10 marzo 2004

decibel_soundstoria John Cage e il neo-dadasimo – Un modo di scrivere musica: studiare Duchamp

 
Le influenze reciproche tra il più singolare compositore del Novecento e le rivoluzioni artistiche degli anni Cinquanta. L’ideazione del primo happening ed una nuova estetica: «l’arte è l’imitazione della natura nel suo modo di operare»…

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Arnold Schönberg ebbe a dire al giovane discepolo John Cage che non aveva il senso dell’armonia, e non sarebbe stato in grado di scrivere musica perché avrebbe incontrato un muro per lui invalicabile. Cage a tal proposito racconta di avergli risposto: «Allora passerò la mia vita sbattendo la testa contro quel muro». Schönberg non poteva immaginare di avere davanti a sé la persona che avrebbe cambiato le sorti della ricerca musicale del Novecento.
Dalla fine degli anni ‘40 Cage inizia a definire più precisamente la sua poetica, caratterizzata principalmente da casualità e non intenzionalità dell’intervento artistico e fortemente influenzata dalle filosofie orientali. Trae insegnamento da ogni esperienza della vita, inizia a comporre utilizzando l’I-Ching e diventano fondamentali le frequentazioni nell’ambito del Black Mountain College. In questo contesto entra in contatto con Daisetz Suzuki, il più accreditato traduttore dei testi del buddismo Zen in lingua inglese, e l’ingegnere Buckminster Fuller, persona di rara sensibilità ed inventore delle cupole geodetiche, le cui idee insieme a quelle di Marshall McLuhan – sosteneva Cage – erano la via per comprendere e risolvere i problemi della Terra. Ma gli incontri che più ci interessano in questo periodo sono quelli con Robert Rauschenberg e Merce Cunningham, che influenzeranno la sua produzione almeno quanto Morris Graves e Mark Tobey (che frequenta dal 1937 e del quale apprezza soprattutto i White Writings).
M_Cunningham The _Seasons (1947)
Nell’estate del 1952 al Black Mountain College vede i White Paintings di Rauschenberg, che saranno decisivi – insieme all’esperienza in camera anecoica del ‘48 – per la formulazione del celeberrimo 4’33”, quasi un esercizio Zen in cui il silenzio non è una condizione indotta (come avviene nella quiete meditativa dell’ultimo Morton Feldman) ma un catalizzatore dell’attenzione su tutti i suoni che ci circondano, dal traffico cittadino al nostro sistema cardio-circolatorio. E l’idea viene ripresa da Yves Klein nella galleria vuota dipinta di bianco a Parigi (1958), che può quasi essere letta come una traduzione di 4’33” in termini spaziali. D’altronde, la differenza tra Dada e Neo-Dada è ben chiara a Cage: «Duchamp ha mostrato l’utilità dell’addizione (aggiungendo i baffi alla Gioconda). Rauschenberg ha mostrato la funzione della sottrazione (cancellando un De Kooning)». Negli anni seguenti infatti faticherà ad accettare la svolta “pop-figurativa” di Rauschenberg, finendo col preferirgli Jasper Johns, nella cui opera «la pittura diventa natura».
Nella stessa estate del ‘52 il Black Mountain College ospita anche quello che viene considerato il primo happening, abbattendo le barriere tra contesti artistici differenti e soprattutto tra arte e vita: su una scala Cage legge il testo di una conferenza, alternandolo a silenzi; su un’altra rampa Richards ed Olsen recitano delle poesie; David Tudor suona il pianoforte; Merce Cunningham (che collaborerà a lungo con Cage e Rauschenberg) si occupa della danza; i quadri bianchi di Rauschenberg fanno da fondali, mentre lui stesso aziona un fonografo. L’intuizione fondamentale è che tutto questo avviene in un continuum spaziale e comprende anche il pubblico. L’happening (o event, come in seguito preferirà Allan Kaprow) diventa ‘luogo di incontro di realtà’ [Calvesi 1964], paragonabile alla lettura di uno degli innumerevoli libri contenuti nella Biblioteca di Babele immaginata da Borges. E la nascita di Fluxus è già dietro l’angolo.

