14 febbraio 2003

decibel_dal vivo General Magic & Pita feat Tina Frank/Tarwater feat Lillevän Pobjoy/Jolly Music Bologna, Netmage 03, hangar dlFS

 
La musica sotto le immagini: recensione di alcuni live dell’ultima serata del festival organizzato da Xing sulla produzione elettronica e digitale contemporanea...

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Esiste un confine oltre il quale la musica smette di essere comunicazione per diventare invece disturbo. Non si capisce più nulla, il rumore di fondo sovrasta ogni piano emozionale. La confusione/convulsione ha il sopravvento su ogni tipo di messaggio. Ben al di là di questo confine si muove General Magic presente a Netmage insieme a Pita per dare struttura rumorosa agli interventi grafici di tarwater Tina Frank. Pionieri della Mego, etichetta viennese ormai di culto, la performance della serata bolognese mostra i sintomi di una certa stanchezza e stereotipia. La loro non è altro che una masturbazione di software, un insistere su frustate noise che portano ad un estremismo elettronico dove il suono è tutto. Non c’è struttura, solo una progressione verso la pressione rumorosa. Il laptop viene triturato nella noia di un susseguirsi di sibili e di ringhi, dove il feedback rimane l’unico elemento sonoro. Destrutturazione e caos, l’effetto del live di General Magic è quello di stare dentro ad un corto-circuito elettrico da cui si desidera uscire il più presto possibile. Non abbastanza violento per intontire, non abbastanza viscerale per scuotere nel profondo: una via di mezzo che non convince.
Il live più atteso della serata conclusiva di Netmage è quello dei Tarwater, duo berlinese che filtra l’analogico con il digitale. La loro performance è oppiacea, lenta e fluttuante, abbandonata sopra una voce monotona, che non lascia trasparire nessuna emozione. Un basso suonato, un campionatore, la manipolazione dei filtri sono gli interventi live dei tre performer che compongono la band per il concerto bolognese. GliMego General Magic anni ottanta spuntano costanti sotto l’elettronica più attuale, trasformando, grazie al bianco e nero delle immagini Lillevän Pobjoy (documentari, spezzoni di film muti), lo spazio in una dark hall. La forma-canzone si ibrida con la struttura aperta della musica elettronica, il suono lascia spazio all’immaginazione senza chiudere o definire ogni angolo della percezione: il concerto è una navigazione subacquea guidata da sonar e da impulsi di synth analogici. Fiore all’occhiello dell’etichetta Kitty Yo, i Tarwater sono un ponte tra un passato che conserva un approccio punk nell’uso grezzo degli strumenti acustici, ed un futuro di beat digitali.
Chiudono la serata i romani Jollymusic, che iniziano verso le quattro di mattina la loro performance. Un live che avrebbe bisogno di un’iniezione di groove in più, dove si mixano house con influenze francesi, electro-funk ed hip hop derivanti da cut-up di vecchi dischi e da manipolazioni di campioni. Non ancora pienamente convincenti, anche perché l’anima nera di certi generi musicali è irriproducibile con l’elettronica.

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