25 novembre 2019

Bernie Krause e la bioacustica a Londra

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Produttore, musicista, esperto di bioacustica, Krause porta la sua installazione Great Animal Orchestra a The Store X

Bernie Krause ha svolto un ruolo importante nell’ambito della musica e nell’amplificazione delle teorie dell’acustica. Dopo aver concluso una breve carriera alla fine degli anni Cinquanta come chitarrista a Boston e New York, Krause si trasferì a San Francisco dove fece la conoscenza di Paul Beaver. Insieme hanno introdotto il sintetizzatore nella musica pop e nel cinema, prodotto colonne sonore di film iconici, come Rosemary’s Baby, Apocalypse Now e Dr. Strangelove e stabilito collaborazioni con i grandi nomi del loro tempo, tra cui George Harrison, Brian Eno, David Byrne e the Doors.

Alla fine degli anni Sessanta, dopo tanti anni trascorsi negli studi di registrazione, Krause sviluppò una passione per l’ecologia e i suoni trovati in natura. Il fascino provato per le polifonie animali, lo ha portato a esplorare i legami intrinseci tra la musica e quello che Krause definisce geophony e biophony (biofonia e geofonia): termini immaginati da Krause per descrivere i suoni direttamente ricavati da elementi naturali. Guidato dalle sue conoscenze musicali e da un’innata curiosità scientifica, il musicista americano ha registrato e studiato le complesse organizzazioni delle vocalizzazioni animali in diverse aree geografiche, contribuendo così allo sviluppo di una disciplina relativamente nuova: la bioacustica.

Secondo il professore e biologo Gilles Boeuf, la nascita della bioacustica risale al 1925, quando il biologo sloveno Ivan Regen iniziò a studiare la stridulazione degli ortotteri per dimostrare il modo in cui questi insetti producono suoni e rispondono a stimoli acustici. Durante la prima metà del XX secolo, i suoni ‘non umani’ venivano registrati tramite un fonografo, ma lo sviluppo di altri strumenti sempre più innovativi – come l’oscilloscopo, la telecamera acustica, e i microfoni specializzati come l’idrofono (spesso usato per registrare il canto delle balene) – hanno fatto spazio a tecniche sempre più sofisticate.

Bernie Krause e United Visual Artists, The Great Animal Orchestra, Store X, courtesy degli artisti, The Store X The Vinyl Factory, Fondation Cartier pour l’Art Contemporain
Bernie Krause e United Visual Artists, The Great Animal Orchestra, Store X, courtesy degli artisti, The Store X The Vinyl Factory, Fondation Cartier pour l’Art Contemporain

Krause non manca certo del giusto equipaggio per effettuare le sue registrazioni, ma il suo approccio all’ascolto del paesaggio rende omaggio alle straordinarie conoscenze di alcune popolazioni native americane, considerate da Krause come grandi maestri dell’ascolto della natura. Per esempio, Krause ricorda spesso il suo incontro con il leader di una popolazione Nez Percé, situata in una riserva naturale dell’Idaho, che lo invitò a sedersi lungo un ruscello sul versante nord-orientale dell’Oregon, per ascoltare il diffondersi del vento attraverso le piante e le canne del torrente. Il fischiare del vento attraverso la vegetazione e le canne spezzate del ruscello generò una moltitudine di suoni con tonalità variate, dando vita a una sorta di organo a canne a scala ambientale. Questo fenomeno naturale ispirò i Nez Percé a realizzare strumenti a vento per produrre musica ispirata dal respiro delle correnti.

Da quel momento Krause ha sempre lavorato in solitudine, per immergersi e registrare le polifonie della fauna. Nel corso di quasi cinquant’anni, il musicista americano ha raccolto oltre 5.000 ore di registrazioni di habitat naturali, tra cui almeno 15.000 specie terrestri e marine.

L’installazione audiovisiva, The Great Animal Orchestra, che prende il suo titolo dal racconto delle esperienze di Krause pubblicato nel 2012, è stata realizzata in collaborazione con United Visual Artists (UVA), un collettivo di artisti fondato nel 2003 da Matt Clark a Londra che integra nuove tecnologie con medium più tradizionali. In occasione della mostra “The Great Animal Orchestra” alla Fondation Cartier pour l’Art Contemporain, il collettivo UVA ha generato dei grafici, più specificamente definiti come “spettrogrammi” o “sonogrammi”, per fornire un’illustrazione grafica di ciascun componente delle registrazioni sonore di Krause, dimostrandone la frequenza (espressa in Hertz) e l’ampiezza (espressa in Decibel).

Il dispiegarsi di questi spettrogrammi rivela la natura profondamente assiomatica dei messaggi che emanano dagli habitat registrati da Krause: proprio come una partitura musicale, gli spettrogrammi sembrano essere regolati da un ordine di ritmi, melodie e ripetizioni. Krause, venendo da un background di musica classica, percepisce questi pattern come partizioni di un’orchestra animale, dove ogni essere sembra esprimere una propria funzione. Nonostante il romanticismo, e forse anche il carattere antropocentrico di questa metafora, la forza del lavoro risiede nel decentramento del nostro senso principale, la vista, privilegiando l’udito come senso principale per sviluppare un senso di prossimità con questi ecosistemi.

La serie Before and After, di carattere piuttosto analitico, adempie un discorso maggiormente politico ed ecologico. In questa serie, Krause decide di paragonare le sue registrazioni sonore effettuate negli anni Ottanta in diversi habitat, con registrazioni rilevate intorno al 2010 negli stessi luoghi per rivelare il silenzio che si è instaurato di questi contesti, dovuto ovviamente alla scomparsa delle forme di vita che un tempo li popolavano. Questa serie cade nell’uso più recente della soundscape ecology, che mira ad analizzare la relazione tra umani e non umani, in particolar modo per rivelare l’impatto distruttivo dell’uomo su di essi. Come la filosofa e saggista Élisabeth de Fontenay ha chiaramente espresso, Bernie Krause ci permette di ascoltare il grande “deserto in espansione”, sintomatico dell’entrata graduale del nostro pianeta nella sesta estinzione di massa. Di fronte a questi spettrogrammi silenziosi e fantasmatici, sorge in mente il libro di Rachel Cartson, Silent Spring (1962), il cui nome deriva dalla constatazione del maggior silenzio nei campi primaverili, rispetto ai decenni precedenti, dovuto alla diminuzione del numero di uccelli canori provocato dall’utilizzo indiscriminato di insetticidi.

La percezione “aumentata” che offre The Great Animal Orchestra è un invito ad ascoltare l’Antropocene. L’opera è visibile nel contesto della mostra Other Spaces al 180 The Strand, Londra, fino all’8 dicembre 2019.

 

Indirizzo: The Store X, 180 The Strand, London WC2R 1EA

Entrata gratuita

 

 

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