15 ottobre 2013

10-14.X.2013 Artecinema. XVIII Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea Teatro San Carlo e Teatro Augosteo, Napoli

 
Un reportage sulla 18esima edizione del Festival napoletano, dove la dedica è per il Primo Ministro-artista albanese Edi Rama e per una città, Tirana, cambiata a suon di colori percepiti come il più grande mutamento politico e sociale -

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In una scena, la prima, è condensata la 18esima edizione di Artecinema. Quando cala la luce in sala e la platea è al buio sullo schermo compare una piccola finestra illuminata. Non c’è nient’altro eppure la sensazione è che la vita sia nascosta da qualche parte. Ad un tratto un faro accende la facciata, in un attimo la vita, in un attimo i colori. Il Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea quest’anno è dedicato al Primo Ministro d’Albania Edi Rama. La rassegna curata da Laura Trisorio si è aperta con un filmato girato di notte a bordo di una macchina dall’artista Anri Sala, vincitore del Leone d’Oro come miglior artista emergente alla Biennale di Venezia nel 2001. Dammi i colori è il titolo del progetto che ripercorre l’opera dell’ex sindaco di Tirana e attuale Primo Ministro d’Albania che è riuscito a cambiare nel giro di alcuni anni il volto di una città piegata dall’abusivismo e dal grigiore. 
Artecinema. XVIII Festival Internazionale di Film sull'Arte Contemporanea
«La città era morta. Sembrava una stazione di transito, dove puoi starci solo se stai aspettando qualcosa». La voce di Edi Rama percorre il film di Sala e il successivo Take Back Your City With Paint spiegando in che modo il colore abbia vinto la morte, facendo rivivere nei suoi concittadini il sentimento di appartenenza, di lealtà nei confronti di un posto che non era più casa loro. «Quando dipingemmo di arancione il primo edificio grigio accadde qualcosa di inimmaginabile, ci fu un improvviso ingorgo di persone che si fermarono a guardare come si stesse verificando un evento eccezionale o la visita improvvisa di una popstar». Ridipingere i luoghi chiave della città riportò negli abitanti di Tirana un’idea di comunità che avevano perso. In quel momento l’arte riusciva a dare un senso nuovo alle cose, diventava una forma di azione politica vera e propria. All’opera di Edi Rama si alterna quella di Costanin Brancusi. Il film di Alain Fleischer sullo scultore romeno, girato nell’atelier ricostruito nel 1997 da Renzo Piano negli spazi esterni del Centre Pompidou, comprende riprese realizzate da Brancusi stesso tra il 1923 e il 1939. Il filmato scorre lentamente eppure troppo in fretta per il numero di meraviglie che presenta. La prima serata al Teatro San Carlo si è chiusa invece con Le Siècle de Cartier-Bresson di Pierre Assouline. La retrospettiva sul padre del fotogiornalismo moderno è un condensato di momenti straordinari intrappolati da Cartier-Bresson nell’arco di una vita. I suoi primi viaggi in Africa, gli anni in Germania come prigioniero di guerra, l’ingresso nell’Unione Sovietica e gli incontri, quelli memorabili con Matisse, Gandhi, Martin Luther King e con Robert Capa e David Seymour con i quali fonda l’agenzia Magnum. Alle foto si alterna il commento dell’artista e come in un gioco di riflesso nelle immagini in bianco e nero il colore è nascosto, come all’inizio della rassegna, quando tutto è cominciato.  

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