15 maggio 2024

This is The End: a Monza, dieci artisti per riflettere sul nostro tempo

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Negli spazi della Villa Reale di Monza, una mostra collettiva con le opere di dieci artisti, per riflettere sulle fratture del nostro tempo, tra guerre e crisi ambientale. Ma con un tocco di leggerezza

Utereyes, poster, 130x162cm

Le opere di dieci artisti per riflettere sulle fratture del nostro tempo ma senza dimenticare la leggerezza. Sarà visitabile dal 19 maggio al 9 giugno 2024, nei suggestivi spazi della Sala Convegni della Villa Reale di Monza, la mostra This Is The End, nata durante un momento di cesura decisivo per l’attualità più stringente, quando l’entusiasmo della ripresa del post pandemia fu abbattuto dalla notizia dell’invasione dell’Ucraina, spiegano dall’Associazione Culturale AND, che cura la collettiva. In esposizione, le opere di Elisa Cella, Nicola Evangelisti, Nadia Galbiati, Roberto Ghezzi, Elena Ketra, Camilla Marinoni, Andrea Meregalli, Gabriele Micalizzi, Silvia Serenari e Matteo Suffritti.

Il titolo scelto per la mostra è un riferimento alla famosissima canzone del 1967 dei Doors, scelta da Francis Ford Coppola come colonna sonora della prima, indimenticabile scena del film Apocalypse Now (1979), liberamente ispirato dal libro Cuore di tenebra di Joseph Conrad. La canzone, il film e il libro creano un intreccio tanto perfetto quanto potente, per una meditazione sull’orrore, sulla follia e sulla psicologia umana. «La mostra vuole essere infatti un grido proposto dagli artisti, da sempre sensibili alle vibrazioni che il mondo produce e custodi della loro rielaborazione», continuano da AND, associazione nata a Monza nel 2023, con l’intento di organizzare progetti ed esposizioni di arte contemporanea.

ElisaElisa Cella, 23-C33 SarsCov2, olio su acrilico su tela, 20×21 cm (2023)

Crisi finanziaria, i conflitti in Ucraina e in Palestina, la minaccia nucleare, la crisi energetica, la siccità, le inondazioni, l’aumento vertiginoso della popolazione mondiale, le incognite dell’Intelligenza Artificiale. Sullo sfondo dei cambiamenti climatici, delle grandi migrazioni di popoli in fuga da situazioni insostenibili e condizioni disumane. E poi, gli abusi sulle donne, i numeri – e i nomi – del femminicidio che quotidianamente vengono aggiornati. Insomma, «Quell’ingenua promessa di pace, prosperità, diritti acquisiti, civiltà evoluta è stata messa in discussione».

Nadia Galbiati, The Golden Age, ferro, rame, bronzo, ottone, alluminio, dibond, cm 26x110x180 (2024)

Ma a dispetto di tutto ciò e di quanto sembrerebbe comunicare il titolo This is the end – “Beautiful friend”, continua la canzone – la mostra di Monza è «L’opposto di quanto potremmo aspettarci», afferma Simona Bartolena storica e critica dell’arte che ha scritto un testo di accompagnamento alla mostra. «Non è una mostra tragica, che insiste su iconografie da melodramma; non è banale, in nessun caso, presentando opere che scelgono sempre la via più efficace e intelligente (anche quando potrebbe essere la più impervia) per arrivare al punto. È una mostra che non giudica, ma che suggerisce motivi di riflessione, una mostra che usa un tono composto e mai urlato, talvolta anche leggero (che bella cosa la leggerezza!), ma che arriva, proprio per questo, come un pugno nello stomaco».

Matteo Suffritti, 8.000.000.001, fotoincisione su ferro, cm 25x44x44 (2023)

Le opere dei nove artisti, diversi per percorsi, tecniche e poetiche, affrontano le tematiche della mostra, con un alternarsi di dipinti, sculture, installazioni e rielaborazioni fotografiche. L’arte fa da tramite per mettere in comunicazione le varie scienze coinvolte, interroga il presente e chiama professionisti e pubblico a una riflessione collettiva per affrontare le sfide del futuro. A ogni artista è stato infatti associato un professionista del tema trattato, che ha scritto un testo per il catalogo e che parteciperà a una tavola rotonda aperta al pubblico, che si terrà il 25 maggio alle 16, nella Sala Convegni della Villa Reale di Monza.

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