12 luglio 2023

Tina Modotti: Here and Now, all’Artspace di Tel Aviv

di

37 fotografie all'Artspace di Tel Aviv documentano il percorso biografico e artistico di Tina Modotti, icona culturale riconosciuta e sempre più raccontata dalla storia dell’arte e dalla critica contemporanea

Tina Modotti, Woman’s hands . Arch. N° 35348. Ca. 1925, Mexico City, Federal district © SC.INAH.SINAFO.FN

Tina Modotti, talento sofisticato dalla vita avventurosa, nomade e a tratti misteriosa e dalla tecnica fotografica pionieristica, è oggi raccontata negli spazi di Artspace di Tel Aviv con la mostra Here and Now, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, realizzata in collaborazione con l’Ambasciata del Messico in Israele e Glocal Project Consulting e visitabile fino al 29 luglio.

Attraverso i simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto, l’esposizione presenta un excursus che ricostruisce i momenti essenziali della storia personale e creativa dell’artista, breve ma intensa e ricca di opere. I curatori Dominique Lora e Yair Barak ci hanno accompagnato nel percorso, che la Direttrice dell’IIC di Tel Aviv Maria Sica ha in ultimo contestualizzato nella programmazione. 

Dominique Lora, Yair Barak

Tina Modotti, unica e poliedrica, ha avuto due grandi passioni, l’arte e la rivoluzione. Che artista è stata e come ha condotto le sue rivoluzioni? 

DL: «Tutto in Tina Modotti grida arte e rivoluzione! Sono per lei un linguaggio e un’idea intercambiabili ed inscindibili che definiscono la sua magnifica seppur breve esistenza. L’arte è il mezzo attraverso il quale costruisce la sua vita, traccia un percorso per le generazioni a venire ed esprime sé stessa in un presente ostinato e senza interruzione di continuità. Costantemente ispirata da una curiosità insaziabile, Tina si alterna modella e artista e osserva il mondo che la circonda da un lato all’altro dell’obiettivo, usando il suo sguardo, il suo corpo e le sue mani per comprendere e per cogliere attimi di autentica verità umana, senza mai riprendere fiato. Ma è dietro la lente della sua Graflex Reflex che porta avanti e realizza la sua rivoluzione, mettendo in luce la forza, la grazia e la diversità di un’umanità socialmente e culturalmente trascurata, eppure così profondamente toccante. La fotografa di origini udinesi forgia in tal modo una sua personale poetica rivoluzionaria, (più che “della rivoluzione” tout court…) svelando il mondo nella sua bellezza elementare e sperimentando ante tempore con espressioni e linguaggi privi di artificio».

Tina Modotti, Here and now. Installation view, Artspace, Tel Aviv

Come è articolato il percorso espositivo e che figura emerge? 

YB: «L’allestimento della mostra offre due possibili letture dell’opera di Modotti. Le due gallerie principali presentano una collezione più sperimentale, che esplora uno sguardo seriale di quella che definirei una pratica più concettuale. Lo spazio introduttivo mostra un gruppo di fotografie dall’approccio tipicamente documentaristico di Modotti. In generale, la mostra sottolinea l’approccio più caratteristico di Modotti: la sua magica capacità di rappresentare la quotidianità nella sua presenza trascendentale».

Tina Modotti, Bananas carrier in Veracruz. Arch. N° 35282. 1928 Veracruz, Federal District © SC.INAH.SINAFO.FN

Come ha usato Tina Modotti, nel corso della sua carriera, la macchina fotografica?

DL: «Lo sguardo della Modotti ha contribuito significativamente a cambiare la percezione della pratica fotografica che fu dominante tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, gettando le basi per un foto-giornalismo (poetico) di stampo politico e antropologico-culturale che verrà sviluppato nel tempo da grandi maestri che partono da suoi coetanei come Dorothea Lange, Margareth Bourke-White e Robert Capa passando per Weegee, Lisetta Carmi, Letizia Battaglia e Cartier-Bresson fino a fotografi a noi contemporanei quali Steve McCurry, per citarne alcuni…. Materializzando una cognizione del reale empatica e pervasa di grazia e dignità in ogni suo dettaglio, le sue immagini sono realizzate come «componimenti inculti» volti, seppur in maniera indiretta, ad esorcizzare la fotografia come mera documentazione o creazione artificiosa che racconta un mondo – specificatamente Messicano ma dal valore universale – in bilico tra indigenza socio-culturale e ricchezza vitale, naturale ed eternamente generatrice». 

Tina Modotti, Roses. Arch. N° 35299. 1925 Mexico City, Federal district

Che valore aveva la fotografia per lei, sul piano concettuale e parimenti calata nella vita reale?

