16 novembre 2010

‘A nuttata nun passa. Mimmo Scognamiglio chiude la galleria a Napoli

 

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Mimmo Scognamiglio (foto Marialaura Matthey)È ufficiale. Mentre sempre più gallerie partenopee scommettono anche su altre realtà urbane, la napoletana Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea chiude i battenti della sua sede storica a Napoli, in via Mariano d’Ayala, travasando tutte le sue energie nella sede milanese in Corso di Porta Nuova.
Exibart ha incontrato il gallerista, che con coerenza e coraggio ha ammesso le voci che circolavano da un po’. “È vero che c’è la crisi, è vero che i collezionisti napoletani amano andare a ricercare fuori dall’Italia, è vero anche che Napoli attraversa un momento difficile ma quando alle tue mostre entrano trenta persone, vorrà dire che non ha più senso lavorare in questa città”.
Gli auguriamo buona fortuna, convinti però che in una Napoli così complessa, satura d’arte e di proposte, la sfida sia oggi digrignare i denti e tenere duro, resistendo in un momento difficile come questo e garantendo continuità di progetti e di idee. Aspettando che passi ‘a nuttata… (ivana porcini)

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[exibart]

27 Commenti

  1. Galleristi veri a Napoli ne abbiamo sempre avuti pochissimi! Il fatto che mimmo se ne vada è l’ennesima conferma che quelli bravi “emigrano” lasciando campo libero a iniziative poco professionali fatte da improvvisati del mestiere e, cosa ancor più triste, che non c’è una vera risposta della città all’arte contemporanea ( e lo si è visto anche coi musei!). Tra l’altro mi sono sempre chiesto cosa ci facesse a Napoli uno come Scognamiglio il cui mercato, legato a Artisti già affermati internazionalmente, necessita di ben altre “economie” più floride e fiorenti.
    In bocca al Lupo!

  2. Artisti già affermati internazionalmente?? ma cosa scrivi signor pippo? sì certo alcuni nomi importanti, ma tu sai come funziona il mercato in Italia? non è certo Scognamiglio a fare il mercato di questi artisti.
    se vuoi facciamo una lista degli artisti che segue…gli amici e le amiche.
    liberiamo napoli da questi impostori.
    via via.

  3. Il problema è che le gallerie hanno fatto il loro tempo. Bisogna pensare ad un sistema alternativo di diffusione dell’arte. Negli Stati Uniti c’è un nuovo modo di diffondere l’arte: basato sul coinvolgimento diretto del fruitore che diventa parte attiva sia nel sostegno finanziario all’artista, sia nel processo creativo dell’opera. Una condivisione di contenuti e valori.

  4. cara ivana porcini facile dire “tenere duro”, hai una vaga idea di quanto costi tenere una galleria e fare mostre?
    plauso alla sincerità di Scognamiglio

  5. Ma perchè è cosi difficile da capire ?
    Il gallerista è un imprenditore che ha una azienda e rischia i suoi soldi. Lo voglio scrivere perchè c’è ancora qualcuno che pensa che il gallerista sia uno che fa beneficenza ad artisti o va alle fiere solo per farsi vedere e per far guadagnare gli altri.

  6. Sono d’accordo con Tosco. I galleristi devono ripensare al loro ruolo. In Italia i galleristi seguono e scimmiottano i comportamenti che vedono nei loro colleghi esteri. Quindi sarà difficile che cambi qualcosa prima della benedizione internazionale.

  7. orlandini, orlandini..l’arte più d’ogni altra cosa non può essere meritocratica perchè il più delle volte è un qualcosa che crea un “privato” esposta e promossa da un “privato” per essere comprata da un “privato”. Se il progetto funziona e il mercato gira chi compra è contento, chi vende è un gallerista e chi crea è un artista! non ci sono altri parametri! Se quindi per Amiche ti riferivi a “Una in particolare”, sappi che non è che “Ella” ha tolto un posto di lavoro a qualcuno! Mimmo non è direttore o curatore di alcun museo statale , non ha incarichi pubblici, è un libero professionista e non deve rispondere a nessuno di quello che fa perchè non è pagato dalla collettività.Non si può criticare in casa d’altri ” !
    Poi, a me risulta che Kounellis,Gormley, Paladino,Neumann, siano artisti internazionali .Si può non condividere la scelta di prediligere lavori di gente già affermata salvo le eccezioni di cui sopra, ma francamente non sono fatti nostri !
    A Tosco, voglio solo dire che l’Arte è fatta da PERSONE FISICHE da COSE e da LUOGHI! Io preferisco i Galleristi di vecchio stampo alla marea di PR organizzatori d’eventi d’arte virtuale che si sentono più artisti degli artisti.

