10 aprile 2003

fino al 5.V.2003 Vincenzo Rusciano Napoli, Galleria Changing Role

 
Lo spazio è progettato a partire da oggetti inutili e desueti che vengono sottratti alla distruzione e all’oblio. E’ l’operazione di un giovane artista partenopeo. Con uno sguardo all’Arte Povera ma anche alla tradizione del seicento napoletano…

di

Come altri artisti della sua generazione, Vincenzo Rusciano s’impegna in un rinnovato rapporto tra arte e vita a cominciare dal quotidiano. Così la tradizione partenopea, che affonda le radici nella rappresentazione teatral-barocca del sacro, viene rievocata e rielaborata senza mai scadere nella citazione pura e semplice.
L’artista opera un doppio lavoro: una sottrazione che elimina la decorazione e il fasto del modello seicentesco e una moltiplicazione secondo i cànoni visivi più contemporanei: il linguaggio Pop o la scultura minimale. L’intento è di allargare il campo della rappresentazione per includere gli elementi scenografici dell’arte sacra, spogliandoli del loro significato religioso ed elevandoli a frammenti della memoria Vincenzo rusciano personale dell’artista. I ricordi dell’infanzia si mescolano alle suggestioni e alla cultura tipicamente mediterranea.
Rusciano crea delle bacheche in vetro o delle cornici ricoperte di tessuti pregiati per raccogliere questi oggetti che sono ridotti alla sola “anima”, il materiale di base che poi -rivestito- dà vita alla statua seicentesca. Un filo di ferro su cui viene avvolta l’imbottitura di stoppa o di cotone. Le costruzioni plastiche che ne derivano non sono propriamente sculture, né figure compiute: esprimono questa mancanza, sono senza testa, mutilati che implicano l’intenzione di annullare il concetto stesso di scultura come disciplina tradizionalmente definita. Si viene a creare una peculiare “tassonomia”, una catalogazione del reale in cui volutamente alcune caselle restano vuote.
Un bosco di alberelli, ricostruiti in legno e lichene dagli artigiani del presepe, è disposto in fitta schiera su una grande tavola appesa alla parete, ma all’interno di questo quadroVincenzo rusciano una porzione è realizzata a partire dal solo scheletro di filo di ferro. Tutto il lavoro di Vincenzo tende alla più semplice dilatazione della sfera del sensibile che si esprime nell’iterazione dello stesso segno. Un vocabolario oggettuale che non si offre come affermazione, ma come prova di esistenza contingente e precaria.
La vita, come gli eventi che la compongono è fatta di queste appropriazioni in cui gli oggetti realizzati e non più utili vengono recuperati, per vivere nuovamente come soggetti stimolanti, come parte di un nuovo racconto creato dall’arte. Così per Rusciano l’arte è lo stimolo a verificare continuamente il proprio grado di esistenza. Un’arte che si interroga sulla complessità del visivo e incorpora le reti del reale e dell’immaginario rispecchiandoli nella molteplicità dei mezzi usati. Nasce in questo modo una curiosissima ibridazione tra fotografia e decorazione (le cornici imbottite e rivestite di tessuti barocchi), un’installazione che si avvale dei materiali più disparati: la scultura in terracotta, il filo di ferro, l’object trouvé e il manufatto realizzato artigianalmente. Inseriti come a corrispettivo “materiale” e tipicamente “italiano” dell’immateriale caro all’arte concettuale.

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maya pacifico
mostra visitata il 15 marzo 2003


Vincenzo Rusciano, Changing Role – Move Over Gallery
Via Chiatamone 26 (adiacenze riviera di chiaia)
Orari da martedì a venerdì 10 – 13,30 / 16,30 – 20 sabato 10 – 13,30
 www.changingrole.com    
infogallery@changingrole.com


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