12 marzo 2021

Come rispondere a tono al distanziamento? Intervista a Peter Paul Kainrath

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Peter Paul Kainrath, direttore del Festival pianistico Busoni, ci parla del Glocal Piano Project, format pensato per far andare avanti la musica, al tempo del distanziamento

Emanuil Ivanov, ph Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

Attraverso l’incontro con alcuni esponenti del mondo della musica italiana (autori, interpreti, organizzatori e critici), Luigi Abbate fa il punto per i lettori di exibart sullo “stato dell’arte” riguardo a idee e progetti pensati per sopperire ai divieti imposti dal distanziamento, ma anche sulle opportunità che la drammatica situazione segnata dalla pandemia può offrire, per ripensare nuove strategie d’intervento creativo e produttivo nell’ambito della musica dal vivo. Inaugura Peter Paul Kainrath, direttore artistico del Concorso e del Festival pianistico internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano, promotore del Glocal Piano Project, format innovativo che permette lo svolgimento della celebre competizione musicale anche in questo momento.

In attesa dell’azione lenitrice dei vaccini, il covid prosegue la sua opera di devastazione. Silenzioso, subdolo, assistito dalla socia in affari, l’incertezza, lavora con le sue varianti, erodendo come un fenomeno carsico la nostra vita quotidiana, la nostra condizione individuale e collettiva. Collettività è anche il Theatron, lo spazio pubblico della visione/ascolto; che è, dopo i nostri corpi e le nostre anime, uno dei bersagli preferiti del covid. Soggetto facile da colpire, precario per definizione, lo spettacolo dal vivo è abituato a stare in equilibrio sul filo. Ma è duro a morire, proprio perché è capace di resistere, d’inventare soluzioni adattabili alle circostanze, di sfruttare i vecchi e nuovi strumenti della produzione e della comunicazione.

A Bolzano si tiene, dal 1949, uno dei più prestigiosi concorsi pianistici del mondo, intitolato a Ferruccio Busoni, importante compositore italiano e pianista tra i più grandi della storia.  Il virus  ha provato a minare anche questa gloriosa istituzione, ma il suo attuale direttore artistico, Peter Paul Kainrath, che non è di quelli che s’arrendono facilmente – oltre al “Busoni”, sempre a Bolzano è direttore di “Transart” – ha inventato una nuova forma di resistenza per portare avanti il concorso che, biennale e alternandosi al Festival Busoni, si terrà nel 2021 in corso.

La formula si chiama Glocal Piano Project – glocal embrica global e local – ma internet ha coinvolto anche l’ultima edizione (2019) del “Busoni”, che ha laureato il ventenne bulgaro Emanuil Ivanov. Purtroppo i lockdown hanno finora impedito al giovane pianista di farsi apprezzare in presenza, ma il Teatro alla Scala gli ha offerto la sua prestigiosa sala per un concerto presentato online lo scorso 27 febbraio: nitore adamantino del suono e spiccata personalità nelle esecuzioni di Ravel, Scriabin e dello stesso Busoni che si possono ritrovare negli ascolti delle musiche in programma: il concerto scaligero sarà in rete fino al prossimo 1 settembre, sul sito busoni-mahler.eu.

Del Glocal Piano Project ci parla lo stesso Peter Paul Kainrath, che abbiamo raggiunto per una intervista.

Peter paul Kainrath

Qual è la novità del Glocal Piano Project?

«Premesso che noi continuiamo a credere fortemente che la musica dal vivo e con il pubblico in sala resti insostituibile, il Glocal Piano Project vuol essere una risposta alla situazione emergenziale, offerta al concorso Busoni facendo ricorso agli strumenti della tecnologia finalizzata all’ascolto e all’interazione via internet con un pubblico planetario».

Come è organizzato il concorso in questa nuova veste?

«Dei 506 giovani pianisti ammessi ne sono stati scelti 93. Impossibilitati a venire a Bolzano per proseguire le selezioni, abbiamo allestito 22 Hotspot, appositi studi di registrazione situati in altrettante showrooms della casa di produzione di pianoforti Steinway & Sons, nostro sponsor, e sparse in 19 stati di quattro continenti, con sedi nelle grandi capitali musicali, Vienna, Berlino, Parigi, Londra, Mosca, ma anche a New York, Los Angeles e in città dell’Estremo Oriente. La sede italiana era a Verona. Dai precedenti 93 si è giunti così a un’ulteriore selezione di 33 pianisti, che saranno presenti a Bolzano per le fasi finali previste, pandemia permettendo, dal 24 agosto al 3 settembre prossimi».

