22 luglio 2020

Intervista a Delmoro: il pop a regola d’arte (e d’architettura)

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Intervista a Delmoro, architetto prestato al mondo della musica, che torna con Lanthimos. Il singolo è il nuovo tormentone pop dell'estate

Delmoro
Delmoro, Lanthimos

Musicista, produttore e architetto, Delmoro è il fenomeno pop di questa stagione musicale. Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo, Lanthimos, prodotto da Carosello Records.

Il tuo ultimo singolo si intitola Lanthimos, un omaggio al noto regista greco. Quanto le complesse trame dei suoi film hanno influenzato i testi e si rispecchiano nelle tue storie?

«Il titolo è nato un po’ per gioco, mi piaceva come il suono della parola, unito al sound della canzone, portasse verso un’isola greca al tramonto, un locus amoenus, mentre invece si riferisce ad un regista che spesso di amoenus ha ben poco. Questo per dire che anche l’estate può portarsi dietro delle trame complesse, come dici tu, che in una canzone di 3:30 minuti vanno condite con una buona dose di calviniana leggerezza e immediatezza delle intenzioni. È un equilibrio difficile».

Il tuo ultimo singolo parla di amore ma anche di risvegli. In che modo il lockdown ha influito sulla tua produzione artistica?

«Sto ancora processando mentalmente quei mesi, come credo buona parte di noi. Il brano è stato scritto prima del Lockdown, ma proprio il lockdown mi ha fatto capire come la distanza umana, in tutte le sue accezioni, è un tema centrale nella mia scrittura. Però, come giustamente sottolinei, Lanthimos parla soprattutto di risvegli, di sete di vita, ed ora questo ha ancora più importanza. Le canzoni che scrivo servono da sveglia innanzitutto a me stesso».

Delmoro
Delmoro

Osservando le copertine dei tuoi album e il tuo profilo Spotify, traspare un forte amore per il design e l’architettura, che è stata anche l’oggetto dei tuoi studi universitari. Come si sviluppa il connubio tra questi linguaggi e la musica nei tuoi lavori?

«L’architettura è molto presente mentre “immagino” una canzone. Niente di strano forse, in fondo quando si pensa ad un ricordo, ad un sogno, l’architettura c’è sempre in forma di stanze, piazze, strade, ecc. Avendo una formazione da architetto, semplicemente tendo ad essere più specifico quando ricordo certi spazi, o quando ne creo di nuovi (spesso somme di altri esistenti) per aiutarmi a definire meglio l’atmosfera della canzone. Poi nei video cerco di rendere il tutto visivamente, perché in fondo è anche divertente, oltre che un privilegio quando si tratta di spazi non molto accessibili».

Quali sono gli artisti che più ti hanno più influenzato? Ci consiglieresti tre album da ascoltare quest’estate?

«Dalla, Battiato e Battisti mi sono entrati dentro le vene, con la loro intensa abilità a fagocitare tutte le sonorità che amavano e a renderle in qualche modo italiane. Però sono sempre stato anche un ascoltatore bulimico e concentrato sul momento, quindi credo che quest’estate ascolterò molto il nuovo disco di Caribou, Suddenly, poi Inspiration information un classico riscoperto di Shuggie Otis, ed il Live vol. 1 dei Parcels, una versione live in studio un po’ jammata dei brani del loro album omonimo».

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