  8. ma perchè parlate del gallerista come fosse un sociologo o un intellettuale che ha degli obblighi e delle responsabilità nei confronti della collettività! il gallerista è prima di tutto un commerciante.
    Chiedete ai galleristi di ripensare al loro “Ruolo” in nome di una contemporaneità sempre di radici americane a cui attingere come fosse la Bibbia! Ma perchè non chiedere al salumiere di ripensare al suo ruolo vista la preponderante invadenza dei supermercati sicuramente più rispondenti alle esigenze della modernità ! Comunque è stridente questo comportamento di chi in nome della modernità e del futuro vorrebbe che ci comportassimo come una succursale degli Stati uniti dove di cazzate se ne fanno già tante a scapito dell’intero pianeta!

  9. il rapporto galleristi/artisti dovrebbe essere alla pari, nessuno fa beneficienza all’altro, ma una equa collaborazione.
    chiedete ad alcuni artisti che hanno lavorato con gente come scognamiglio cosa ne pensano.
    poi torniamo a riparlarne.
    in quanto al fatto che le gallerie dovrebbero mettere in discussione il loro vecchio ruolo sono perfettamente d’accordo.

  10. Sono d’accordo con exibart. Napoli è una grande capitale della cultura e bisogna lottare qui, almeno chi ha veramente le palle per farlo. Poi penso che la crisi è la crisi di un sistema che non reggerà la trasformazione che sta subendo l’ambiente. E’ troppo semplice pensare che basta trasferirsi a Milano per poter continuare a far progredire questo sistema dell’arte. Malato, molto malato.

  11. Ripensare al loro ruolo ? Come ? quando ? in che modo ? Se chi ha scritto sa, dovrebbe anche sapere che sono decenni che questa domanda viene posta senza che si sia trovata una risposta valida. Probabilmente una vera risposta non c’è. Il gallerista è una figura necessaria che nessun sito web,organizzazione o individuo di buona volontà può sostituire. Alla fine anche Damien Hirst nonostante il suo tentativo di eludere il sistema proponendo le sue opere direttamente alle case d’asta, è ritornato zitto zitto ad esporre da Gagosian.

  12. Strana nuttata questa!!!

    Dice Mimmo Scognamiglio “è vero anche che Napoli attraversa un momento difficile ma quando alle tue mostre entrano trenta persone, vorrà dire che non ha più senso lavorare in questa città”. Sottolineo, 30 persone poco significativi per l’attività del gallerista partenopeo.

    Jenny dal canto suo si chiede se a Milano, entrano più persone in galleria?

    No di certo. La differenza sostanziale è semplicemente che le poche persone che visitano le mostre a Milano sono spesso gli addetti ai lavori che poi con la scelta degli artisti di una determinata scuderia fanno alla fine la differenza. E questo, direi, non è poco per un bravo Gallerista che vuole continuare il suo lavoro mercantile e culturale.

  13. Il gallerista non deve essere eliminato ma (come dice anche emilio mazzoli) deve evitare di diventare un rivenditore di modernariato. In questo è fondamentale la critica d’arte che in italia non c’è. Al collezionista bisogna “spiegare” perchè è meglio comprare un’artista di mimmo piuttosto che di una galleria estera. Una buona critica d’arte manca in italia anche perchè c’è una fuga di cervelli verso materie più blasonate e capaci di offrire maggiore certezze per il futuro.

  14. No caro Rossi la critica d’arte esiste ancora solo che le poche voci libere vengono osteggiate e tenute fuori dal circuito delle direzioni museali. Fenomeno che ha le sue origini alla fine degli anni Ottanta quando chi non si attenne alla linea Politi & Co. venne fatto fuori dal sistema e dalla visibilità, allora fondamentale, su Flash Art

  15. caro luca rossi ma non vedo la ragione di dover comprare alla galleria di “mimmo” e non all’estero. per sostenere cosa? no spiegamenlo perchè mi farebbe piacere capire.
    ho acquistato un artista dallo stesso scognamiglio, e lo stesso artista in una galleria a londra (durante freeze) costava molto meno. dove si trova la serietà lavorativa?