Le registrazioni sono state messe in rete, dove gli appassionati possono ascoltarle.

«Non solo ascoltarle e vederle, ma anche giudicarle. I 33 selezionati sono stati valutati dalla giuria, ma hanno ricevuto anche il gradimento del pubblico del web. Il voto popolare era aperto a otto candidati, la giuria, presieduta da Elmar Weingartner, ne ha promossi 27, ma c’erano due candidati che sono stati votati sia dalla giuria che dal pubblico. Voti trasparenti, uno per ogni messaggio di posta elettronica ricevuto: si è arrivati così a conteggiarne 22.500. Siamo persino riusciti a coinvolgere il pubblico cinese, che, come è noto, non ha facilità di accesso a Internet. Eppure, con il supporto della piattaforma www.amadeus.tv abbiamo potuto registrare ad oggi qualcosa come 1.400.000 mila contatti. Ad oggi, visto che i video saranno a disposizione della rete fino al prossimo settembre sul sito della Fondazione Busoni-Mahler e su eu.steinway.com. Nel frattempo i video continuano a essere utili ai concorrenti come biglietto da visita».

Un concorso senza dubbio originale e innovativo nelle sue procedure.

«Il progetto non è solo legato alla contingenza della pandemia, ma nelle nostre intenzioni vuole essere proiettato verso il futuro, in una dimensione che mi piace definire planetaria, ma che non dimentica alcune necessità che consideriamo di primaria importanza, come ad esempio la sostenibilità ecologica: non è per nulla ecosostenibile pensare, come avveniva prima, di far viaggiare un candidato, che so, dall’Australia o dalla Cina, per esibirsi magari solo per venti minuti. Proprio in ciò sta la differenza fra internazionale e globale. L’internazionalità del Concorso pianistico Ferruccio Busoni sta nel prestigio della sua storia e nella presenza di molti candidati provenienti da ogni parte del mondo. La dimensione globale si aggiunge a quella internazionale sottolineando la peculiarità di un concorso di esecuzione che supera lo spazio reale per ampliarlo in uno spazio virtuale, con tutte le opportunità che questa dimensione, supportata dalla tecnologia, offre».

Emanuil Ivanov, ph Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

Parliamo dunque di queste opportunità. Dal momento che si tratta di un concorso, e si devono valutare giovani artisti di tutto il mondo, premiando il vincitore e più finalisti che grazie al concorso verranno lanciati verso una carriera prestigiosa, la scelta non dev’essere stata facile: anche se, ascoltando le registrazioni dei video si apprezza la cura della presa sonora che consente di valutare con credibilità le prove dei candidati, giudicare interpreti attraverso l’ascolto digitale non è come giudicarli attraverso audizioni in presenza.

«In effetti sono state espresse alcune perplessità, ma abbiamo ritenuto giusto non interrompere la storia di questa importante istituzione, e per non fermarci dovevamo prendere le giuste precauzioni anzitutto nel rispetto del protocollo sanitario, e applicare criteri di qualità per la presa del suono: voglio qui citare il prezioso contributo del 2R Studio, che ha garantito la sua esperienza e professionalità nella dotazione di microfoni e videocamere controllate da remoto. Abbiamo quindi verificato che c’erano le condizioni per operare in “ambiente virtuale”, mettendo i video del concorso a disposizione di un pubblico appunto globale, anche perché a Bolzano certo l’evento è insostituibile, ma non possiamo più crescere, la città storicamente accoglie questa iniziativa, che resta tradizionalmente legata al luogo, ma così facendo non potrebbe uscire dai confini della città».

Si può parlare di un’iniziativa coraggiosa?

«Più che di coraggio parlerei di determinazione. In una situazione come quella imposta dal covid si deve decidere se agire o meno. E, ripeto, se si verifica che ci sono le condizioni per agire, allora bisogna essere determinati. Le condizioni ambientali e professionali, supportate dalle risorse finanziarie, esistevano, quindi abbiamo deciso di procedere senza farci condizionare dall’ansia di perfezionismo, ma proiettandoci verso orizzonti forse inimmaginabili».

Piedi per terra ma al tempo stesso sguardo fisso al futuro, dunque.

«Sono assolutamente convito che il mondo culturale debba affrontare le novità che il dopo-pandemia segnerà. Non mancheranno i problemi, e non tutti ce la faranno, ma vi saranno settori della creatività musicale che ne beneficeranno. Per esempio credo che sarà un buon momento per la musica contemporanea, tutta, e per i giovani, perché non si potrà tornare indietro, e i progetti dovranno essere necessariamente innovativi».

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