10 giugno 2023

Storia di come il sangue diventò colore: la mostra di Hermann Nitsch a Genova

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Fino al 30 settembre
Dagli esordi ai giorni nostri, dal sangue al colore. La galleria ABC-ARTE porta a Genova la ragionata teatralità di Hermann Nitsch, in una mostra decisamente catartica

Hermann Nitsch. Cathartic Aversion - installation view - courtesy ABC-ARTE e Fondazione Morra Napoli - photo Ilaria Caprifoglio

Hermann Nitsch. Cathartic aversion «È la mostra più impegnativa che abbiamo fatto». In una battuta, Antonio Borghese ha confermato le nostre previsioni: maneggiare l’opera di Hermann Nitsch (1938-2022), dove sangue e squartamenti vari sono all’ordine del giorno, non è proprio una passeggiata. ABC-ARTE è la prima galleria italiana a dedicare una esposizione di peso (curata da Flaminio Gualdoni) a uno degli showman dell’Azionismo viennese; contraddistinto,  fin dagli anni ’60, per essere tra i più controversi artisti che la contemporaneità ci ha donato. E, non dimenticate, «Il più completo» nella capacità di offrire una dimensione organica tra pensiero e azione, come è uscito fuori parlando con Peppe Morra, fondatore e curatore del Museo Nitsch di Napoli. Non solo, «Più completo anche di Beuys» precisa Morra.

Hermann Nitsch. Cathartic Aversion – installation view – courtesy ABC-ARTE e Fondazione Morra Napoli – photo Ilaria Caprifoglio

Ritualità e catarsi: Nitsch e la performance

È lo stesso entourage del Museo ad essersi occupato di un allestimento che, tra ambienti saturi di oggetti pittorici e non, tira dritto alla creazione di un percorso immersivo. Catartico come l’artista comanda; organizzato come una specie di bolla in still life, in cui opere-cimelio segnano la centralità della parte riflessivo-performativa rispetto a quella strettamente pittorica (approfondita dalla sede milanese di ABC). È un progetto dalla vocazione documentativa, sia nella scelta dell’arco temporale (1962-2020), sia nel proporre tavoli firmati dall’artista, contenenti infilate di oggetti; pezzi a servizio delle azioni rituali nitschiane, perpetuate – a tutto vantaggio dei posteri – nelle macchie (anche) di sangue rappreso su teli e vesti. Tracce di una dimensione partecipativo-collettiva, intrappolata nelle impronte dei piedi di chi ha preso parte a 158.aktion, performance del 2020 realizzata presso il Museo Nitsch.

158.aktion è presente in mostra tanto nei contenuti mixed media, quanto in forma di documento video. E un po’ riecheggia anche nelle fragole e ciliegie a disposizione di un pubblico attivo e “mangiante”, in un’operazione che di per sé fa molto Félix González-Torres. Solo che questo è Nitsch. E quello dall’altra parte non è un pubblico prettamente invitato a completare un processo, bensì una fucina di iniziati, lasciati a vivere una (edulcorata e molto più sofisticata) dimensione di consapevolezza/liberazione/scoperta collettiva. Gli stessi iniziati a cui, con un atteggiamento assai più spiccio, potrebbe poco piacere la collocazione risicata e passante del video. La versione “live action” di 158.aktion, in effetti, avrebbe meritato maggior peso complessivo per la sua centralità nell’ottica processuale di Nitsch; nella scansione rituale di un tempo che, per l’artista, si configura come ben più infinito degli still fotografici in cui lo si vede bloccato. Quel tempo cadenzato da pile di fazzoletti e file di zollette, elementi determinanti per una concezione ritmica mentalmente solida.

Hermann Nitsch. Cathartic Aversion – installation view – courtesy ABC-ARTE e Fondazione Morra Napoli – photo Ilaria Caprifoglio

Ritualità e armonia: gli Esercizi cromatici

La ritualità in Nitsch va letta anche nell’ottica di un senso dell’armonia. Senso che rientra nella pura azione pittorica dei lavori chiamati Esercizi cromatici: tracce lineari a pastello colorato (siamo intorno ai primi anni Duemila), abili a ricordare da vicino la ritmica di alcune esperienze cromatico-astratte di Paul Klee (per l’esattezza Strada principale e strade secondarie, del 1929). In questo caso, Nitsch lavora diretto sulla percezione; facendo leva sulla concretezza di un’azione cromaticamente pensata e praticata, con una ritualità contigua a quella prevista nel suo Teatro delle orge e dei misteri. Una ritualità sicuramente meno efferata (diciamo che, nella totalità della mostra, gli Esercizi cromatici spuntano come delle “pause”, degli spot volti a illuminare Nitsch da un’altra angolatura), ma non meno catartica.

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