09 dicembre 2021

A Barbados, il primo grande museo sulla tratta degli schiavi

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Barbados celebra la fine della monarchia: sarà l’archistar di origini ghanesi David Adjaye a progettare il nuovo museo dedicato alla tratta atlantica degli schiavi africani

Rendering del Newton Enslaved Burial Ground Memorial. © ADJAYE ASSOCIATES

Il Primo Ministro delle Barbados, Mia Mottley, ha annunciato la costruzione del Barbados Heritage District, un nuovo polo museale dedicato alla storia della tratta atlantica degli schiavi dall’Africa. La notizia è stata data all’indomani del passaggio da monarchia parlamentare a repubblica parlamentare, che ha sancito ufficialmente la fine di ogni legame con la monarchia britannica – l’indipendenza risale al 1966 –, anche se lo Stato caraibico continuerà a far parte del Commonwealth delle Nazioni. L’inaugurazione è prevista per il 30 novembre 2022, quando cadrà il primo anniversario della transizione delle Barbados a repubblica parlamentare. Il 30 novembre di quest’anno, Sandra Mason ha prestato giuramento come primo Presidente della storia del Paese: la regina Elisabetta II non ricoprirà più quindi il ruolo di Capo di Stato, dopo 396 anni di monarchia britannica. In piedi, davanti alla folla riunita alla cerimonia di insediamento di Mason, il principe Carlo ha riconosciuto «La spaventosa atrocità della schiavitù, che macchia per sempre la nostra storia».

E a proposito di influenze britanniche, a occuparsi del progetto sarà l’archistar di origini ghanesi David Adjaye, nato nel 1966 a Dar es Salaam, trasferitosi a nove anni in Gran Bretagna e onorato del titolo di Knight Bachelor per i servizi all’architettura nel 2016. Il distretto sarà situato poco fuori dalla Capitale Bridgetown e vicino sorgerà il Newton Enslaved Burial Ground Memorial, sul terreno di un’ex piantagione di zucchero, sede del più grande e antico cimitero degli schiavi dell’isola. I ricercatori scoprirono l’enorme tomba, con i resti di 570 uomini, donne e bambini provenienti dall’Africa occidentale e schiavizzati, già negli anni ’70. Il nuovo polo includerà un museo che ospiterà una delle più grandi collezioni al mondo di documenti inerenti le pratiche schiavistiche perpetrate dall’Impero britannico, oltre che un centro di ricerca internazionale.

«Custodiamo la nostra storia e preserviamo il passato mentre reinventiamo il nostro mondo e continuiamo a contribuire all’umanità globale. È un imperativo morale ma anche una necessità economica», ha dichiarato Mottley in una nota. Si prevede che lo sviluppo del Barbados Heritage District, infatti, possa fungere da volano per la crescita dell’occupazione in vari settori, non solo per quanto riguarda il turismo.

Una volta completato, il distretto sarà il primo del suo genere nei Caraibi e comprenderà anche la nuova sede degli Archivi di Barbados, un deposito di documenti che tiene traccia di 400 anni di tratta transatlantica degli schiavi nelle Indie occidentali occupate. L’archivio contiene milioni reperti, inclusi registri navali e registri di vendita degli schiavi, che lo rendono una delle fonti più complete del suo genere al mondo. Il nuovo archivio «Consentirà alle Barbados di mappare la sua storia in maniera autorevole e duratura», ha affermato Mottley: «Porterà alla luce il patrimonio ancora non raccontato, incorporato in manufatti secolari, rivelando sia la storia delle Barbados che la sua traiettoria nel futuro».

Secondo una dichiarazione di Adjaye, il progetto per il distretto «Si basa sulla tecnica e sulla filosofia delle tombe, dei luoghi di preghiera e delle piramidi tradizionali africane». Per commemorare le vittime della schiavitù, il terreno sopra la tomba sarà punteggiato da 570 singole travi di legno, ciascuna sormontata da lastre di ottone inclinate verso il sole. Sarà «Uno spazio che onora i morti ed edifica i vivi, raccontando un nuovo futuro diasporico per la civiltà nera, che è tanto del continente africano quanto distinto da esso», ha detto Adjaye.

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