi trasgressivo, per quel sottile equilibrio tra sacro e profano su cui si muove in sostanza tutta la mia opera nel rappresentare i temi universali con l’uso indifferente di mezzi tradizionali, scultorei, ma anche attraverso la fotografia (di Anna Cuzzolin), i video (di Emilio Seri) e le performance artistiche, un’unione delle arti proprio come il Rinascimentale insegna, che riassumono la rincorsa al culto della bellezza promotore dello Stupore e della Meraviglia: Stay Baroque, Stay Foolish!».

Stefania Vichi, installation view “Rinascimento (feat. Barocco). Loading Art”, 2020, Palazzo di Sorbello, Perugia, Courtesy d’artista, ph Anna Cuzzolin e Elisa Imperi
A quali progetti espostivi parteciperai nei prossimi mesi?

«Attualmente due delle mie opere sono esposte all’Akaas Visual Artists Group di Dubai; a dicembre sono stata invitata al Collettivo Curatoriale Luiss Master of Art con la mostra “REFOLDED. Percorsi meta-artistici”– Fondazione Pastificio Cerere, Roma; in primavera la mostra di Perugia verrà riproposta a Milano; a giugno esporrò alla Biennale d’arte di Montecarlo».

Stefania Vichi, opera esposta nella mostra “Rinascimento (feat. Barocco). Loading Art”, 2020, Palazzo di Sorbello, Perugia, Courtesy d’artista, ph Anna Cuzzolin e Elisa Imperi

Il percorso espositivo

Il percorso espositivo nella parole dell’organizzazione: «Il percorso mostra diventa un viatico di riflessione sull’importanza dell’arte non solo quale nutrimento degli occhi, ma quale vero e proprio investimento per il futuro. Il messaggio dunque è: ispiriamoci alla storia che ci ha reso il paese della cultura e non ignoriamo l’arte, sarebbe come ignorare noi stessi. In mostra la serie Lex Italica e Pantheon, dove l’insegnamento della storia viene trasmesso proprio come modo nuovo di comportamento per coloro che hanno a cuore le cose d’arte. Le virtù umane sono le uniche ad essere incoraggiate per intraprendere una via d’uscita in tempi bui, le opere portano il nome di alcune fondamentali famiglie storiche italiane la cui grande intuizione fu di sostenere i Geni (gli artisti) nelle loro creazioni: dai Medici agli Sforza, dai Borgia ai Borboni è il trionfo del colore e della forma, in una parata di drappeggi e simboli che le pittosculture evocano mediante accenni iconografici. Ma il teatro barocco trova il suo fulcro nel Falò delle Vanità, un’installazione di tre metri che evoca la sera del 7 febbraio 1497, quando il frate Savonarola e i suoi seguaci bruciarono in Piazza della Signoria migliaia di oggetti che a loro giudizio potevano generare vanità appunto. Specchi, vestiti lussuosi, dipinti… In soccorso arrivano otto estintori (Caravaggio, Bernini, Canova, Burri…) che dominano le fiamme, controllando e spegnendo il gran fuoco, proprio con la loro sana vanità artistica e il loro genio che sopraffà chi tenta di dar fuoco all’arte per distruggerla. Questo a voler rammentare che “l’arte non arde mai”. Tra le vanità del Falò del Savonarola c’erano anche i vestiti preziosi, evocati con la serie Dress-art rendendo il visitatore protagonista come eventuale indossatore di una serie di corsetti scultorei con i quali rivestirsi. È un invito a calzare un segno d’arte, a trasformarsi, lasciando andare i propri preconcetti e limiti. Siamo tutti nudi davanti all’arte, tutti immancabilmente uguali e l’arte è pronta a vestirci di meraviglia e stupore, a spogliarci del maligno per indossare il bene, a toglierci il velo del banale per coprirci di originali virtù. Per “curare” i Savonarola del nostro tempo, ecco pronta la serie del Loading art come cassette del pronto soccorso: coloro che sono affetti d’anemia verso l’arte, i carenti di sensibilità, i deboli d’idee, posso caricarsi di nuove energie con la flebo ricostituente di “VANITAS”, una panacea di stupore, con trasfusioni di bellezza e d’amore per l’arte pilastri della nostra storia».

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