  16. Veramente non capisco molti commenti che ho letto. La galleria Mimmo Scognamiglio lavora da anni con artisti di primissimo livello e porta avanti un lavoro serio ed onesto.
    A Londra opere dei suoi artisti costano meno? Forse può capitare visto la debolezza della sterlina ma non credo che Mimmo speculi su questa questione.
    Il fatto di chiudere a Napoli è una scelta che probabilmente è stata presa con molta sofferenza ma business is business…..
    Grazie Mimmo ed in bocca al lupo per il tuo futuro!
    P.S. Anche Lia Rumma ha aperto a Milano, pensate che riuscirà anche lei a tenere aperte due gallerie? Speriamo di si, ma sarà comunque dura

  17. ripensare al ruolo, ma di chi?
    chi vende deve commerciare, chi non vende vuole i finanziamenti e i soldi pubblici e privati (perche’ i soldi servono sempre).

  18. alcuni fanno gli intellettuali “fuori dal sistema” ma poi hai voglia a fare le domandine di contributi.

    la disoccupazione galoppa e qui tocca mangiare il panino, e agli artisti il panino piace salmone e caviale.

  19. Caro Giordano,

    il tuo caso è interessante, ma bisogna capire se le due opere erano veramente le stesse. Comunque.

    Come per l’artista, il gallerista dovrebbe rivedere il proprio ruolo. Proprio in questi giorni sto cercando di realizzare un progetto concreto in questo senso.

    Ti invito a leggere sotto “appunti” nella prima pagina del mio blog. Bestemmia: le opere sono libere, “open source”. Questo sembrerebbe voler eliminare il gallerista, ma invece non è così.

    I concetti di unicità, valore e “genialità” dell’opera dovrebbero assumere un significato più laterale. Nessuno (e neanche all’estero) vuole ammettere la crisi della rappresentazione. Questo perchè, fondamentalmente, ci sono interessi commerciali troppo grandi. Ma il bello è che si può cambiare senza dimenticare assolutamente tali interessi. Vedremo se sarà fattibile.

  20. Rossi, ti pongo una domanda : secondo Te Tartaglia (quello che ha lanciato il duomo in miniatura) puo’ essere considerato un ready made ?
    e se si, in base a quale visione di artista ?

    Grato di tua eventuale risposta o meno ti saluto.

  21. Il numero di visitatori non può diventare il principale criterio di giudizio per la validità di mostre ed artisti. E’ veramente limitante fare paragoni numerici tra Milano e Napoli semplicemente per il piacere di screditare il lavoro degli altri. La gente purtroppo si muove con poca INDIPENDENZA mentale e senso critico. In un periodo, come quello che stiamo vivendo, non c’è nulla di strano nel voler concentrare le proprie energie su un’unica sede. Nulla da aggiungere. I cambiamenti sono comunque prove di coraggio e quando si ha qualcosa da dire, come dimostrato anche dalle ultime mostre proposte nella sede napoletana, non bisogna temerli.

  22. Leggo solo ora i commenti alla notizia.
    Non capisco l’acrimonia e l’aggressività.
    Mimmo è un gallerista e dei migliori,ha fatto un lungo apprendistato ed un ottimo lavoro per la nostra città e la cultura contemporanea.Ha presentato gli artisti di cui condivideva la ricerca artistica ed emozionale,ha rischiato ed investito come deve fare un buon gallerista,ha promosso gli artisti che rappresenta in tutte le sedi opportune,istituzionali e private,ha promosso artisti italiani come pochi fanno.
    Peccato! le sue ragioni di tale decisioni sono sue e basta ,nessuno è autorizzato a criticarle perchè se ne è sempre addossato il rischio.
    A presto Mimmo!

  23. scognamiglio può emigrare anche a new york ma rimarrà sempre un negozio d’arte piegato e riflesso delle gallerie internazionali, senza ricerca, senza scopo, senza coraggio. il panorama dell’arte contemporanea a napoli è da brividi, guardiamo il madre e tutte le galleriette snob e provinciali, su bravi andatevene.

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