-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- Mibact
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
“Tecniche d’evasione”: in che modo l’arte si ribella al potere?
Mostre
Tra i migliori e più autentici episodi dell’arte contemporanea si contano quelli accaduti in clandestinità.
È l’incipit della mostra “Tecniche D’Evasione”, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, che espone quasi un centinaio di lavori realizzati da artisti dell’avanguardia ungherese tra gli anni Sessanta e Settanta, rintracciati e messi in salvo dal Ludwig Museum – Museum of Contemporary Art di Budapest e da alcuni collezionisti privati, grazie ai quali oggi è stato possibile ricostruire e diffondere una storia esemplare e drammatica. Il percorso espositivo infatti, strutturato in sei sezioni e ideato da un team di curatori internazionale – Giuseppe Garrera, József Készman, Viktória Popovics e Sebastiano Triulzi –, spiega come le pratiche di questi artisti siano state fortemente condizionate del regime politico ungherese di quegli anni, e le rilegge come strategie di elusione del potere da parte di giovani uomini e donne stretti nel giogo della censura e del controllo, in un contesto in cui l’unica arte ammessa era quella da cavalletto che celebrasse la bellezza del sistema.

Sorvegliare e punire l’arte
Così, la carrellata delle “tecniche d’evasione” ricostruisce soprattutto un tracciato di sofferenza esistenziale e artistica, che non può che iniziare col modulo d’iscrizione mai firmato all’Accademia di Belle Arti di Amsterdam di Bálint Szombathy, testimonianza di tutte le carriere soffocate o mai nate di questi artisti. Si prosegue poi con alcune opere-simbolo dalla potente portata concettuale, come la foto della performance I am a work of art, in cui Judit Kele visse per tre giorni nello spazio del Museum of Fine Arts di Budapest al posto di un dipinto che era stato tolto, recintata da un cordone e sorvegliata da un custode. Qui fioccano gli interrogativi: in che misura siamo protetti o sorvegliati? Quanto può dare scandalo la femminilità di una donna, vestita e inoffensiva, se decontestualizzata dalle mura domestiche? Ancora, alcune teche contengono le fragili e rarissime opere di mail art di Endre Tót, buste vuote o cartoline apparentemente innocue che permettevano agli artisti di viaggiare metaforicamente per il mondo sotto gli occhi del regime, aggirando i divieti; così come fugaci e ingannevoli (e per questo non riconosciuti dal potere) erano i numerosi interventi di street art, dalle scritte sulla neve agli happening che simulavano cortei di protesta, senza proclamare alcuno slogan esplicito. Tutti interventi obbligatoriamente astuti, che rappresentavano l’unica via per questi artisti di esprimere il proprio scontento sociale e politico, il proprio “disagio di fare arte”. Ma la mostra contiene anche un piano di lettura sotterraneo, così come sotterranei sono stati gli operati dei suoi protagonisti: «Il pre-testo della mostra è raccontare un’avventura esemplare e illuminante; il testo è usarla per ragionare sul presente», spiega uno dei curatori, Giuseppe Garrera. «Il potere politico in Ungheria è stato altrettanto feroce del potere economico del nostro occidente, che è esattamente come una dittatura: si mostra innocuo, paternalista e preoccupato dei suoi cittadini, ma in realtà è di una ferocia inaudita. I sistemi di potere sono pacifisti, perché in questa maniera eliminano il dissenso».

La differenza tra mecenati e sponsor
La mostra non vuole essere polemica, spiega il curatore, ma solo portarci a fare una riflessione che, probabilmente, in maniera spontanea non faremmo. «La sensibilità di questi artisti ci indica che in un sistema apparente di libertà assoluta, come quello in cui viviamo oggi, in verità ci sono state tolte le libertà vitali, al punto che non sapremmo dire quali. Il potere economico di oggi è talmente innervato nelle nostre menti che noi non ne siamo nemmeno consapevoli». E gli artisti di oggi, anche loro sono ignare pedine di un gioco superiore, quello del sistema dell’arte? «Il problema degli artisti di oggi è quello di accettare il sistema completamente ed essere adattati alle sue sbarre. La clandestinità è legata a pochissimi casi e quindi estremi, è ancora un’arte sotterranea, intransigente e caratterizzata da un forte elemento politico. Oggi l’arte non ha più mecenati, ma sponsor: la contestazione quindi deve andare contro un sistema di potere economico e di immagine».
C’è tempo fino al 6 gennaio, per riflettere.
mostre ed eventi

Uros Gorgone
Federico Pazzagli
Direttore Responsabile:
Matteo Bergamini
Direttore Editoriale:
Cesare Biasini Selvaggi
Direttore Commerciale:
Federico Pazzagli
f.pazzagli@exibart.com
Fax: 06/89280543
Pietro Guglielmino
Adriana Proietti
Art Director:
Uros Gorgone
Progetti speciali:
Daniele Perra
Redazione:
Mario Francesco Simeone
Nicoletta Graziano
Silvia Conta
Yasmin Riyahi
Erica Roccella
Collaboratori

P.IVA: 11600801002


Si è verificato un errore durante la registrazione. Ricarica la pagina e riprova.
Grazie per la tua iscrizione.
Riceverai ogni giorno le ultime notizie nel mondo dell'arte, del cinema, della moda e della cultura.
scopri ogni giorno le ultime notizie
nel mondo dell'arte, del cinema,
della moda e della cultura.
Inserisci la tua email e premi iscriviti.
Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nelle impostazioni.

Panoramica privacy
Questo sito Web utilizza i cookie per consentirci di offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Cookie strettamente necessari
Cookie strettamente necessari devono essere abilitati in ogni momento in modo che possiamo salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.
Cookie Policy
Ulteriori informazioni sulla nostra Cookie Policy