21 luglio 2005

decibel_talenti laterali Intervista a Hugo Race

 
Il PAN apre le porte alla musica. Hugo Race a Napoli per presentare un nuovo progetto. Merola Matrix. Immagini e suoni dal Sud Italia. Mix di tradizione e contemporaneità. Ecco cosa ci racconta l’ex dei Bad Seeds…

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Innanzitutto come mai hai deciso di trasferirti in Sicilia?
Ho subito il fascino della Sicilia da quando l’ho visitata per la prima volta quasi 10 anni fa. Una sorta di strana magia mi ha indotto a tornare e mi sono ritrovato a viverci senza neanche rendermene conto. È una sorta di paradosso sub-tropicale che dice molto su come le antiche civiltà degradano in modo entropico. È lontana e, allo stesso tempo, vicina al resto dell’Europa. Quando viaggio, per i miei progetti ma anche per pura curiosità, guardo sempre due cose: le sincronicità e la possibilità di fare incontri. E gli eventi casuali sono per il mio lavoro una fonte di ispirazione continua.

Com’è avvenuto allora l’incontro con i film e la musica di Mario Merola e com’è nata l’idea di questo progetto?
Stavo realizzando composizioni freestyle per alcune installazioni sonore, riguardanti principalmente l’incongruenza. Registrazioni costruite a partire da vecchi vinili con i diversi rumori analogici di superficie, tagliati e trasmessi in loop, con l’aggiunta di interventi casuali dalle trasmissioni radiofoniche del Nord Africa – che qui al Sud è possibile ascoltare. Poi una sera, al Palazzo Ramacca di Palermo, mentre preparavo una specie di installazione con diffusione live nella Vucciria, alcuni ragazzi mi hanno portato delle cassette di Merola. Pensai che il suono era perfetto per quel contesto. Fino a quel momento non ero riuscito a mettere a fuoco esattamente l’idea di suono che avevo in testa, ma il caso decise per me. Capii il potenziale di questa combinazione solo più tardi. Da allora, almeno per me, Merola Matrix si è prestata a molteplici livelli interpretativi, come una sorta di riflessione sulla mia esperienza qui che continua ad evolversi.

Quali sono state le fonti sonore e visive del progetto?
L’idea originaria era di lavorare solo con cassette pirata e videocassette di Merola comprate per strada per fare riferimento al fatto che stessimo campionando senza permesso, un’ironia doppia che svelava però il senso vero dell’operazione (per pubblicare l’album abbiamo dovuto aspettare quasi un anno per tutte le autorizzazioni). Durante un workshop organizzato allo Zo Centro di Catania fu prodotto ancora nuovo materiale, filmati amatoriali in super-8 degli anni 60 e 70 di origine sconosciuta e alcuni brani di cinema più o meno conosciuto. La musica invece nasce da una serie molto eclettica di vinili, fusa con elettronica ed elaborazioni digitali. Poi ci sono le interviste, come quella che si sente in La Ruota, che è stata registrata in una piccola città sull’Etna da Biagio Guerrera. E poi ancora molti frammenti giunti per caso.

Se Merola è solo uno dei tasselli di questo mosaico di suoni e immagini in che senso ne è la ‘matrice’?
In principio l’archivio di Meroliana che avevo messo su, era un insieme confuso di centinaia di brevi campionature ed episodi. Questo insieme costituiva la matrice da cui partivo per sperimentare connessioni casuali tra le varie parti. Poi capii che i paesaggi sonori che sono la base di tutta la costruzione, erano una matrice senza fine, nella quale la presenza di Merola si manifestava occasionalmente come un’entità spettrale. Ho incluso allora altre voci e la matrice è diventata una sorta di mondo parallelo che si espande con molti altre identità e il risultato finale è una visione molto più ampia. Non solo Merola. Con lo stesso principio potrei fare un Pavone-Matrix, o un Matrix dedicato a un’identità Australiana, se ne trovassi una adatta. Ma è un lavoro intenso che prende molto tempo…

In passato ti eri già avvicinato al cinema per scrivere le colonne sonore di alcuni film, con Merola Matrix sei andato oltre. La musica elettronica ripensa il cinema di Merola ma anche la sceneggiata napoletana, le tradizioni popolari della Sicilia e le processioni religiose…
Il Regno Borbonico che abbraccia Napoli e la Sicilia è il reale background di M_Matrix. I film e le registrazioni di Merola rappresentano il fiore in decadenza dell’impero passato che poi è la chiave per comprendere veramente la realtà meridionale. Lo ZO Centro ha supportato questo progetto con un workshop che coinvolgeva gli artisti locali, Kinoki per esempio, e questo ha significato allargare il contesto di riferimento alla Sicilia storica conferendo al progetto le sue vere radici.

Che ruolo ha quindi la fusione della musica elettronica, con il retaggio di immagini e suoni da un passato così lontano?
Se è giusto dire che l’Italia è la modernità imposta su un passato mitologico, questo può spiegare le contraddizioni estreme che vedi qui. L’incongruenza allora è diventata per me un modo per dare senso alle cose, sovvertendo il contesto. Mi sembra un modo valido di riflettere sulla realtà del secolo. L’assurdo è visibile nella vita quotidiana come negli eventi mondiali. M_Matrix fonde epoche diverse del Sud Italia in una sceneggiata tragicomica.

Quindi c’è un intento ironico, anche se a prima vista sembri immergerti totalmente nel pathos e nel sentimentalismo di questo contesto culturale…
Gioco sull’ambiguità. Il pathos appartiene ad un passato innocente. Le generazioni odierne sono rese insensibili dal bombardamento mediatico e guardare indietro alla sceneggiata appare assurdo. L’ironia è invece uno strumento efficace per creare una misteriosa alchimia in cui il pathos originario può far sorridere ma portando con sé un proprio bagaglio di senso.

È la terza volta che ti esibisci a Napoli sempre con progetti diversi. La prima volta al teatro Mediterraneo con Songs with other strangers, la seconda al Tinta di Rosso e ora al Pan dove hai presentato Merola Matrix. Cosa ne pensi di questa città?
È una città stupefacente, con un’atmosfera profonda. Mi piacerebbe passarci più tempo per conoscerla meglio. Sono stato fortunato a portare a Napoli tre progetti diversi in sei mesi. Spero di tornare anche l’anno prossimo!


bio
Musicista australiano è uno dei fondatori dei Bad Seeds, la band che accompagna Nick Cave. Dal 1989 ha intrapreso una carriera solista entrando a far parte del collettivo True Spirit con cui ha pubblicato dodici album con la tedesca Glitterhouse Records. Ha collaborato con i Transfargo e da alcuni anni insieme a Marta Collica ha fondato i Sepiatone (In Sepiatone 2001; Darksummer, 2005). Di recente realizzazione è il progetto Songs with other strangers con i musicisti Manuel Agnelli, John Parish, Cesare Basile, Jean Marc Butti, Stef Kamil Carlens ed altri.

francesca boenzi

decibel – Sound art e musica elettronica è un progetto editoriale a cura dimarco altavilla

[exibart]



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