02 gennaio 2023

La National Portrait Gallery di Londra acquista un ex bagno pubblico vittoriano

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Uno spazio inaspettato, per la National Portrait Gallery: il prestigioso museo di Londra ha acquistato un chioschetto e un ex bagno pubblico sotterraneo, che diventerà una sede espositiva

National Portrait Gallery, nuovo ingresso © Jamie Fobert Architects / Forbes Massie

Un nuovo e inaspettato spazio espositivo per la National Portrait Gallery di Londra: il museo dedicato al ritratto, situato nei pressi di Trafalgar Square, ha acquistato un piccolo ex chiosco di biglietti posizionato su un’isola spartitraffico, poco distante da quello che sarà il suo nuovo ingresso. Ma il meglio si trova al di sotto del livello della strada: insieme al chiosco, che risale agli anni ’80 del ‘900, la pinacoteca ha acquistato anche gli ambienti di un bagno pubblico vittoriano sotterraneo, chiuso fin dagli anni ‘70.

Inutilizzato da diversi anni, il chioschetto esagonale, prima di diventare una rivendita di biglietti teatrali, faceva da accesso proprio al bagno pubblico. Risalente alla fine dell’800 e con una estensione di più di 450 metri quadrati, il bagno è stato acquisito dal museo tramite una società immobiliare, per una cifra di circa 3 milioni di sterline. A fornire una parte dei fondi, è stata una vecchia conoscenza del mecenatismo british, cioè Sir Leonid Valentinovich Blavatnik, imprenditore nato a Odessa quando la città ucraina faceva parte dell’URSS, proprietario, tra le altre cose, dell’emittente DAZN e tra gli uomini più ricchi del Regno Unito (alla Tate Modern c’è anche una ala a sua nome, il “Blavatnik Building”).

Di forma triangolare, il gabinetto pubblico aveva a disposizione 13 orinatoi e 12 cubicoli maschili, mentre solo cinque cubicoli erano destinati all’utenza femminile e anche questo dato ci dice tanto sulla cultura e sulla società dell’epoca. Ma Nicholas Cullinan, direttore della National Portrait Gallery, ha idee molto ambiziose per questo nuovo spazio: previa autorizzazione edilizia, il chiosco potrebbe essere demolito e sostituito con un nuovo ingresso. L’area sotterranea verrebbe quindi completamente ristrutturata, fornendo un luogo “off” ad hoc per mostre, performance e proiezioni relativi alla ritrattistica, il core del museo che, dalla primavera del 2020, è chiuso per importanti lavori di restauro e resterà tale almeno fino al 22 giugno 2023.

Guidato dallo studio Jamie Fobert Architects, il progetto ha previsto la creazione di un nuovo ingresso orientato a nord, che si chiamerà Ross Place in riconoscimento del sostegno della Ross Foundation al progetto educativo, di inclusione e di formazione “Inspiring People”. E anche questo è un segno dei tempi che cambiano. William Alexander, il principale mecenate che, negli ultimi anni dell’800, diede maggiore impulso alla creazione della National Portait Gallery, che fu inaugurata nel 1896, si oppose fermamente all’apertura di un accesso nord, affacciato quindi sul quartiere Soho che, allora, era un considerato alla stregua di un bassofondo.

La filantropia però è rimasta attivissima nel Regno Unito, come da tradizione. Per realizzare i lavori, la National Portrait Gallery aprì una raccolta fondi, grazie alla quale è riuscita a raccogliere ben 44 milioni di sterline, superando l’obiettivo iniziale di 35,5 milioni. Grazie a questo surplus è stato possibile acquisire anche i nuovi spazi dell’ex chiosco e dell’ex bagno pubblico. Il principale donor è stato ancora Blavatnik, la cui Fondazione ha messo sul piatto 10 milioni di sterline, la più grande donazione privata mai ricevuta dal museo londinese. La donazione sarà utilizzata principalmente per la ristrutturazione del primo piano dell’edificio, con nove nuove gallerie.

Tra gli altri donatori, anche la Garfield Weston Foundation e la Clore Duffield Foundation. E anche il famigerato Sackler Trust – il fondo filantropico della famiglia Sackler, proprietaria della Purdue Pharma, la casa farmaceutica produttrice dell’Oxycontin, contro la quale ha tanto lottato – e continua a farlo – la grande fotografa Nan Goldin. Proprio a seguito dell’enorme eco scatenata dalle manifestazioni di protesta portate avanti da Goldin, la National Portrait Gallery annunciò, nel 2019, che avrebbe interrotto i rapporti con il Sackler Trust.

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