05 febbraio 2025

È uscito exibart 127 on paper: ode all’anima politica dell’arte

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Il nuovo numero di exibart on paper: disponibile ad Arte Fiera e negli spazi culturali di Bologna e in tutta Italia, esplora collettività, arte e potere, a partire dalla città simbolo dell’aggregazione e del confronto pubblico

Il nuovo numero di exibart on paper, il 127, che potrete trovare nel nostro stand ad Arte Fiera e fuori, nei musei, nelle gallerie e negli spazi indipendenti di Bologna e in tutta Italia, è un omaggio alla città che ha sempre cercato e trovato delle risposte collettive alle sfide della storia. La città dell’aggregazione, delle strategie di occupazione degli spazi, delle piazze, laboratorio sociale a cielo aperto, dove la storia delle lotte studentesche, delle sperimentazioni culturali e delle pratiche partecipative si intreccia con l’identità urbana. Ed è come un manifesto organico e politico, per interrogarsi sulle possibilità di confronto nel nostro quotidiano, che nasce questo 127 on paper, in un tempo in cui la solitudine e il disagio sembrano aver isolato soprattutto le giovani generazioni. Un paradosso amaro, considerando il mare magnum di linguaggio prodotto, diffuso e amplificato dagli strumenti di comunicazione a disposizione di (quasi) tutti.

«La solitudine è non solo una condizione esistenziale sempre più diffusa, ma è diventata talmente intrinseca da essere penetrata nel nostro immaginario», scrive Giulia Ronchi nel suo editoriale. «Insomma, cosa succede quando la solitudine da fase temporanea della vita si fa virus endemico con cui è normale convivere? Ritengo che un gesto di ascolto verso i bisogni collettivi sia necessario per avere una cartina tornasole del reale, una bussola in grado di indicarci la direzione verso le emergenze odierne».

«Questa pandemia di ansia/disagio/paura sociale, che mina alle fondamenta le identità individuali quanto quelle collettive, come le istituzioni democratiche (si pensi al dilagare dell’astensionismo elettorale nei Paesi occidentali), è stata accentuata dal Covid-19, ma ha il suo focolaio principale senza codici e confini nelle tecnocrazie non governate dalla politica», prosegue Cesare Biasini Selvaggi. «Non è un caso che la partecipazione collettiva nell’arte dei nostri giorni abbia compiuto un interessante spillover di senso, da processo a oggetto della pratica, soprattutto in ambiti estranei o borderline al Sistema».

La dimensione collettiva si manifesta negli appuntamenti di Art City Bologna (da non perdere la mappa di Untitled Association con tutti gli eventi più interessanti di questi giorni). Interventi di artisti come Gilberto Zorio e Grazia Toderi, che decidono di unire le forze e condividere un unico ambiente, l’Oratorio di San Filippo Neri, sottolineano il valore del lavoro comune. Inoltre, il progetto di Numero Cromatico, diffuso tra le strade della città, porta alla luce la forma di espressione più intima che possediamo, il sogno, elevandola a un atto pubblico e collettivo, capace di unire visioni e culture.

Al centro di questo nuovo numero di exibart on paper troviamo tre interventi che, amplificati da un restyling grafico già iniziato con il 126, portano a riflettere su come l’arte possa proporsi come strumento di aggregazione e di lettura critica del nostro tempo. In Teatro in carcere, Giulia Alonzo propone un’indagine sull’arte performativa, che diventa mezzo di riappropriazione dei luoghi e delle identità, anche in contesti di marginalità. Gli spazi museali possono trasformarsi in luoghi di dibattito e partecipazione, andando oltre la funzione espositiva? È la domanda aperta da Bart van der Heide, in Il museo come spazio politico. Sull’importanza di una reale partecipazione alla vita pubblica è incentrato l’articolo di Marcos Aurelio Da Costa, che propone un’analisi critica sul ruolo dei giovani nel plasmare il futuro della nostra società.

Il filo conduttore che attraversa queste pagine è dunque il potere, nella sua natura più profonda. Un tema che si svela sin dalla copertina, un’immagine surreale di manichini spezzati a terra, tratta da Decades Apart, opera video di PARKing CHANce, duo sudcoreano composto dai fratelli Park Chan-wook, regista, e Park Chan-kyong, artista. Lo still cristallizza in una inquadratura la capacità dell’ironia nel mettere a nudo l’egemonia repressiva. Nella cover story, l’intervista a Chiara Agradi, curatrice della mostra di PARKing CHANce alla Fondation Cartier di Parigi, approfondisce questo argomento, evidenziando come sia possibile trasformare il dolore della frammentazione in un atto creativo.

Spazio anche alle intersezioni tra architettura e cinema – con Tutti pazzi per il Brutalismo, di Luca Molinari – e alla moda, in tre mostre da non perdere tra Parigi e Prato, di Federico Poletti. Chiusura affidata all’exibastro di Luciana Berti, con le vite di artisti, registi, attivisti, scrittori e poeti, orientate dalle stelle.

Noi vi aspettiamo al nostro stand ad Arte Fiera e in giro. Per abbonarsi e per ricevere la versione digitale dei nostri on paper, potete cliccare qui.

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