11 febbraio 2003

decibel_eventi Erewhon Roma, sedi varie

 
Parte Erewhon, rassegna di sound art, che si articola per cinque giorni Roma in una galleria d’arte, in un teatro e in un auditorium. Per spiegare a tutti il complesso intreccio tra arte e suono. Ma è già tutto esaurito…

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A chiarire le cose nel complesso e nuovissimo universo della sound art giunge puntuale Erewhon , rassegna che proprio oggi prende il via a Roma (fino a sabato 15 febbraio), e costituisce un primo e serio tentativo italiano di introdurre l’arte sonora nella galleria d’arte evitando contesti quali i Festival, i Club o gli spazi off.
Erewhon (il titolo è tratto di un libro di Samuel Butler pubblicato nel 1872) è curata da Daniela Cascella e vedrà l’avvicendarsi di artisti di spicco della scena internazionale della sound art negli spazi dello Studio Stefania Miscetti, il Teatro Piccolo Jovinelli e l’Auditorium del Goethe Institute presentando progetti nuovi o comunque inediti nella città capitolina. Il tentativo della curatrice è di riportare alla “giusta natura” artisti poco considerati dagli spazi espositivi italiani; artisti che, partendo da svariati background, hannoErewhon sviluppato linguaggi autonomi e hanno indagato le numerose potenzialità linguistiche ed estetiche del suono nel corso degli ultimi 20 anni, riscontradno il riconoscimento di importanti spazi espostivi e manifestazioni dell’arte contemporanea internazionale: da Documenta alla Biennale di Venezia, dall’Hayward Gallery, al Centre Pompidou, alla Schrin Kunstalle di Francoforte e al PS1 di New York.
Ryoji Ikeda e Carsten Nicolai, nomi di punta della sound art internazionale, hanno attraversato il clima neoconcettuale degli anni ’90 sviscerando e analizzando le molteplici evoluzioni del “glitch” (rumori di scarto e suoni errati generati dai computer) per portarli ai confini estremi di ogni possibilità espressiva con il loro ultimo progetto di collaborazione Cyclo (2000), dove l’elaborazione digitale assume quasi lo status di un classico. A Roma presenteranno in anteprima il loro nuovo lavoro. L’inglese Philip Jeck (1952) si muove invece in tutt’altra direzione anteponendo all’estetica del digitale il recupero di vecchi giradischi Dansette (di cui è un grande collezionista), di tastiere, nastri, immagini in diapositive e in pellicola, per dare vita a funamboliche performance dove il vinile è martoriato dalle s ue azioni con colla e graffi, ottenendo improbabili loops.
È già dagli anni ’70, invece, che si muove l’americano John Duncan, vero e proprio guru della sound art che, dopo aver sperimentato la performance e la body art, ha tradotto la sua ricerca sul corpo in suono come possibilità di testare i limiti della percezione. Per l’occasione Duncan presenterà una nuova performance tratta dal suo recente lavoro sonoro su cd Phantom Broadcast. L’italiano Saverio Evangelisti analizza invece il rapporto tra il segno grafico (attuato tramite penna ottica o mouse) della forma d’onda e la sua traduzione in suono;
e per finire i viennesi Christof Kurzmann e Burkhard Stangl, artefici di un felice matrimonio tra acustico e digitale, immergono l’ascolto in un bagno sonoro suadente ed articolato.

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raster-noton.de
touch.demon.co.uk
charhizma.com
durian.at

marco altavilla


Calendario
Inizio concerti ore 19:30
Roma, Studio Stefania Miscetti,Via delle Mantellate 14
Martedì 11 febbraio: Saverio Evangelista
Mercoledì 12 febbraio: Christof Kurzmann/Burkhard Stangl
Roma, Goethe Institute, Via Savoia 15
Giovedì 13: Ryoji Ikeda/Carsten Nicolai
Roma, Piccolo Jovinelli, Via Giolitti 287
Venerdì 14: John Duncan
Sabato 15: Philip Jeck


[exibart]

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