03 dicembre 2010

MILANO, NOVECENTO

 
Dieci anni di attesa, quattro di cantiere, quattrocento opere per un percorso sviluppato in chiave cronologica attraverso tutte le avanguardie del secolo scorso. Il Museo del Novecento si presenta ben attrezzato (anche di servizi aggiuntivi) e soprattutto aperto, finalmente, verso la città. Ne abbiamo parlato sia con Maria Pugliese, direttrice del Museo, che con Italo Rota, il progettista che ha rivoluzionato l’Arengario di Milano. Un breve assaggio di quanto troverete sul prossimo Exibart.onpaper...

di

Dopo anni di attesa, Milano inaugura il Museo del
Novecento negli spazi dell’Arengario. Le gloriose Civiche Raccolte d’arte
contemporanea della città hanno avuto una storia travagliata, al punto che
trovano oggi una sede definitiva dopo esser state derubricate da
“contemporanee” a “novecentesche”. Una collezione di oltre 3mila opere
(soprattutto di artisti italiani) e vari lasciti spostata, negli anni, dal Pac
di via Palestro al temporaneo Civico Museo negli interni di Palazzo Reale, ha
infine trovato una sede. Si tratta del più ingente investimento del Comune di
Milano, in ambito culturale, da molto tempo: promosso dalla giunta Albertini e
proseguito dall’attuale giunta Moratti, il progetto di Italo Rota reinventa gli interni dell’Arengario, si propone di
rivoluzionare la fruizione di piazza Duomo e colma una lacuna nell’offerta
espositiva di una città che dovrebbe ospitare l’Expo 2015. In attesa,
naturalmente, del Museo d’arte contemporanea negli spazi della ex fiera, oggi
CityLife.

È stato un progetto
particolare perché si dava non solo un’architettura ma anche una collezione
definita, inoltre veniva richiesto che ‘Il Quarto Stato’ fosse l’incipit del
percorso e che Fontana fosse nella torre principale del Museo dell’Arengario
”,
racconta a Exibart Marina Pugliese,
direttrice del museo, che accenna all’architettura dei nuovi spazi. Tutte
queste esigenze hanno trovato risposta nel progetto proposto da Italo Rota, che
ha vinto perché? “Perché”, dice la
direttrice, “ha realizzato un progetto in
cui il museo diventava accessibile anche dalla metropolitana e la torre era
impostata come spazio pubblico con tutti i servizi (ristorante, bookshop)
”.

La collezione era già definita e i paletti, fin dalla partenza,
erano tanti e dunque il museo non ha seguito o ricalcato una particolare
impostazione, magari “copiando” qualche museo in giro per l’Europa. “Con il comitato scientifico, che è stato
istituito successivamente, abbiamo ristudiato tutti i passaggi e gli
accostamenti dei dipinti. Abbiamo fatto un lavoro estremamente meticoloso, che
si rifletterà da un punto di vista scientifico anche nel catalogo
”, ci
rassicura Pugliese in merito al “peso” culturale del lavoro compiuto in questi
anni.

Italo Rota - photo Oscar Ferrari
Il museo nei primi mesi di apertura resta a ingresso
libero, il Quarto Stato – sfruttando
l’orario del ristorante – è visibile gratuitamente fino alle due di notte, e
comunque questo rapporto tra il dentro e il fuori è forte, con alcune opere che
sono visibili anche da chi semplicemente transita in piazza Duomo. “La città entra nel museo, come avevano
teorizzato i futuristi
”, sorride Pugliese. E continua: “Questo progetto cambia faccia a piazza Duomo
perché è dagli anni ‘30 che non si faceva un intervento così radicale; l’intervento,
pur mantenendo l’impronta storica, cambia l’impatto visivo, perché la torre
sarà una torre di luce
”.

Per l’inaugurazione, un focus su Melotti, ma niente mostra inaugurale… “Questo è voluto e deliberato perché vogliamo che l’attenzione sia sulla
collezione e sull’architettura
”. Quindi i primi tre mesi saranno a ingresso
gratuito, ma niente eventi temporanei? “Ci
saranno delle vedute disegnate da Rota e una selezione di foto dalla collezione
di Bank of America, uno dei nostri due main sponsor. Ma l’attenzione ora va al
patrimonio
”.

Proporrete invece qualcosa di maggior richiamo, dal punto
di vista delle mostre temporanee, in primavera, magari durante MiArt? “A marzo la prima mostra sarà dedicata
all’arte pubblica in Italia negli anni ‘60 e ‘70 e sarà a cura di Silvia
Bignami e Alessandra Pierelli, e il focus sarà su Aldo Carpi, un pittore degli
anni ‘30
”.

Il Palazzo dell'Arengario durante i lavori nella fotografia di Giovanni Chiaramonte
Gli altri elementi che fanno un museo non mancano e non
mancheranno di certo nell’immediato futuro. In particolare gli archivi,
dedicati a Ettore e Claudia Gian Ferrari, e poi tutto il comparto didattica e
formazione, anche rivolto a bambini in età scolare e con un particolare programma
dedicato agli ipovedenti.

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alessandro ronchi


Apertura al pubblico: domenica
5 dicembre 2010

Museo del Novecento

Via Marconi, 1 (zona piazza
Duomo) – 20122 Milano

Orario: lunedì ore
14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica ore 9.30-19.30; giovedì e
sabato ore 9.30-22.30

Ingresso libero

Info: c.museo900@comune.milano.it; www.museodelnovecento.org

Bookshop: Electa

Ristorante: Da Giacomo

[exibart]

1 commento

  1. Raga, ho aperto il sito del nuovo museo. Ok la collezione, ma cosa centra la mostra di Marzia Migliora!!!! Basta con questo scempio infinito, le mostre temporanee siano destinate a artisti – italiani si (meglio – ma non in esclusiava diciano 70 ita – 30 resto del mondo) – ma esistenti e veramente operanti!!! Ma la ricordate la figura di merda fatta al gia ben poco prestigioso premio Cairo??? Tanto non me la pubblicate perché volete mangiargli un po di pubblicità.

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