29 novembre 2007

decibel_resoconto Club to Club 7

 
Un lungo passo in avanti quest'anno per Club to Club. Tre giorni di pulsazioni e ascolti immersivi fra techno indie e sound art. Nella cornice affascinante di una Torino ancora in trasformazione. Tra europeismo e provincialismo...

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Riuscitissima questa edizione di Club to Club, da tutti i punti di vista. Dal lato organizzativo, per l’afflusso massiccio ma ordinato di pubblico, la puntualità di concerti, dj set e trasporti urbani. Da quello curatoriale, con un programma che sa mettere insieme musiche elettroniche stilisticamente lontane, riconducendole al denominatore comune della qualità e coniugando armoniosamente intrattenimento e sperimentazione. Al centro del festival, come sempre, lo spazio del club, che quest’anno riesce finalmente a esplodere i propri limiti fisici e riproporsi rinnovato sul piano simbolico e sociale, a distribuire le energie su diversi livelli per offrire una visione più completa del suono elettronico, dalla grande maratona dance all’indie, alla sound art. Il tutto corroborato dalle Luci d’Artista, da Artissima e da tutta una serie di eventi collaterali che si agganciano, si richiamano, competono, formando una sorta di ipermappatura culturale della città. Qualche punto a sfavore tuttavia a causa del pubblico, purtroppo ancora in gran parte solo torinese, folto ma in generale troppo poco curioso e pago della solita routine, totalmente devoto alla liturgia del finesettimana, refrattario al nuovo e settario se posto di fronte alle numerose declinazioni della musica elettronica.
Club to Club apre ufficiosamente le porte giovedì 8 novembre con un party inaugurale al Mirafiori Motor Village, dove tra l’altro è possibile assaggiare dell’ottimo cioccolato, vino e altre specialità gastronomiche piemontesi. Al centro della serata Mika Vainio, con un lungo dj set poco apprezzato dai presenti, forse del tutto ignari di essere coinvolti attivamente e in prima persona nel dialogo sonoro ironico ed eclettico proposto da Vainio, che si traduce ora in droni molto compatti, tagliati su frequenze medio-basse tali da saturare l’intero volume della sala, ora in muri di suono improvvisi alternati a delicate trame melodiche discontinue, brani dei Sepultura miscelati con bizzarri, vecchi vinili fatti girare a bassa velocità. I finlandesi Khan of Finland, pescati dall’oceano di Myspace, annoiano con uno spettacolo a metà strada tra il circense e il revival rock, mentre gli invitati aspettano con trepidazione il suono minimal-tech di Stefen Goldmann, che porta la festa al fondo.
I Fovea Hex live allo Spazio 211
Venerdì è magico con il concerto della band irlandese Fovea Hex, seguita dai torinesi Larsen, più tardi insieme per una piccola jam session nell’intimità rossa di Spazio 211. È una piacevole fuoriuscita dall’estetica ormai imperante della riproduzione e del replay, per apprezzare quanto di più autenticamente elettronico c’è nella semplice amplificazione del segnale acustico, in un controllo sapiente del volume, nell’uso attento del timbro vocale, dei cicli ripetitivi delle chitarre, del suono prodotto insieme, dal vivo. I Fovea Hex mettono in scena uno spettacolo delicato, curatissimo nell’esecuzione e sotto il profilo scenico, totalmente immersi nel colore proiettato sul legno scuro del palco e sulle bellissime tende argentate che coprono le quinte: sembra di essere sul set di in un film di David Lynch. Il calore avvolgente si esprime anche oltre la scena, nella socialità con cui il pubblico (tra cui William Basinski, forse ancora un po’ provato dal jetlag) alterna bevute, chiacchierate e grande attenzione alla musica. Emozionante il concerto dei Larsen, che travolge i presenti in un moto di accelerazione incostante ed estatica, per chiudere insieme ai Fovea Hex, con una magnifica versione di Golden Hair di Syd Barret.
Tobi Neumann dj set con Eskimoblood visual al Supermarket
Contemporaneamente, all’Hiroshima Mon Amour, al Supermarket e al Jam Club hanno inizio le lunghe maratone dance. Al Supermarket il pubblico affluisce in modo costante per tutta la notte, attratto dalla techno ripetitiva e incalzante degli ospiti d’onore, Tobi Neumann e Mauro Picotto. Attesissimo all’Hiroshima il concerto dei Digitalism, dalle sonorità techno-funk divertenti, fresche, aggressive e vagamente retrò. Ma -ahinoi- non è possibile seguire tutto. Le proiezioni dei visual performer invitati da Nada per il programma code_in_motion, accompagnano ovunque il suono in modo molto pulito, ridisegnando notte dopo notte le location con pratiche generative di creazione e gestione dell’immagine e il richiamo alla poetica del software. La sequenza dei dj set al Jam Club dei Murazzi -tra i quali spiccano quello dell’argentino Seph e del turco Onur Ozer– è azzeccatissima, confermando la vocazione di Club to Club a sentire il battito contemporaneo della musica dance elettronica internazionale. Pienone per Akufen.
William Basinski live alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Il sabato comincia presto alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dove nel pomeriggio sono in corso le conferenze di Ied Sound Design e di Qoob. Dopo il consueto rinfresco, verso sera, ha inizio il concerto di William Basinski, che riempe l’Auditorium di suoni eterei e struggenti, oltre che di pubblico un po’ troppo turistico, mobile e chiassoso. Basinski esegue una performance relativamente breve se paragonata al live cinema di Zimmerfrei che lo ha preceduto, interessante per i primi dieci minuti e dal lato della produzione, ma nel complesso un po’ ridondante e manieristico. I tre brani scelti da Basinski, il primo dei quali eseguito con l’ausilio di due Revox+laptop e gli altri semplicemente diffusi attraverso il computer, sono giocati al limite del silenzio e della destrutturazione della melodia e del ritmo per cicli continui, tali da evocare un’atmosfera precognitiva tangibile, in espansione, molto intensa.
Onur Ozer dj set al Jam Club
A notte inoltrata, nel padiglione I di Lingotto Fiere, il signore indiscusso è Jeff Mills, il quale riesce ancora sorprendentemente ad attrarre con il suo virtuosismo, l’eleganza della figura e la capacità di misurare con precisione la temperatura della sala, ricordando a tutti che i tempi della musica elettronica non sono poi così veloci come sembra e la cosiddetta old school ha ancora molto da insegnare. Dallo sfondo del gigantesco padiglione emerge l’installazione Tech Stuff – cubes, a cura di Qoob e sviluppata da Todo Design, che presenta sotto forma di ambiente interattivo in multiproiezione i contenuti dell’omonimo dvd/libro; centinaia di cubi di cartone per esplorare immagini di repertorio, rarità e sample audio di cinquant’anni di ricerca musicale elettronica.
L'installazione Tech Stuff - cubes a cura di Qoob
Insomma, fare bilanci può essere cosa parziale e a volte un po’ chiacchierona, ma l’immagine ufficiale della settima edizione di Club to club sembra alludere esplicitamente alla sfida. Staremo a vedere.

alessandro massobrio

decibel – sound art e musica elettronica è un progetto a cura di alessandro massobrio


Info: www.clubtoclub.it

[exibart]

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