DL: «Per Tina Modotti credo si possa considerare che la fotografia abbia rappresentato una pagina bianca sulla quale potersi esprimere liberamente e senza condizionamenti di stampo sociale o di genere in quanto donna intellettualmente audace, perennemente “oltre frontiera” e animata da una sensibilità vorticosa e caleidoscopica.  Il suo lavoro si sviluppa come il racconto di costanti attraversamenti, un viaggio nell’intimo di geografie umane eterogenee e spesso effimere che intraprende svolgendo un’attenta indagine sulla natura al contempo permanente e transitoria della differenza e dell’universo femminile. La sua visione di ciò che potremmo definire il patrimonio culturale della rivoluzione sociale messicana agli inizi del novecento, si distingue in termini di narrazione, scelta dei soggetti e uso tecnico dello strumento fotografico, rappresentando – per usare un espressione di Vincenzo Susca – “Quel tintinnio dell’ultima ora che, sotto forma di terrorismi, guerre e violenze, vede qualcosa resistere ed altre germogliare dagli interstizi del quotidiano alle scene urbane, dai margini della strada alle campagne aperte […].” Ad esempio, nella serie di ritratti femminili nelle campagne messicane, il corpo della donna diventa il veicolo universale che trascende ogni punto di vista monoculturale ed elimina ogni distinzione tra noi e gli altri, tra indigeno e straniero…»

Tina Modotti, Portrait of a woman carrying a basket (jicara). Arch. N° 35276. Ca. 1929 Juchitan, Oaxaca
© SC.INAH.SINAFO.FN

Da un punto di vista storico artistico, oltre che critico, che rapporto hanno le fotografie di Tina Modotti con la nostra contemporaneità? 

DL: «Credo che una porzione significativa delle incursioni espressive e dei linguaggi artistici che hanno caratterizzato quest’ultimo secolo e che hanno contraddistinto la sperimentazione fotografica ma anche altre forme di arti visive come la video art, ad esempio, si debbano, in maniera  diretta ed indiretta, alla visione di artiste di avanguardia come Tina Modotti … Penso nello specifico ad alcune tra le proposte più stimolanti e propositive della fotografia contemporanea al femminile, ispirate da coraggio, fierezza e dalla ricerca di un’identità individuale quanto collettiva. Personalmente percepisco strascichi, retaggi e elementi propri della Modotti nei lavori di artiste come Diane Arbus, Lucia Moholy-Nagy, Lola Alvarez Bravo, Georgia O’Keefe, Yolanda Andrade, e, più di recente, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Nan Goldin, Sophie Calle, Cindy Sherman, Tracy Moffatt, Barbara Kruger, Shirin Neshat,  o Silvia Giambrone…tra le altre… Si tratta di artiste capaci di vivificare una modalità espressiva come la fotografia con elementi che creano un valore e una percezione completamente diversi rispetto all’estetica tradizionalmente maschile (senza togliere nulla al loro valore ovviamente…) e novecentesca  in generale,  rivelando ciò si nasconde dietro a costruzioni scontate e spesso ingiuste di carattere sociale e culturale. Tutte queste donne sono uniche e sorprendenti nella loro icasticità operando in comune e facendo i conti con la storia dell’essere umano, ieri, oggi e domani….»

Tina Modotti, Guitar, sickle and cartridge belt. Arch. N° 139.001.000. 1927 Mexico City, Federal district. © Colección y Archivo Fundación Televisa

Come si inscrive la mostra di Tina Modotti nella programmazione espositiva dell’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv?

Maria Sica «Il nostro programma tiene ben presente l’uguaglianza di genere come uno degli obiettivi della strategia per lo sviluppo sostenibile e, nello specifico, dedica una attenzione particolare alle donne e al loro sguardo nell’arte. Dopo Marion Baruch, artista alla quale abbiamo dedicato una mostra al Centre of Contemporary Art di Tel Aviv nel 2022 e un libro, Tzimzum, edito da Mousse nel 2023, è il momento di Tina Modotti, fotografa, attivista e attrice. Un’artista che ha vissuto la sua vita avventurosa all’insegna del cosmopolitismo e ha raccontato l’umanità attraverso scatti di donne, uomini e paesaggi, uno sguardo contemporaneo in cui la narrazione documentaristica si accompagna sempre ad una scelta estetica. Tina è il simbolo della donna emancipata, moderna, che ha voluto affermare il suo ruolo in un momento storico di grande complessità testimoniando il suo punto di vista attraverso il mezzo fotografico. I 37 scatti selezionati per questa esposizione ne illustrano l’intenso vissuto biografico, il suo impegno civile, lasciando emergere la sua dimensione di artista. Questa mostra è la prima di una trilogia che vedrà quest’anno sulla scena israeliana Ghitta Carell, grande fotografa del XX secolo, ebrea ungherese naturalizzata italiana, ancora poco nota al grande pubblico, e Marinella Senatore, artista multidisciplinare tra le più affermate sulla scena contemporanea. Infine, parteciperemo alla Biennale di Gerusalemme con un progetto tutto al femminile dal titolo Seek my face a cura di Giorgia Calò. È un programma forte di una presenza femminile incisiva per contribuire a far luce e a dare spazio all’altra metà dell’arte». 

Tina Modotti, Here and now. Installation view, Artspace, Tel Aviv

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