John Cage in breveMark_Tobey White_Writing
John Cage nasce a Los Angeles il 5 settembre del 1912 e studia pianoforte fin da giovanissimo sotto la guida di sua zia Phoebe; nel 1930 e nel ’31 vista l’Europa, e dopo aver considerato l’idea di lavorare nell’ambito della arti visive decide infine di dedicare la sua vita alla musica, frequentando i corsi di Cowell a New York e quindi quelli di Schönberg alla UCLA. Nel 1938 utilizza per la prima volta il pianoforte preparato per il Baccanale di Syvilla Fort, per sopperire alla mancanza della buca dell’orchestra che avrebbe dovuto ospitare un ensemble di percussionisti. L’anno seguente compone Imaginary Landscape No. 1, forse il primo pezzo della storia per live electronics (che comprendono perfino due giradischi a velocità variabile). Nel 1941 viene invitato da Moholy-Nagy ad insegnare alla Scuola di Design di Chicago, e nello stesso anno realizza The City Wears a Slough Hat, in cui i suoni della città entrano per la prima volta nell’opera musicale. Nel 1942 si trasferisce a New York, dapprima a casa di Peggy Guggenheim dove conosce Marcel Duchamp, che in seguito diventerà suo amico ed insegnante di scacchi. Nel 1946 inizia il suo studio delle filosofie orientali sotto la guida di Gita Sarabhai e di Daisetz Suzuki. Viene invitato al Black Mountain College nel 1948: tra gli altri conosce Rauschenberg e vede per la prima volta i suoi quadri neri. Grazie ai finanziamenti di Peggy Guggenheim si reca a Parigi nel 1949; lì inconta Pierre Boulez, col quale avrà frequenti scambi di idee (pur continuando a disapprovare il serialismo). Nel 1952 inizia la lunga collaborazione con David Tudor, e prosegue la ricerca sull’applicazione dell’I-Ching alla composizione musicale intrapresa già l’anno precedente. In estate è al Black Mountain College: rimane affascinato dai quadri bianchi di Rauschenberg (che gli suggeriranno l’ideazione di 4’33”, il suo pezzo interamente silenzioso) e prende parte attivamente anche a quello che la critica considera il primo happening della storia. Nel 1958 partecipa ai corsi di Darmstadt, lavora allo Studio di Fonologia della RAI di Milano e vince il denaro che gli serve a completare i suoi progetti partecipando al quiz televisivo “Lascia o Raddoppia” (argomento: la micologia). Dall’anno successivo insegna per qualche tempo alla New School for Social Reserach, e tra i suoi allievi annovera anche Allan Kaprow. Nel 1961 viene fondato Fluxus ed esce Silence, il suo libro che cambierà il modo di intendere la musica ed il mondo fenomenologico per generazioni di musicisti, artisti e persone comuni. Continua a tenere conferenze e a comporre musica – utilizzando come strumenti anche piante e conchiglie – riflettendo sui concetti di caso, indeterminazione e non intenzionalità fino alla sua morte, avvenuta a New York il 12 agosto del 1992.

bibliografia di riferimento:
John Cage: Silence: Lectures and Writings, Wesleyan Univ. Pr., 1961
Emanuel Dimas de Melo Pimenta: John Cage. Il Silenzio della Musica, Silvana Editoriale, 2003
John Cage: Per gli uccelli. Conversazioni con Daniel Charles, Testo e Immagine, 1999
John Cage, lettera a uno sconosciuto, a cura di R. Kostelanetz, Socrates, 1996
John Cage ,Riga 15, a cura di G. Bonomo e G. Furghieri, Marcos Y Marcos, 1998
Michele Porzio: John Cage, l’Oriente e la nuova musica, Auditorium, 1995
Susan Sontag: The aesthetics of silence

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Nam June Paik
Ad Libitum: musica da vedere
link correlati:
newalbion.com/artists/cagej
ubu.com
johncage.info
flash.net/~jronsen/cagelinks.htm
http://wings.buffalo.edu/epc/authors/cage

francesco bergamo

decibel – Sound Art e musica elettronica è un progetto editoriale a cura di marco altavilla

[exibart]

1 commento

  1. Ecco qui un maestro, grazie al quale non esisterebbero neanche i Garage Valley. Cage è un grande e tutti dovrebbero affrontare e cercare di capire il suo lavoro per potersi definire realmente “artisti contemporanei”…

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