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Da dove arrivano davvero i protagonisti di manga e anime? Dopo il successo della tappa a Monza, è giunta anche a Bologna la mostra Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi, visitabile fino al 23 luglio 2023, dal martedì alla domenica, nelle sale suggestive di Palazzo Pallavicini. L’esposizione, ideata e prodotta da Vertigo Syndrome e curata dal massimo esperto di arte giapponese Paolo Linetti, si presenta ricca di novità per la sua tappa bolognese, con eventi collaterali e opere inedite.
Mostri, demoni e spiriti giapponesi, fonte d’ispirazione per la cultura visuale contemporanea – dai Pokémon ai film di Miyazaki – hanno affascinato e conquistato l’Occidente. Ma come nascono in origine nel Paese del Sol Levante? Attraverso centinaia di opere, la mostra Yōkai decostruisce i comuni errori occidentali, aprendo una finestra sulla tradizione nipponica a partire dalle sue storie e leggende popolari, frutto di un immaginario ricco di figure oscure e straordinarie: dai Kappa alle sirene, dai Bakemono ai fantasmi vendicativi, solo per citarne qualcuno. La parola Yōkai raccoglie queste creature inquietanti: non tutte malvagie, ma sempre pronte ad intersecarsi con il mondo umano. Nella cultura giapponese antica, infatti, più che di soprannaturale – inteso come un livello sfalsato di realtà – si parla di preternaturale e criptonaturale, certi che queste entità esistano davvero e ci osservino. Il termine Yōkai però descrive anche una sensazione: quella di terrore, stupore e confusione di fronte a un evento fuori dalla portata umana.
Non è un caso che la mostra si apra rievocando un’atmosfera simile con la sala delle cento candele, ispirata a una prova di coraggio praticata dai vecchi samurai: per ogni racconto di paura sugli yōkai si spegne una candela, fino ad inghiottire nel buio i partecipanti. Un rituale che innesca un contatto diretto con storie e personaggi raffigurati in xilografie, libri rari e stampe antiche in esposizione. Incontriamo allora le immagini delle spaventose leggende del Tokaido – la via che univa Edo a Kyoto – realizzate dai più importanti maestri della scuola Utagawa, oppure l’inquietante trittico dello stesso Utagawa, con la storia de La principessa strega Takiyasha e lo scheletro [del padre] da Storia di Utö Yasutaka, passando per le divertenti xilografie di Hokusai. Le diverse personalità degli artisti vissuti tra XVII e XIX secolo si intrecciano poi a riletture più moderne – come le tavole della famosa illustratrice Marga “Blackbanshee” Biazzi – e ad abiti, armi e oggetti in esposizione.
Ogni elemento della mostra pare guidarci verso una trama preziosa e misteriosa, capace di mostrarci la cultura nipponica come in un enorme arazzo. Un mondo dove ogni cosa è in continua trasformazione, dove convivono bene e male, mostri e uomini, straordinario e ordinario. Un mondo lontano, ma dal quale si leva sempre imperturbabile il fascino del popolo giapponese.