07 settembre 2000

Fino al 10 settembre 2000 1900 Art at the Crossroad New York, Guggenheim Museum

 
Siamo giunti, ormai, agli ultimi giorni dell’importante esposizione presentata dalla sede storica del Guggenheim Museum di NewYork: il titolo della mostra, “1900 Art at the Crossroad”

di

Il titolo della mostra spiega il senso di tale raccolta alle porte del 21esimo secolo: quali temi, quali correnti, quali emozioni muovevano il mondo dell’arte allo scoccare del precedente 20esimo secolo? Questo e’ quanto si cerca di esporre con le magnifiche opere, circa 250 lavori di piu’ di 170 artisti provenienti da 26 paesi, giunte dai piu’ importanti musei del mondo a testimoniare un incredibile varieta’ di temi, di linguaggi, nonche’ di tecniche pittoriche con cui ciascun artista ha trattato il medesimo tema. La mostra e’, infatti, organizzata secondo una serie di argomenti, sicuramente non totalmente esaustivi delle tematiche del tempo. Si comincia con l’Esposizione Universale di Parigi del 1900: in particolare, si tratta di una selezione del padiglione “Exposition Decennale”, una raccolta internazionale delle opere appartenenti al decennio 1889-1900, opere messe, allora, a confronto con i temi guida di quell’Esposizione Universale, che riguardavano prettamente il mondo dell’industria e della tecnologia: quasi ad introdurre il tema della varieta’ dei linguaggi trattato dalla presente mostra, in questo padiglione erano presenti una gran quantita’ di stili, parimenti utilizzati nei vari paesi partecipanti: si va dal Simbolismo, al Classicismo, al Divisionismo, al Naturalismo, al Realismo. L’esposizione continua con “Nudes and Bathers”, tra i soggetti piu’ importanti in tutta la storia dell’arte, noche’ considerati alla base dell’educazione classica per lo studio della figura umana: sono esposte opere di Carolus-Durant, Degas, Joan Brul i Vinyoles, Gauguin, Walter Sickert. Si prosegue con i “Self-Portraits”, che vanno da autori quali Frederick William MacMonnies a Aurelia de Sousa o Ferdinand Hodler, pittori, questi ultimi, in cui appare molto forte l’influsso delle teorie psicanalitiche che parallelamente si stavano sviluppando con Freud.
Con la sezione “Still Lifes and Interiors” (Nature morte ed Interni) ben si comprende quale grande occasione siano stati questi temi per l’evoluzione e l’innovazione pittorica: sono esposte originalissime opere di Alexej Jawlensky, John F. Peto, James Ensor (magnifiche!), Henri Matisse, Edouard Vuillard, Vilhelm Hammershoi e tanti altri.
La tradizionale famiglia vittoriana, nonche’ lo stereotipo della donna fragile, si confrontano con la nuova donna che emerge dalla teorie psicanalitiche e dai primi movimenti femministi nella sezione intitolata “Women/Men”, con opere, per citarne solo alcuni, di Edvard Munch, Thomas Wilmer Dewing, Gustav Klimt, Picasso (sono opere dei primi anni: incredibili!). E ancora …“Landscapes” (paesaggi), tema che da un lato rappresento’ un modo per guardare romanticamente ad un passato ormai finito, dall’altro risulto’ essere un fruttuosissimo campo di studio tecnico ed espressivo: sono esposte, tra l’altro, opere di Vittore Grubicy de Dragon, Piet Mondrian, Claude Monet, T. B. Thorlaksson, Thomas Moran, Ludwig von Hofmann, Emil Nolde, Winslow Homer. Il tema “Social Scenes”, in cui la migrazione dalla campagna, nonche’ la contemporanea rivoluzione industrale con la conseguente espansione della citta’, e’ vista da autori quali Joaquin Sorolla y Bastida, Eugene Robert, Angelo Morbelli, come portatrice di mali fisici e emotivi, e’ affiancato da quello intitolato “The City”, in cui la citta’ viene vista non solo come sfondo per particolari soggetti, ma anche come simbolo di un mitizzato progresso: sono esposte, tra l’altro, opere di Picasso, Maurice de Vlaminck, Magnus Enckell, Maximilien Luce, Giacomo Balla. Ugualmente viene trattato il tema “Rural Scenes”, antitetico a quello del frenetico pulsare della citta’, con opere di Camille Pissarro, Henry Herbert La Thangue, Jules Breton, Constantin Meunier e tanti altri. Si prosegue con il tema “Portraits”, un genere spesso commercialmente utilizzato dagli artisti per guadagnarsi da vivere, con opere di Cecilia Beaux, John Singer Sargent, Jozef Rippl-Ronai, Ignacio Zuloagas e molti altri.
L’esposizione termina con la sezione “Religion and Triptychs”: intorno al 1900, infatti, le scoperte scientifiche, le teorie come il Darwinismo e il Positivismo scossero la fede della gente nell’esistenza dell’aldila’ e di Dio; questo determino’ una sorta di contro movimento che incremento’ le organizzazioni religiose e le forme di spiritualita’ e, nel mondo dell’arte, molti artisti, dalla Spagna alla Scandinavia, ripresero il tema religioso, nonche’ la forma del trittico tradizionalmente utilizzata dalla Chiesa, per rappresentare scene tratte dalla Bibbia e dalla vita di Cristo: sono esposte opere di Paula Modersohn-Becker, Antonio Teixeira Carneiro, Carl Wilhelmson, Albert Edelfelt, Gari Melchers, Gaetano Previati, Henry Ossawa Tanner, Elin Danielson-Gambogi.
L’esposizione, allestita nella Rotonda (purtroppo il percorso parte dal basso sebbene Wright lo avesse pensato al contrario), e’ interessante per la sorprendente combinazione di quantita’, qualita’ e varieta’ delle opere che il museo e’ riuscito a raccoglire e risulta, pertanto, un’occasione unica per vederle cosi’ riunite e poterle confrontare. L’illuminazione presenta qualche errore decisamente inaspettato in un museo di tale portata, ma questo non diminuisce il valore di tale esposizione decisamente indimenticabile.

Da non perdere

P.S.: grande delusione si ha nel visitare il negozio del Museo: pochi libri, alcuni molto superficiali e turistici, molti inutili gadget, insomma decisamente scadente; per una Fondazione che dichiara di esistere per sostenere, sviluppare e divulgare l’arte, questo e’ un assurdo.

Emma Cavallucci


SOLOMON R. GUGGENHEIM MUSEUM
1071 Fifth Avenue (at 89th street), New York
tel. (212-423-3500)
website: http://www.guggenheim.org


[exibart]

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