02 ottobre 2020

Dissonanzen porta alla Certosa di San Martino la musica degli antichi e dei moderni

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Da Bach a John Cage, la musica di Dissonanzen è trasversale: alla Certosa di San Martino di Napoli, tre domeniche tutte da ascoltare, con l'augurio di rivedersi presto

Suoni in certosa è la rassegna di concerti realizzata dalla Direzione regionale Musei Campania in collaborazione con l’Associazione Dissonanzen, che si è svolta nelle ultime tre domeniche di settembre in diversi ambienti della Certosa di San Martino. Un’alternativa culturale per conoscere un luogo emblematico della città – oltre a godere del panorama, il museo raccoglie numerosi tasselli della storia di Napoli, con capolavori di Maestri del calibro di Massimo Stanzione, Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Guido Reni e Giovanni Lanfranco – e vederlo prendere vita, in una luce diversa, grazie ai concerti pensati appositamente per quegli spazi.

L’esordio si è svolto il 13 settembre: nella Chiesa delle Donne, il cui accesso era in passato consentito alle sole donne, si è esibito il violinista Daniele Colombo proponendo un programma intitolato Contrasti – un invito ad ascoltare, insieme alla letteratura classica ampiamente apprezzata come la Partita n.3 di Bach, musiche di Ivan Fedele, Rodion Schcedrin e Jörg Widmann.  Il filo conduttore dei programmi proposti nell’ambito della rassegna Suoni in certosa è uno dei propositi già realizzati in diverse occasioni dall’Associazione Dissonanzen: riuscire a coinvolgere gli ascoltatori in un gusto omnicomprensivo che non privilegi un periodo storico anziché un altro. I tre concerti  alla Certosa di San Martino hanno effettivamente unito la musica “degli antichi e dei moderni” mostrandone continuità e punti di rottura: quando si tratta di Dissonanzen, al pubblico non resta che fidarsi delle proposte e ascoltare composizioni scelte ed eseguite con cura.

Il 20 settembre, la rassegna si è svolta nel Refettorio, dove nei giorni festivi i monaci consumavano i pasti. L’Ensemble Barocco di Napoli (consort di flauti: Tommaso Rossi, Domenico Passarelli, Giacomo Lapegna, Raffaele Di Donna) con il soprano Ester Facchini ha proposto un programma ugualmente variegato, dai madrigali di Jean De Macque alle Gagliarde di Giovanni Maria Trabaci passando per Three della serie Numberpieces di John Cage, un brano di difficile realizzazione che ha permesso ai musicisti di mettersi in gioco tanto singolarmente quanto nell’insieme. Non è mancato lo spazio per i compositori partenopei, come nel caso di Falconieri, di cui è stata eseguita la Follia.

Il 27 settembre, in coincidenza con le Giornate Europee del Patrimonio 2020, legni e ottoni (Tommaso Rossi, flauto; Fabio D’Onofrio, oboe; Francesco Filisdeo, clarinetto; Giovanbattista Cutolo, corno; Giacomo Lapegna, fagotto) si sono ritrovati ugualmente nella sala del refettorio anziché nel Chiostro Grande come programmato a causa delle avverse condizioni meteorologiche.

Se nell’appuntamento conclusivo non era mancato il riferimento all’intreccio tra la musica e le prime forme di danza, durante l’ultima domenica è stato il cinema a garantire il dato interdisciplinare: Le chemineé du Roi René di Darius Milhaud si basa sulle musiche scritte dallo stesso compositore per il film Cavalcade d’amour di Raymond Bernard. A concludere la rassegna di concerti su antichi e moderni, Kleine Kammermusik op. 24 n. 2 di Paul Hindemith – in cui gli elementi della tradizione sono inglobati in quello che viene definito quasi un manifesto del neo-oggettivismo – preceduto dalle trascrizioni di Exultate Deo di Pierluigi da Palestrina e The silver Swan di Orlando Gibbons. Dopo il bis – un arrangiamento di Greensleeves, famoso folk inglese – l’augurio di ritrovarsi presto, magari proprio alla certosa: tutto esaurito.

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