02 marzo 2024

Tutte le suggestioni della pittura magica di Antonio Donghi, in mostra a Roma

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La dimensione domestica, il realismo magico, la raffinata eleganza: le suggestioni di Antonio Donghi, maestro appartato della pittura del Novecento, in una mostra a Palazzo Merulana di Roma

Antonio Donghi, Gita in barca (1934), olio su tela

Un mondo personalissimo, invaso da una luce fissa e assorta, quotidiano nelle apparenze ma permeato da una atmosfera magica. È lo stile della pittura di Antonio Donghi, (1897-1963), protagonista della mostra La magia del silenzio, a Palazzo Merulana, Roma.

Donghi ha contribuito a definire l’estetica del periodo interbellico italiano, divenendo una figura di spicco nel panorama artistico del suo tempo e affermandosi come uno dei principali esponenti del realismo magico italiano. La svolta artistica di Donghi, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma, avvenne tra il 1922 e il 1923, influenzato dal Magischer Realismus tedesco di Franz Roh, genere conosciuto forse tramite le opere di Umberto Oppi, esposte alla Galleria Bragaglia di Roma. Ma il curatore della mostra a Palazzo Merulana, Fabio Benzi, individua numerose fonti d’ispirazione dell’artista, tra cui Giotto, Piero della Francesca, Orazio Gentileschi, Bronzino, Holbein, Giulio Romano, Raffaello e il cinema espressionista.

Le opere in mostra rivelano l’importanza della dimensione domestica e familiare, espressa attraverso uno stile che mescola surrealismo, classicismo e una raffinata eleganza. Figure realizzate come solidi geometrici sono sospese in una sorta di limbo atemporale. Una pittura apparentemente semplice ma ricca di mistero, che cattura lo spettatore in un vortice di emozioni, tra senso di attesa e di inquietudine.

Antonio Donghi, Giocoliere (1936)

La mostra presenta 34 dipinti, che offrono una panoramica completa dell’opera di Donghi, dai primi lavori giovanili a quelli della maturità, tra cui opere rare come Le lavandaie (1922-23), Gita in barca (1934), Piccoli saltimbanchi (1938), dalla collezione di Elena e Claudio Cerasi. Altre opere, come La Pollarola e Ritratto di Lauro De Bosis, provengono principalmente dalla Gam di Roma e dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna, oltre a collezioni di Banca d’Italia e Gruppo UniCredit. Le opere, nel loro insieme rappresentano l’intero percorso dell’artista, toccandone tutti i temi principali: paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo.

Donghi si distingue nell’uso del colore e della luce per creare scene suggestive e incantevoli, spesso rappresentando figure solitarie immerse in un’atmosfera di quiete e contemplazione. Il tratto pittorico, i volumi, i colori e la disposizione ordinata degli oggetti, comunicano nei suoi lavori un senso di armonia e di equilibrio.

Nonostante il suo successo artistico, Antonio Donghi condusse una vita riservata e mantenne un profilo basso nel mondo dell’arte. Tuttavia, il suo impatto sull’estetica italiana del Novecento è stato significativo, influenzando generazioni successive di artisti. Nel corso della sua carriera, l’artista partecipò a numerose mostre nazionali e internazionali, guadagnandosi il rispetto della critica e del pubblico. Le sue opere sono state esposte in importanti gallerie e musei di tutto il mondo, contribuendo a diffondere il suo nome e il suo lavoro a livello internazionale.

La mostra di Antonio Donghi sarà visitabile a Palazzo Merulana, Roma, fino al 26 maggio 2024.

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